In attesa del dato sui nuovi occupati Usa, i mercati prendono atto che l’emergenza Cina è ormai alle spalle. Con un nuovo rialzo, stamane Shanghai e Shenzhen hanno archiviato una settimana eccellente con guadagni rispettivamente del 4,8 e del 5,8%. Positiva anche Tokyo: +1,4% nelle ultime cinque sedute grazie alla discesa dello yen sul dollaro.
Gli operatori si concentrano ora sul dato più atteso: i nuovi posti di lavoro in Usa, le penultima rilevazione prima della riunione della Fed che dovrebbe dare il via al primo aumento dei tassi Usa dal 2008, evento che non fa più paura: la decisione non rappresenterà un cambio di rotta nella politica della banca centrale che resterà accomodante. Un po’ di cautela però non guasta. E così Wall Street segna il passo: Dow Jones -0,02%, S&P 500 -0,11%. Il Nasdaq arretra dello 0,29%.
Sul listino Usa brilla Facebook: +5% a 110,65 dollari, nuovo massimo storico. Nuovo segnale d’allarme per i chip: Qualcomm arretra del 15,3% dopo i dati del trimestre. In chiaro scuro i dati macro: le nuove richieste settimanali di disoccupazione in Usa sono cresciute a 276mila unità dalle 260mila della settimana precedente.
Gli economisti stimavano nuove richieste praticamente stabili a 262mila. Buone indicazioni, invece, sul fronte della produttività non agricola salita nel terzo trimestre dell’1,6% meno del 3,5% del precedente trimestre ma sopra le stime degli economisti che prevedevano un calo dello 0,5%.
Il cambio euro/dollaro è stabile a 1,086. In un’intervista a Bloomberg il governatore della Bank of England Mark Carney ha detto che i mercati devono prepararsi ad un aumento dei tassi inglesi nel 2016.
L’ITALIA ACCELERA, PIAZZA AFFARI RALLENTA
Giornata contrastata per le Borse europee. Parigi e Francoforte salgono rispettivamente dello 0,6% e dello 0,3%. In ribasso Milano (-0,40%), condizionata dai numerosi dati trimestrali. Il presidente della Bce Mario Draghi ha ribadito il suo atteggiamento accomodante. “Abbiamo molti strumenti a nostra disposizione – ha detto parlando all’Università Cattolica – Siamo di fronte a una situazione in cui la dinamica dei prezzi è molto debole, il quadro macroeconomico è ancora incerto”.
Ma non mancano i segnali confortanti: il bollettino della Commissione europea ha rivisto al rialzo le stime di crescita dell’Eurozona per il 2015: il Pil è visto in aumento dell’1,6%, rispetto a +1,5% di maggio. Nel 2016 la crescita della zona euro sarà dell’1,8% e dell’1,9% nel 2017. L’Italia, quest’anno, crescerà dello 0,9%.
PATUANO DILUISCE I FRANCESI E CREA QUASI 3 MILIARDI DI VALORE
I colpi di scena in casa Telecom Italia (-1,8%) non finiscono mai. Il Cda riunito ieri per approvare i conti del terzo trimestre (ricavi – 6,9%, utile a 362 milioni) a sorpresa ha messo ai voti il progetto di conversione delle risparmio in azioni ordinarie. L’operazione prevede che venga offerto ai soci senza diritto di voto di scambiare il loro titolo con un’azione ordinaria aggiungendo 9,5 centesimi di euro e rinunciando così al privilegio sul dividendo.
L’operazione è per ora facoltativa, ma diventerà obbligatoria con la fine del periodo di offerta a un concambio di 0,87 ordinarie per ogni azione di risparmio. La società si riserva di sospendere la conversione se il recesso costerà più di 100 milioni di euro. L’assemblea per modificare lo Statuto di Telecom, necessaria per avviare la trasformazione, è convocata il prossimo 15 dicembre. Il 17 dicembre sarà la volta degli azionisti di risparmio.
La mossa, tra le altre conseguenze, avrà l’effetto di diluire del 31% i diritti di voto degli attuali azionisti. In particolare, la quota di Vivendi scenderà dall’attuale 20,03% al 14%. Più complicato il calcolo per Xavier Niel (oggi al 15%): la mossa del consiglio potrebbe far scattare clausole di conversione anticipata per le opzioni acquistate dal patron di Iliad.
In ogni caso, la società incasserà con l’operazione circa 600 milioni di euro dal mercato. In secondo luogo – eliminando i 166 milioni di extra cedole legate alle azioni risparmio – il gruppo di fatto si troverà a risparmiare circa 2,3 miliardi. E così, tra incasso e minori costi, Telecom crea circa 2,9 miliardi di maggior valore che su 19 miliardi di azioni (ipotizzando la totale conversione delle rnc in ordinarie) si traduce in circa 15 centesimi in più per azione.
GENERALI AUMENTA UTILI E DIViDENDI, FUOCHI D’ARTIFICIO SUL GESTITO
Andamento in ordine sparso per il settore finanziario. Generali ha perso l’1,1% dopo i dati del trimestre. A detta degli analisti i conti dimostrano un percorso di crescita graduale nonostante la debolezza dei mercati finanziari. L’utile netto del trimestre è stato leggermente sotto le attese ma in compenso il ramo Vita ha mostrato un netto miglioramento della redditività e l’Economic Solvency ratio è stato più forte del previsto. Il saldo dei nove mesi resta in progresso rispetto a un anno prima e per l’intero anno la compagnia vede un dato “significativamente più alto del 2014”. Rilevante poi la politica dei dividendi di Mario Greco.
I conti invece mettono le ali alle società del risparmio gestito: Mediolanum (+3,6%) è stata la miglior blue chip: i primi nove mesi del 2015 si sono chiusi con un utile netto in crescita del 26% a 311,4 milioni e un margine di interesse di187,5 milioni, dai 174,5 milioni del corrispondente periodo dell’anno scorso.
Bene anche Azimut (+2,6%): il trimestre giugno-settembre registra un utile netto di 27,3 milioni rispetto ai 42,6 milioni del corrispondente periodo del 2014. Ma gli analisti si aspettavano 21 milioni di euro.
Debole Banca Generali (-0,86%): Banca Imi ha abbassato sul titolo il prezzo obiettivo a 30,25 da 32,2 euro, confermando la raccomandazione hold.
Le banche sono prevalentemente negative: Monte Paschi scende del 2,2%, Unicredit -0,1%, cadono Banco Popolare (-2,4%) e Pop.Milano (-1,6%).
SCURE DI GOLDMAN SULL’ENERGIA. OIL SOTTO PRESSIONE
La discesa del petrolio continua a macinare vittime. Alla City sono crollate le quotazione di Amec Foster Wheeler. Uno dei marchi più prestigiosi nella consulenza per il settore.Il titolo ha perduto il 23%. Il Brent è scambiato a 48,3 dollari al barile (-0,4%), Wti a 45,8 dollari (-1%).
L’indice Stoxx europeo del settore Oil arretra dell’1,9%. Eni è scesa dell’1,1%, Saipem -3,2%, Tenaris perde lo 0,1% al termine di una giornata con forti saliscendi: i risultati comunicati oggi evidenziano un forte calo dei ricavi.
Arretrano anche le principali utility, finite sotto la scure di Goldman Sachs: il broker americano ha downgradato Enel -1,5% a Sell, Enel Green Power -0,8% a Neutral da Buy e A2A +0,3% a Neutral da Buy.
MAGLIA NERA A PRYSMIAN. LA BUFERA VOLKSWAGEN NONTOCCA FCA
Tra gli industriali Finmeccanica registra un calo dello 0,8%. Ieri il management ha detto che la controllata americana Drs mostra risultati in miglioramento che lasciano intravedere la conclusione della fase di graduale declino. Banca Akros ha alzato il prezzo obiettivo sul titolo da 14,7 a 15 euro, confermando la raccomandazione buy.
Fiat Chrysler avanza dello 0,8%, StM+0,7%. Scivola Prysmian (-3,1%), peggior blue chip di giornata nonostante i risultati migliori delle attese.