E’ dal lontano 1996 che esiste la possibilità di mettersi in contatto vocale con un interlocutore, a distanza, attraverso la rete Internet e senza costi aggiuntivi. Il miracolo, all’epoca, era possibile attraverso il capostipite di tutti i cosiddetti programmi di “instant messaging”: ICQ. Poi arrivò Microsoft con il suo NetMeeting, quindi Messenger. Non stette a guardare Yahoo!, che rilasciò la sua versione nel 1998 e aprì la battaglia della messaggistica istantanea.
Questi servizi avevano però il grosso inconveniente di obbligare l’utente a mettersi davanti al computer con cuffie e microfono per fare una telefonata gratuita. Con l’avvento dei primi smartphone e delle prime applicazioni dedicate ci fu una nuova spinta alla creazione di questi software che, grazie ai dispositivi mobili, potevano essere svincolati dall’utilizzo di cuffie e microfono.
Nacquero Skype, Viber, Line, WeChat, GTalk e tanti altri sistemi di chiamata gratuita. Anche in questo periodo però, il boom delle telefonate grautite fu limitato dal fatto che non tutti gli utenti sceglievano lo stesso servizio, non tutti tenevano attivi i programmi durante le normali attività al pc o sullo smartphone e solamente utilizzando la stessa interfaccia la chiamata era gratuita e, in alcuni casi, la reperibilità era assicurata soltanto dopo aver avviato l’applicazione.
Insomma, serviva un’app diversa, installata da tutti e attiva dal momento in cui si accendeva il cellulare fino allo spegnimento. Nel 2009 fu lanciato WhatsApp che arrivò a permettere di registrare dei messaggi vocali ed inviarli al proprio interlocutore aspettando poi la risposta. Oggi questa app ha 700 milioni di utenti attivi mensili nel mondo ed è forse la più diffusa di tutte. Di sicuro è la candidata migliore per il definitivo abbandono delle telefonate tradizionali a pagamento dal momento in cui si è arricchita della funzione “chiamata vocale in tempo reale”.
Chiunque acquisti oggi uno smartphone ha sicuramente, nella lista delle applicazioni indispensabili da scaricare prima possibile, WhatsApp. L’ostacolo di dover convincere qualcuno ad installare un software sul proprio cellulare e a tenerlo attivo per ricevere chiamate a costo zero è quindi superato. Cosa manca?
Gli unici nei di questo sistema sono sicuramente la “qualità del servizio” e la dipendenza dalla “robustezza della rete mobile” adottata che sono anche le motivazioni che hanno spinto gli operatori di telefonia mobile tradizionali a non alzare più di tanto gli scudi (almeno finora) alla notizia del lancio della nuova funzionalità.
WhatsApp è un servizio dati che esiste fintantoché c’è copertura di rete. E il flusso di dati sulla rete lo garantisce l’operatore, mobile o fisso che sia. Quindi la concorrenza è quantomeno relativa. Di sicuro ci sarà un calo del volume delle chiamate tra le numerazioni dei vari operatori, così come già c’è stato il calo del volume degli sms (-20% nel 2013, -40% nel 2014 secondo le stime del Politecnico di Milano), ma l’unica vera preoccupazione per gli stakeholders è sui ricavi, che però possono essere coperti dalla vendita degli abbonamenti e dei dispositivi.
Ma, nella pratica, come si fa a fare una chiamata vocale tramite WhatsApp? Niente di più semplice: basta toccare l’icona dell’App, selezionare la scheda “chiamate”, quindi toccare il simbolo del telefono con il + e selezionare il contatto che si vuole chiamare (nell’elenco saranno però esclusi i contatti WhatsApp che utilizzano dispositivi Apple, sistema per cui ancora non è pronto il servizio).
A quel punto sarà come fare una normalissima telefonata. Il destinatario sentirà il proprio cellulare squillare nè più nè meno come se ricevesse una chiamata da un telefono fisso o da un’altro smartphone. La qualità dell’audio della nostra conversazione sarà tanto migliore quanto migliore sarà la copertura dati nei rispettivi luoghi di posizione dei due interlocutori.
La nuova funzione è attiva di default, non c’è bisogno di fare alcun upgrade di WhatsApp (dalla versione 2.12.19 in poi) nè tantomeno occorre fare alcun tipo di sottoscrizione via web o altro.
L’ondata di entusiasmo è al momento sfruttata, purtroppo, anche per una campagna di click-baiting che fa leva sulla non adeguata conoscenza delle modalità di attivazione della chiamata vocale. Attenzione quindi ai messaggi dei contatti personali che invitano ad andare sul sito “ChiamateWhatsApp.com” per aggiungere la funzionalità.
La pagina in questione è graficamente molto simile a quella di WhatsApp, ma non fa altro che tentare di raccogliere i dati degli utenti finiti sul sito e propinare pagine e pagine di pubblicità oltre che spingere l’utente a diffondere l’invito ai propri contatti.