Due miliardi e 800 milioni di euro. È questa la cifra stanziata dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per la digitalizzazione del sistema sanitario italiano. Tra gli obiettivi prefissati dal Piano per il 2025 figurano: 200mila pazienti assistiti con la telemedicina, l’85% dei medici di base che alimenteranno il fascicolo sanitario elettronico e la digitalizzazione di 280 ospedali.
In generale, la sanità digitale consente di fornire una migliore e più puntuale assistenza ai pazienti, anche a distanza, come sottolineato a Roma durante la seconda edizione dell’Health&BioTech summit, il convegno promosso da Msd, Deloitte e Intesa Sanpaolo Rbm Salute.
Telemedicina: Quali sono i vantaggi della digitalizzazione?
Riduzione delle liste di attesa, delle disuguaglianze nell’accesso ai servizi, delle ospedalizzazioni, migliore adesione alle terapie e agli screening anticancro e ottimizzazione dei costi. Il Fascicolo Sanitario Elettronico, il pilastro della sanità digitale, è lo strumento con cui il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola in maniera sicura con gli operatori sanitari.
Tuttavia, come ha evidenziato il sottosegretario alla salute Andrea Costa, intervenuto all’evento che si è tenuto mercoledì 27 luglio a Roma,se da una parte il Pnrr offre una straordinaria possibilità di innovazione, dall’altra: “le risorse da sole non bastano, è necessario un nuovo modo di concepire l’ecosistema digitale e per fare questo bisogna poter contare su un sistema che consenta l’interoperabilità dei dati senza il quale non sarà possibile ottenere i risultati che auspichiamo”.
In un simile contesto allora l’Health&BioTech summit assume ancora più importanza in quanto, favorendo il dibattito sul valore della trasformazione digitale della sanità tra rappresentanti istituzionali, del mondo accademico-scientifico e delle aziende, alimenta la cooperazione tra settore pubblico e privato.
L’Health&BioTech Accelerator program
In ragione di questo sforzo comune va letta anche la seconda edizione dell’Health&BioTech Accelerator program, inclusa nell’Health&BioTech summit, che ieri ha premiato le 6 startup più innovative tra le 1000 che hanno partecipato, provenienti da più di 40 Paesi. Il progetto è stato coordinato da Deloitte officine Innovazione in collaborazione con diversi partner tecnico scientifici, tra cui i major partner Msd Italia e Intesa Sanpaolo Rbm Salute.
“L’Health&BioTech Accelerator è una eccellenza italiana che mostra come il paradigma dell’Open Innovation sia quello vincente: solo con una stretta sinergia tra tutti gli attori dell’innovazione possiamo accelerare e stare al passo sulle grandi frontiere di trasformazione che stanno coinvolgendo sempre più settori industriali, tra cui anche quello della salute e delle biotecnologie, settori prioritari per il nostro Paese”, commenta Francesco Iervolino, Partner Deloitte Officine Innovazione e Life Sciences & Health Care Innovation Leader Deloitte Central Mediterranean.
Nel corso del summit di ieri è intervenuto anche Massimo Tessitore, AD e DG di InSalute Servizi, nuova società della Divisione Insurance di Intesa Sanpaolo ( partecipata al 65% da Intesa Sanpaolo Vita e al 35% da Blue Assistance, che appartiene a Reale Group), ed ha dichiarato: “il progresso digitale e tecnologico può avere un impatto fondamentale per l’innovazione di tutto il sistema di gestione delle persone e dei loro bisogni e percorsi di cura, e proprio con l’obiettivo di sviluppare maggiormente i prodotti e servizi digitali di Intesa Sanpaolo Rbm Salute è nata InSalute Servizi, con cui vogliamo contribuire a dare un’ulteriore spinta a questa trasformazione in corso, evolvendo l’offerta e le modalità di partnership con strutture convenzionate”.
Telemedicina: prima e dopo la pandemia
Nella fase pre-pandemica la sanità digitale era ancora agli albori. Secondo un’indagine condotta dall’istituto Superiore di Sanità, tra il 2014 e il 2017 sono state accertate circa 350 esperienze sporadiche di telemedicina e che solo un cittadino su dieci utilizzava il fascicolo sanitario elettronico. Due anni dopo, nel 2019, il ministero della Salute ha avviato una ricerca sulle esperienze, a livello regionale, di telemedicina. Dalla mappatura è emerso che nel 2018 erano attivi 282 progetti, con distribuzione piuttosto eterogenea tra le regioni.
Come si può facilmente intuire, durante la pandemia le iniziative di telemedicina sono aumentate in maniera esponenziale, stimolate soprattutto dal settore privato, che quindi non si è limitato solamente alla diffusione globale di farmaci e vaccini contro il Covid-19.
“Da marzo 2020, le aziende farmaceutiche – ricorda Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore delegato di Msd Italia – hanno attivato ben 247 iniziative di telemedicina che hanno apportato importanti benefici per le persone affette da patologie croniche che hanno potuto continuare a seguire i propri percorsi di cura senza spostarsi dal proprio domicilio. Nel corso della pandemia, in diverse Regioni italiane sono stati perfezionati algoritmi capaci di favorire l’aderenza alle terapie da parte dei pazienti e che hanno permesso ai medici di controllare e monitorare in tempo reale lo stato di salute dei pazienti. Msd – assicura ancora Nicoletta Luppi – intende continuare a supportare questi progetti al fine di superare, proprio grazie alle tecnologie digitali, le difficoltà che la pandemia ha causato all’assistenza in presenza dei pazienti, favorendo, pertanto, una ripresa ‘accelerata’ anche della buona salute”.
Da parte sua, lo Stato italiano è impegnato da diverso tempo nella trasformazione digitale della sanità. Negli ultimi 8 anni, infatti, sono stati approvati più di 10 provvedimenti nazionali sulla sanità digitale, di cui l’ultimo (D.L. 27 gennaio 2022, n.4) definisce il ruolo dell’AGENAS (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali). In base al decreto legge, la piattaforma nazionale di telemedicina sarà gestita proprio da AGENAS, con l’obiettivo di favorire l’adozione a livello locale di soluzioni di telemedicina secondo modelli applicabili su larga scala. D’altra parte, la strategia nazionale nell’ambito del Pnrr è proprio questa: far sì che una piattaforma nazionale di telemedicina possa essere il punto di partenza di nuovi progetti e soluzioni all’interno dei sistemi regionali.