Luigi Gubitosi, nato a Napoli 57 anni fa e attuale commissario dell’Alitalia, è il nuovo amministratore delegato di Telecom Italia (ora Tim) dopo il siluramento dell’israeliano Amos Genish. Il cda lo ha nominato in serata con il sostegno dei consiglieri del fondo Elliott ma il voto contrario dei rappresentanti di Vivendi che è il primo azionista della società ma è in minoranza (5 contro 10) nel cda. Gubitosi è stato nominato anche Direttore Generale della società.
A favore di Gubitosi ha pesato la sua esperienza nel campo delle telecomunicazioni. Gubitosi, prima di assumere l’attuale incarico di Alitalia, è stato ceo di Wind e poi direttore generale della Rai e conosce bene il settore, a differenza di Antonio Altavilla che, pur avendo un alto profilo professionale ed essere stato il braccio destro di Sergio Marchionne in Fca, non si è mai occupato direttamente di tlc prima di entrare nel cda di Telecom. Per questo Altavilla si è ritirato dalla corsa per la guida della compagnia telefonica dopo aver definito “amatoriale” la gestione del processo di governance del gruppo telefonico.
Il compito di Gubitosi non è dei più facili. Non solo Telecom deve vedersela con la concorrenza che erode i ricavi e i margini ma la società è scossa dai continui cambiamenti manageriali e dalle liti tra i due principali azionisti e attende di trovare una guida sicura, dialogando con la politica ma tenendola a debita distanza.
Il primo compito di Gubitosi sarà proprio quello di trattare con il Governo per dar vita a un’unica rete a banda ultralarga mettendo insieme l’infrastruttura di Telecom e quella di Open Fiber. Lo Stato infatti è presente in Telecom attraverso una quota chiave del 4,2% detenuta da Cassa depositi e prestiti (Cdp) ed è presente pure in Open Fiber, che è controllata pariteticamente da Enel e da Cdp. Si farà una newco, con quanto personale e quanti debiti o si procederà a una sorta di ri-nazionalizzazione della rete, come sembra preconizzare un emendamento presentato in Parlamento dalla maggioranza al decreto fiscale? Sono tutti problemi, assai spinosi, già sul tavolo di Gubitosi, che prima di assumere incarichi in Rai, Wind e Alitalia, è stato direttore finanziario della Fiat e che ha una notevole esperienza manageriale alle spalle.
Amareggiato invece Genish che, in un’intervista al Sole 24 Ore, si dice “ancora scioccato dalle modalità del cambio” che ha portato alla sua defenestrazione. Ma, oltre che sul metodo, Genish dissente sul merito delle scelte e sul break up di Telecom che priverebbe l’Italia di un incumbent con lo scorporo della rete: “Credo – ha dichiarato – che molti investitori siano preoccupati perché non hanno idea di quale sia il nuovo piano strategico che presenterà il nuovo management e pensano che un tale cambio radicale nella guida della società e del piano debba essere deciso dall’assemblea” che in effetti Vivendi si prepara a chiedere per l’inizio del 2019 nel tentativo di realizzare il contro-ribaltone.
AGGIORNAMENTO
Lunedì mattina, a un’ora dall’apertura di Piazza Affari, il titolo di Telecom Italia guadagna il 5,36%, a 0,554 euro, mettendo a segno il miglior rialzo del Ftse Mib.