“Sul mobile dobbiamo continuare a crescere come fatto nel 2015, quando nel quarto trimestre abbiamo finalmente raggiunto la linea dello zero in quanto a crescita del fatturato dei servizi. Sulla rete fissa puntiamo a stabilizzare i ricavi, mentre la strategia in Brasile è chiara: la società si autofinanzierà, rafforzando la sua posizione con una maggiore copertura mobile”. Così l’ad di Telecom Italia, Marco Patuano, ha commentato a Londra il nuovo piano industriale presentato dalla tlc con scadenza al 2018. Durante la conference call è anche emerso che Telecom Italia non sta considerando l’ipotesi di distribuire, sui conti 2015, una cedola sulle azioni ordinarie, ma solo il minimo statutario per le risparmio. “Non stiamo considerando di distribuire un dividendo sulle azioni ordinarie, ma solo il minimo statutario sulle azioni di risparmio”, ha detto il Cfo Piergiorgio Peluso.
L’amministratore delegato ha invece confermato che “ci sarà una spinta sugli investimenti e soprattutto sul Capex (spesa di capitale) destinato all’innovazione, che già nel 2015 è cresciuto di oltre mezzo miliardo rispetto al 2014”. Allo stesso tempo, con l’obiettivo di ridurre il debito netto, Patuano ha indicato tra le priorità “la riduzione dell’Opex (costi operativi), la vendita di quote Inwit per 1,3 miliardi e la cessione di Telecom Argentina, probabilmente entro il 2016”.
A proposito del debito, che è uno degli aspetti che meno convince i mercati visto che risulta salito nel 2015 sopra i 27 miliardi (oggi anche per questo Telecom Italia ha perso fino all’8% a Piazza Affari), l’ad ha tenuto a precisare che “il dato risente dell’impatto di IAS17, senza il quale anno su anno sarebbe diminuito di quasi 1 miliardo di euro. Comunque vi posso assicurare che lo ridurremo”. Patuano ha espresso complessivamente soddisfazione per i conti del 2015, che hanno visto il fatturato da servizi calare leggermente su base annua, ma confermarsi sopra i 18 miliardi a livello globale e sopra i 14 miliardi in Italia.
“Il dato sull’Ebitda di cui tenere conto è quello organico a 6,6 miliardi, in calo del 4,9% – ha detto Patuano a Londra, commentando anche le buone indicazioni del quarto trimestre -. In Italia gli investimenti iniziano a rendere: la copertura Lte, conteggiata in utenti paganti, in contratti effettivi, è triplicata da inizio anno e ormai raggiunge l’88% della popolazione. La fibra ottica è cresciuta di mezzo milione di clienti, mentre purtroppo abbiamo rallentato sulla rete fissa”. Positivo anche il saldo dei ‘net adds’, la differenza tra nuovi contratti e abbandoni: “Il trend dei nuovi contratti è in aumento, soprattutto nel quarto trimestre. Dobbiamo però ridurre le disdette, che sono più stabili ma che nel IV trimestre sono aumentate”.
Per quanto riguarda la copertura delle reti l’obiettivo del nuovo piano, come ha spiegato anche il presidente Giuseppe Recchi intervenuto anche lui a Londra, “è di arrivare, per la prima, al 98% già entro il 2017”. L’investimento sarà di 1,2 miliardi di euro, mentre per la fibra ottica, che vuole arrivare a raggiungere l’84% della popolazione entro 2-3 anni, il costo previsto è di 3,6 miliardi, 600 milioni in più rispetto al precedente piano. C’è poi la sfida della banda ultralarga: “Il piano del governo – ha detto Recchi – ha lo scopo di coprire le parti di territorio non ancora coperte e dove non c’è mercato, dove è difficile investire senza l’intervento dello Stato. Anche le riforme iniziano ad avere effetti positivi sulle aziende: cresce la domanda di connettività e di servizi digitali. Puntiamo molto sul sistema Italia: il nostro piano è impostato tenendo conto di una crescita dell’1% annuo del Pil del Paese”.
Recchi ha anche parlato del Brasile: “Lì siamo i secondi operatori in un Paese da 200 milioni di abitanti, anche se adesso la situazione economica adesso è debole. Dobbiamo rafforzare la nostra posizione, l’obiettivo è di raggiungere con la nostra rete il 90% della popolazione”.