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Telecom Italia: giù l’Ebitda 9 mesi (-14,8%), meno debito e più investimenti

Telecom Italia ha chiuso i primi nove mesi del 2015 con un fatturato consolidato di 14,9 miliardi, in calo del 6,9% su anno (-3,9% in termini organici). L’Ebitda, invece, si è attestato a 5,6 miliardi, registrando una flessione del 14,8% rispetto allo stesso periodo del 2014 (-13% in termini organici), principalmente a causa dell’impatto negativo di oneri netti non ricorrenti per 460 milioni, senza i quali il margine operativo calerebbe del 4,8 percento.

L’utile si è fermato a 362 milioni, per una riduzione del 63% rispetto ai 985 milioni del periodo gennaio-settembre dell’anno scorso, e sconta “anche l’impatto negativo delle operazioni di riacquisto delle obbligazioni proprie effettuate nella prima parte dell’anno – spiega Telecom nella nota –, nonché di alcune partite aventi natura meramente valutativa e contabile”. In assenza di questi impatti, l’utile dei primi nove mesi sarebbe risultato di oltre un miliardo.

Quanto all’indebitamento finanziario netto rettificato, al 30 settembre era pari a 26,8 miliardi, in riduzione di 188 milioni di euro nel solo terzo trimestre. Sempre fra luglio e settembre sono tornati in positivo i ricavi della telefonia mobile in Italia: +1,5% su anno (dopo il -2% del primo trimestre e il -2,2% del secondo). Nel confronto annuo, gli investimenti industriali sono aumentati da 2,6 miliardi a 3,2 miliardi sui 9 mesi per l’accelerazione del piano sulla fibra ottica. 

“I risultati del terzo trimestre confermano il trend di miglioramento dei ricavi, soprattutto dal mobile”, ha commentato l’ad Marco Patuano. Per l’esercizio in corso, Telecom prevede sul mercato domestico un progressivo miglioramento della performance operativa.

Il presidente Giuseppe Recchi, invece, si è soffermato sul piano di Telecom per la banda ultralarga in Italia, affermando che “prosegue spedito” e che “in questi primi nove mesi dell’anno” sono stati posati “circa 1,2 milioni di km di fibra, a una velocità di 180 km posati ogni ora”. Telecom, perciò, ha “già raggiunto oltre il 40% della popolazione con la fibra e – ha proseguito Recchi – l’86% con la tecnologia Lte, anche grazie al forte impulso che abbiamo dato agli investimenti innovativi dedicati allo sviluppo di reti e servizi di nuova generazione, che oggi rappresentano il 40% del totale a livello domestico”.

Ieri, inoltre, il Cda di Telecom ha approvato il progetto per rafforzare la parità di accesso alla infrastruttura di rete fissa fra tutti gli operatori: saranno introdotte procedure identiche per l’attivazione delle linee tra gli altri operatori e le divisioni commerciali di Telecom e sarà migliorata ulteriormente la qualità dell’assistenza.

Viene quindi rafforzata l’indipendenza organizzativa della funzione Open Access (la rete di accesso) che si affiancherà a Wholesale (la divisione che si occupa della vendita all’ingrosso) con l’obiettivo di migliorare l’efficacia e l’efficienza dei servizi erogati agli Olo (gli operatori concorrenti), che accusano Telecom di abuso di posizione dominante.

“L’obiettivo – ha detto Patuano – è garantire un miglior servizio ai nostri ‘concorrenti-clienti’ e contribuire alla creazione di un contesto regolatorio più stabile, in grado di favorire gli investimenti. Un processo di trasformazione verso il nuovo modello di equivalence che permetterà quindi di unire finalità di carattere industriale e obiettivi più strettamente legati alle esigenze regolamentari”.

Il Cda ha approvato il progetto volto a migliorare l’attivazione e la manutenzione dei servizi di accesso wholesale della rete fissa di Telecom forniti alle proprie direzioni commerciali e agli Olo. Sarà introdotta una modifica nella struttura organizzativa della società che riguarderà Open Access e National Wholesale Services che, in sintesi, porterà le due strutture ad essere gerarchicamente dipendenti dallo stesso responsabile di una nuova direzione Wholesale.

Il nuovo modello porrà sullo stesso piano le divisioni commerciali di Telecom e degli Olo, per un rafforzamento della parità di trattamento interna-esterna e una maggiore trasparenza nella gestione delle richieste di attivazione delle linee. Telecom investirà oltre 120 milioni per il rafforzamento della parità di accesso alle sue infrastrutture. L’intero processo sarà realizzato entro 24 mesi.

Fra le varie misure varate ieri dal Cda, tuttavia, la più inattesa è stata quella relativa alla conversione delle azioni risparmio in ordinarie, al fine di ostacolare eventuali progetti di scalata, diluendo in particolare le partecipazioni dei soci francesi. Leggi anche “Telecom Italia, mossa antiscalata: via alla conversione delle azione di risparmio in ordinarie”.

A metà matttina il titolo in Borsa di Telecom Italia perde l’1%, a 1,182 euro.  

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