L’incertezza di Piazza Affari si traduce a fine giornata per il Ftse Mib in un rosso dell’1,57%. Al contrario gli altri principali listini d’Europa terminano le contrattazioni in territorio positivo grazie al supporto di Wall Street e del petrolio: Parigi +0,77%, Francoforte +0,81%, Londra +0,68%.
Lo spread Btp-Bund ha chiuso in calo a 121 punti base e rendimento all’1,38%. Il Tesoro ha collocato tutti i 6 miliardi di euro di Bot a 12 mesi con un rendimento sceso al -0,081%, al nuovo minimo storico. Sostenuta la domanda che ha sfiorato 9,3 miliardi.
A Wall Street il Dow Jones sale dello 0,89%, il Nasdaq dello 0,42. Ha deluso la trimestrale di Alcoa che ha comunicato ricavi sotto le attese. Il petrolio Wti sale del 3,59% a 43,25 dollari al barile sulle voci di un accordo tra Russia e Arabia Saudita per il congelamento dell’estrazione ai livelli di gennaio. Il cambio euro dollaro scivola dello 0,15% a 1,1387.
Sul fronte macroeconomico i prezzi all’import di marzo negli Usa sono saliti dello 0,2%, meno delle attese. Il Fmi, nelle tabelle del World Economic Outlook, il rapporto sull’economia globale dell’Fmi redatto nell’ambito degli Spring Meetings in corso a Washington, ha indicato per gli Usa nel 2016 una crescita in linea con lo scorso anno (+2,4%) e un’accelerazione nel 2017. Le stime sono state leggermente riviste al ribasso dalle precedenti.
Peggiorano, seppur di poco, le prospettive del Fondo monetario internazionale per l’economia italiana, vista in crescita dell’1% quest’anno e dell’1,1% il prossimo.
A Piazza Affari il rimbalzo è durato poco condizionato ancora una volta dalle banche. Dopo un avvio vivace, le banche tornano in rosso nonostante il varo del fondo Atlante, il nuovo fondo che garantirà le ricapitalizzazioni degli istituti italiani e l’acquisto di parte delle sofferenze. Il progetto prevede che a mettere i soldi nella Sgr siano le stesse banche e gli operatori del mondo finanziario, in modo che lo Stato non venga coinvolto e non sia quindi necessario chiedere l’ok per evitare gli aiuti vietati dalla Ue. Quella che si profila non sarà un’operazione di sistema e questo dovrebbe rassicurare l’Europa ma si configura come un intervento di “volonterosi”.
Unicredit è la peggiore blue chip -5,15%. In fondo al Ftse Mib anche Ubi -4,4% e Intesa -4,11%. Scivolano anche Bpm -3,65% e Banco Popolare -0,75%. In controtendenza Mps +1,16%.
Secondo peggior titolo del paniere principale è però Telecom Italia -4,73% dopo la bocciatura della fusione tra O2 e 3 in Gran Bretagna da parte dell’Antitrust locale. Soffre anche Exor -4,28% e Cnh -1,86%, dopo la diffusione di indicazioni negative da parte della concorrente americana Deere. Fuori dal Ftse Mib scivola Rcs Mediagroup -0,94% dopo il rally di ieri dei quasi il 30%.
In cima al Ftse Mib c’è Yoox +3,52%, che beneficia del balzo della concorrente Asos alla Borsa di Londra (+8,4%), sostenuta dai conti del primo trimestre dell’esercizio (al 29 febbraio 2016) e della notizia di un accordo siglato tra Net-a-porter e la gioielleria Usa Tiffany.
Secondo miglior titolo del Ftse Mib è Mediaset +2,62% premiata ancora dagli acquisti in scia all’alleanza con Vivendi e alla cessione di Mediaset Premium e alla promozione di broker come Goldman Sachs e Barclays. In evidenza, grazie al buon andamento del petrolio, Tenaris +0,72% ed Eni +0,54%.