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Telecomunicazioni: l’Agcom certifica la crisi del settore. Lasorella: “Pesa l’incertezza sulla rete Tim”

Nella relazione annuale presentata al Parlamento l’Agcom riassume la crisi del settore tlc, con ricavi e investimenti in discesa, pluralismo a rischio e processi di riconfigurazione.

Telecomunicazioni: l’Agcom certifica la crisi del settore. Lasorella: “Pesa l’incertezza sulla rete Tim”

Il mercato delle telecomunicazioni è in crisi. I ricavi scendono e gli investimenti – pur restando elevati – cominciano a calare, così come gli addetti ai lavori. Questo il quadro a tinte fosche dipinto nella relazione dell’Agcom presentata oggi al parlamento dal presidente Giacomo Lasorella che poi ammette anche come la situazione di incertezza che circonda Tim e il futuro della rete abbiano influito anche “sull’azione del regolatore”.

Agcom: mercato da 27 miliardi, ma ricavi e investimenti vanno giù

“Si fanno ancora sentire gli effetti del Covid e dell’invasione russa dell’Ucraina ma non si è arrestato il processo di trasformazione e le due crisi hanno evidenziato la centralità delle tlc per lo sviluppo economico”.  ha detto il presidente di Agcom Giacomo Lasorella presentando la relazione annuale dell’Authority alla Camera. 

Il documento mostra chiaramente tutti i numeri della crisi del settore delle telecomunicazioni, un mercato che vale 27 miliardi di euro, le cui risorse però si sono ridotte del 3,3% rispetto al 2021 principalmente a causa della “forte pressione concorrenziale in presenza del grande dinamismo innescato dalle innovazioni tecnologiche” e della “flessione dei ricavi nel segmento della telefonia mobile”

Nel 2022, in particolare, si è registrata una riduzione del rapporto tra margine lordo e ricavi, mentre gli investimenti, pur restando superiori al 25% del fatturato si sono ridotti” in misura non marginale in termini assoluti”. In percentuale il ribasso è del -7,3% da 7,49 a 6,95 miliardi.

Cala anche la forza lavoro: “lo scorso anno i processi di riorganizzazione aziendale hanno prodotto una riduzione degli addetti diretti del settore, stimabile in circa 1000 unità, per un totale di circa 56.000 addetti a fine 2022”, spiega Lasorella. 

Banda larga: Fttc-Ftth salite dal 36 al 70% in 5 anni

Negli ultimi 5 anni, si legge nel rapporto, le linee in tecnologia Fttc-Ftth (Fiber to the Cabinet – Fiber to the Home) sono passate dal 36% a quasi il 70% degli accessi complessivi, anche se, come in passato, permangono non marginali differenze tra il Nord e il Centro, da una parte, e il Sud e le Isole dall’altra”. 

In netto rialzo anche il traffico dati, che “ha registrato un incremento assai rilevante. Nel periodo 2013-2022 i volumi sono decuplicati, passando da poco meno di 5.000 ad oltre 49.000 petabyte (un petabyte equivale a un milione di gigabyte): poco piu’ della meta’ di questa crescita si e’ realizzata nel triennio 2020-2022”.

Agcom: l’incertezza su Tim pesa, riassetto in tempi brevi

L’incertezza sul riassetto di Tim e la cessione di Netco ha avuto effetti anche su Agcom. Lo sottolinea il presidente Lasorella, dicendo che “L’azione del regolatore è stata fortemente condizionata dall’incertezza relativa alla possibile trasformazione, peraltro ancora in corso, degli assetti strutturali e proprietari dell’operatore dominante”, ha affermato alla Camera, ricordando che comunque l’Authority ha proceduto alla definizione dei prezzi all’ingrosso e “nel protrarsi incertezza è stata avviata una nuova analisi coordinata per gli anni 2024-2029, con l’auspicio che in tempi brevi si arrivi a un quadro prospettico definito”.

Non c’è però solo Tim, i cambiamenti strutturali riguardano l’intero settore. La relazione mostra come nel 2022 la quota di mercato di Tim sia scesa al 39,9 (-1,3% rispetto al 2021), mentre quelle di Vodafone e Wind Tre hanno registrato un calo, rispettivamente, dello 0,7% e dello 0,2%.

Inoltre, “il mercato è stato caratterizzato da processi di riconfigurazione dei player presenti sul mercato (fusione delle attività retail di Linkem con Tiscali dal primo agosto 2022), dall’entrata di nuovi operatori in segmenti di mercato precedentemente non presidiati (Iliad e PostePay nella rete fissa), nonché dal consolidamento della presenza di soggetti provenienti da altri settori (Sky).

Agcom: le Big Tech influenzano il pluralismo

“La capacità delle grandi piattaforme di raccogliere, conservare e aggregare una grande mole di dati sugli utenti e di utilizzare sofisticate tecniche basate su intelligenza artificiale, per ottenerne un’accurata profilazione, le rende particolarmente attrattive per gli investitori”, si legge nella prefazione della relazione. “Questa stessa capacità – prosegue l’Autorità – assicura alle piattaforme una posizione di assoluto rilievo anche quali aggregatori e indicizzatori di informazioni, rendendole potenzialmente dominanti, nel mondo dell’informazione digitalizzata. I motori di ricerca, i social network e le piattaforme di condivisione di video gestiti dai grandi player globali costituiscono veri e propri gatekeeper di accesso all’informazione in rete, non solo per i cittadini, ma anche per gli editori online, che sempre di più dipendono da essi per raggiungere gli utenti tale situazione richiede un costante e sistematico monitoraggio”. 

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