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Telecom Italia, conti giù per svalutazioni. Ma ricavi e Ebitda sono cresciuti nel 2011

Conti in rosso per Telecom

Italia, a causa di svalutazioni per 7,3 miliardi. Il cda ha approvato ieri il bilancio 2011 con un risultato netto consolidato negativo per 4,726 miliardi e una perdita di 3,57 miliardi per la Spa capogruppo. Il risultato non è altro che la conseguenza contabile della svalutazione dei goodwill che è stata aumentata a un totale di 7,3 miliardi, rispetto ai 3,2 miliardi già iscritti a fine giugno, in dipendenza del deteriorarsi del contesto economico generale nella seconda metà dello scorso anno, con l’Italia investita in pieno dalla crisi del debito sovrano.

Spiega il presidente Franco Bernabè: “L’aumento del costo del capitale, determinato dalla crescita dei tassi d’interesse, ha portato a una revisione al ribasso del valore attualizzato dei flussi di cassa futuri utilizzati per determinare il valore dell’avviamento”. E di conseguenza “si è dovuto procedere a una svalutazione di parte del valore dell’avviamento formatosi a seguito delle operazioni Olivetti/Telecom Italia del ’99 e 2003 e di acquisizione delle minoranze di Tim nel 2005”.

Senza le rettifiche contabili dovute all’effetto dell’impairment test e le altre poste straordinarie, l’esercizio 2011 si sarebbe dunque chiuso con un risultato positivo per 2,6 miliardi, sostanzialmente in linea con il 2010 in termini comparabili. Dal calcolo è escluso l’impatto positivo dell’acquisizione del controllo di Sofora, holding a monte di Telecom Argentina, e il beneficio di oltre 600 milioni di euro derivante dal riconoscimento in Brasile di imposte differite attive e altre partite non ricorrenti.

A livello di gruppo, il 2011 si è chiuso con 29,957 miliardi di ricavi, in aumento dell’8,7% rispetto all’anno prima, con una variazione “organica” positiva del 2,7%. L’Ebitda consolidato è cresciuto del 7,3% a 12,246 miliardi, mentre l’Ebitda organico, in linea con il 2010, ammonta a 12,339 miliardi con un’incidenza sui ricavi scesa di 1,1 punti al 41,2%, principalmente per effetto del maggior peso acquisito dalle partecipate sudamericane, che sono il motore della crescita del gruppo, ma presentano una marginalità inferiore rispetto a quella del mercato domestico, dove Telecom è l’incumbent.

Sul mercato domestico i ricavi si sono attestati a 19 miliardi (-5,2%), l’Ebitda a 9,24 miliardi (-1,6%). Gli investimenti industriali sono aumentati nell’anno del 33% a 6,095 miliardi, principalmente per l’acquisto dei diritti sulle frequenze Lte (telefonia mobile di quarta generazione) per un importo di 1.223 milioni. L’indebitamento finanziario netto rettificato cala di 1054 milioni a 30,414 miliardi, ma, segnala la nota del gruppo, senza l’investimento nelle frequenze la riduzione del debito sarebbe stata doppia.

Stamattina in Piazza Affari il titolo Telecom Italia perde l’1% in apertura.

Per quanto riguarda la questione dei dividendi di Telecom Argentina, il cda ha deciso di rimandare la decisione sulla destinazione degli utili all’assemblea che si terrà il 27 aprile. Eppure si pensa che se anche la controllata sudamericana staccherà la cedola, gran parte dei dividendi rimarrano in loco, così da non doversi neppure preoccupare di come convertire il peso. E’ probabile che, ancora una volta Telecom Italia rinunci ai profitti argentini, reinvestendo gran parte dei dividendi nella stessa azienda.

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