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Telecom, l’operazione Vivendi in 5 punti (e i 4 motivi per cui non entusiasma la Borsa)

IL MERCATO ATTENDE CON PRUDENZA IL BLITZ DI PATUANO. BOLLORE’ VERSO LA LEADERSHIP SENZA ESBORSO DI CASH

Sale la febbre per l’offerta di Telecom Italia a Vivendi. Scende -0,31% in Piazza Affari il titolo dell’ex incumbent, nonostante la maggior parte degli analisti apprezzi il valore strategico dell’avventura in terra carioca. Vediamo perché, partendo dall’esame dei dossier all’attenzione di Vivendi.

1) L’offerta su Gvt confezionata dagli advisor di Telecom Italia (Mediobanca, Citi e Bradesco) dovrebbe essere recapitata tra domani e dopodomani a Vivendi, il gruppo multimediale francese capitanato da Vincent Bolloré, che potrebbe convocare un cda straordinario prima di quello del giorno 28, dedicato ai conti ed all’esame dell’offerta presentata da Telefonica.

2) A giudicare dalle anticipazioni, Gvt sarebbe valutata da Telecom almeno 7 miliardi di euro, più dei 6,7 miliardi offerti dal gruppo iberico per il controllo della società di telefonia fissa attiva in 153 città brasiliane, forte di una rete a banda larga che conta 700 mila abbonati ai contenuti di Canal Plus ed Universal e vanta un sistema di fatturazione dei contenuti d’avanguardia. L’offerta valuta  Gvt , che non ha mai chiuso in utile, più di   10 volte l’Ebitda contro una valutazione di Tim Brasil pari a 4,9 volte l’ebitda. Non è previsto, però, alcun pagamento cash.  L’offerta, infatti, prevede la costituzione di una jv tra Gvt e Tim Brasil, con quote paritetiche, più una percentuale direttamente in mano a Vivendi. Per pareggiare il valore di Gvt, perciò, Telecom dovrà rafforzare il capitale di Tim Brasil per almeno due miliardi.

3) Il “piatto forte” dell’offerta italiana, però, è la quota di pagamento “a monte”. A Vivendi, infatti, sarà riservato il 20% di Telecom Italia (valore di mercato attorno a 3 miliardi di euro, vista la capitalizzazione del titolo attorno a 15 miliardi, poco più della metà dei debiti dell’ex incumbent italiano) frutto di un aumento di capitale gratuito che farebbe della società francese il nuovo azionista forte della società italiana in piena sintonia con Mediobanca (di cui Bolloré è vicepresidente) e gli altri soci italiani ex Telco (Intesa e Generali) che potrebbero rinviare l’uscita.

4) L’offerta di Telefonica, per ora, sembra avere minore appeal. Gli spagnoli offrono 6,7 miliardi, con una quota cash ma anche un 12% di Vivo, la consociata brasiliana di Telefonica. L’operazione, a differenza di quella italiana, avrebbe non poche difficoltà a superare le obiezioni dell’antitrust brasiliana, circostanza che comunque  sarebbe destinata a diluire nel tempo il deal. Inoltre, Telfonica offre una prelazione sull’8,1% di Telecom Italia, quota che non  garantirebbe alcuna leadership a Vivendi nella società italiana.

5) Dal punto di vista dell’industrial combination l’offerta confezionata da Alberto Nagel a vantaggio di Marco Patuano sembra nettamente migliore. Vivendi acquista la possibilità di aumentare la potenza di fuoco sul mercato brasiliano e di  distribuire i contenuti delle loro attività (Universal Music e Canal+), principale fonte di ricavi per il gruppo transalpino, in un mercato come quello italiano dove le possibilità di penetrazione restano assai elevate. Per il partner italiano la convenienza principale consiste nella formazione di una nuova maggioranza con forti interessi comuni: Vivendi, dopo aver ceduto il controllo di Sfr (operazione conclusa prima dell’arrivo di Bolloré ai vertici) è alla ricerca di partnership con una grande società tlc; la società italiana,dopo anni di sofferta convivenza, potrebbe ridimensionare il peso di un socio, Telefonica, in evidente conflitto di interesse in Brasile.

Perché l’industrial combination non incontra i favori di Piazza Affari?

1) L’operazione brasiliana prevede una forte iniezione di capitali in Tim Brasil, atrono ai 2 miliardi secondo i calcoli degli analisti, che solo in parte (attorno ai 500 milioni) può essere finanziata con la conversione delle azioni di risparmio. Resta così alto il rischio di un aumento di capitale della società italiana.

2) Il piano Mediobanca non prevede grossi esborsi. Ma, al tempo stesso, non contempla iniezioni di cash  in Telecom Italia visto che l’ingresso ai vertici di Vivendi avverrebbe senza iniezione di capitali. Inoltre, l’arrivo di Vincent Bolloré segnerebbe la fine della breve esperienza come public company e, di riflesso, la perdita di un premio legato alla contendibilità del titolo.

3) Non meno importante, viene meno l’appeal speculativo di un’eventuale cessione di Tim Brasil a qualche concorrente, prospettiva debole sul piano industriale ma che avrebbe reso possibile la riduzione dei debiti e magari n dividendo straordinario.

4) Infine, il mercato preferisce attendere in vista della possibile (anzi probabile) contromossa di Telefonica che potrebbe alzare la posta in Gvt o dar battaglia entro i recinti di Telecom Italia. 

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