Mister Capuano, avete consultato gli azionisti più importanti prima di decidere la conversione delle azioni di risparmio? “No, non abbiamo sentito nessuno. Né io né il cfo Pier Giorgo Peluso abbiamo preso contatto con alcun socio. Ma suppongo che un’operazione che genera valore non possa che essere supportata dagli azionisti”.
Così risponde il Ceo Marco Patuano, dopo aver smentito seccamente la notizia, riportata dal Sole 24 Ore, di uno strappo tra lui e il presidente Giuseppe Recchi sull’operazione. “Confermo – replica ad un analista – che la decisione è stata presa all’unanimità. Al voto hanno partecipato tutti i consiglieri, nessuno escluso, o in sede o tramite videoconferenza”. “In passato – ha aggiunto – avevo già condiviso con voi la considerazione che la doppia classe di azioni era ormai anacronistica. Anche altre aziende si sono allontanate dalle risparmio. Anche noi avevamo pensato di implementare in qualche momento futuro le azioni, dopo un ulteriore conferma della stabilizzazione dell’ebitda”.
Le recenti evoluzioni del titolo, sotto la pressione degli acquisti di Vivendi e di Xavier Niel, hanno però creato le condizioni per anticipare i tempi.”Dopo il forte aumento del valore delle azioni abbiamo pensato che si fosse creata una finestra imperdibile per realizzare un’operazione che per noi presenta tre vantaggi: la semplificazione della struttura azionaria, la maggior liquidità e la crescita del flottante”. Nonché, spiega Peluso, l’afflusso di 570 milioni in cassa oltre ai risparmi sui dividendi garantiti alle risparmio.
E così, sintetizza Patuano, il cda “è stato unanime nel decidere di non perdere l’opportunità monitorata da anni”. Insomma, la mossa antiscalata è stata resa possibile dalla pressione dei nuovi azionisti. L’operazione di conversione, che sarà sottoposta all’assemblea del prossimo 15 dicembre, sarà realizzata entro i primi due mesi del 2016. Il diritto di recesso è stato fissato a 0,9241.
Non si esauriscono qui i motivi di interesse della conference call, scandita dai dati in forte crescita della penetrazione di banda larga e 4 G sul mercato interno (il gruppo comanda la corsa con un vantaggio di 5 punti su Vodafone) e dalla leadership nel 4 G sul mercato brasiliano. “E’ il momento giusto per investire in Brasile” sottolinea Patuano. Ma per quanto riguarda il mercato carioca il mantra non cambia: “Valuteremo tutte le opzioni”. A proposito della trattativa tra Oì e il miliardario russo MIkail Fridman, pronto ad investire in un’eventuale fusione tra Tim Brasil ed il quarto gestore tlc, Patuano precisa: “Noi non abbiamo ricevuto alcuna proposta. Nel caso arrivasse, la esamineremo come sempre”.
Grande soddisfazione per il riassetto della rete di accesso, una conquista di Patuano contro le resistenze di parte della struttura interna. “Tutte le richieste di accesso verranno trattate allo stesso modo”, cancellando così anni di conflitti con gli altri operatori.
Intanto, dal governo arriva un altro segnale sul valore “politico” dell’azienda: “Seguiamo la vicenda con grande attenzione – ha risposto il sottosegretario Claudio De Vincenti ad una domanda sull’eventuale ingresso di Cdp nel capitale – Telecom Italia è un’azienda strategica e come tale va costantemente monitorata”.