Vivendi è il nostro principale azionista, ma non domina la compagnia. A dirlo è il presidente di Telecom Giuseppe Recchi nel corso di un audizione al Senato durante la quale ha commentato gli ultimi sviluppo che hanno riguardato la compagnia di telecomunicazioni e il suo azionariato.
Ad oggi, prima della potenziale conversione delle azioni di risparmio, Vivendi detiene circa il 20% del capitale con diritto di voto, ma Vivendi, ribadisce Recchi, “non è il nostro unico azionista. Noi rispondiamo ad una pluralità di soggetti: dai grandi fondi ai piccoli azionisti”.
L’influenza di Vivendi all’interno della compagnia, dunque, non si traduce, almeno secondo Recchi, in un dominio da parte del gruppo francese: “In una public company, quale noi siamo, gestione e proprietà sono separate e i manager operano nell’interesse di tutti gli azionisti, per massimizzare la creazione di valore.
In ogni caso, secondo il presidente di Telecom, “Il fatto che operatori qualificati e di comprovata competenza abbiano deciso di investire e accrescere la propria partecipazione nel nostro Gruppo, dice due cose: che la nostra azienda ha potenziale per crescere, e che in modo in cui è gestita rassicura gli azionisti e suggerisce loro di impegnarsi ancora di più”.
Quanto alle infrastrutture in fibra, infine, Recchi non chiude la porta a eventuali progetti industriali per l’accelerazione dei lavori, ma “si deve trattare di progetti pragmatici e con prospettive concrete, progetti di natura industriale che non ledano i legittimi interessi dei nostri azionisti e che, soprattutto, creino valore per la società”.
Telecom, però, non entrerà in società con Enel per la stesura della rete, contrariamente a Vodafone, Fastweb e Wind. Il gruppo attivo nelle telecomunicazioni sembra, invece, intenzionato ad affittare la fibra nelle aree “a fallimento di mercato”, ovvero le zone non di mercato.
Il cda della compagnia, infine, si terrà nella giornata di domani dopo il rinvio della scorsa settimana, come annunciato dall’ad Marco Patuano a margine dell’audizione al Senato. Il cda deciderà sulla richiesta di ampliare l’ordine del giorno dell’assemblea convocata per il 15 dicembre con l’integrazione di quattro consiglieri come richiesto dal primo socio di Telecom, Vivendi.