Il caso Telecom, con la scalata di Telefonica a Telco, continua a tenere banco nelle dichiarazioni di politici e istituzioni. A parlarne, dopo il presidente del Consiglio Enrico Letta, che da New York ha ribadito l’importanza di un asset strategico come la rete, e il presidente di Consob Giuseppe Vegas, che ha chiarito che l’obbligo di Opa scatta solo oltre la quota del 30%, è stato anche Maurizio Lupi.
Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, ospite di Radio Anch’io, ha sposato in pieno la tesi del premier, asserendo che la rete di telecomunicazioni “deve essere assolutamente italiana”, ma che è necessario compiere un distinguo “tra la rete e la gestione dei servizi. La rete è l’ultimo miglio a cui devono accedere tutti – ha sottolineato – e deve essere assolutamente controllata dal pubblico”.
Interrogato sulla possibilità che il governo ricorra alla golden share, invece, Lupi ha invocato un passo avanti da un punto di vista legislativo: “E’ assolutamente indispensabile che il governo concluda l’iter monco con una legge seria che regolamenti la golden share in settori strategici come le telecomunicazioni”.
Un altro fronte caldo per il Governo, dopo il passaggio del controllo di Telecom nelle mani di una società spagnola, è quello della sicurezza dei dati: “Ho sentito ieri le preoccupazioni espresse dal Copasir e il Governo non rimarrà fermo su questo tema”.
A confermare la visione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica è intervenuto in mattinata, ospite a “L’economia prima di tutto su Radio 1, il vicepresidente in quota Pdl dell’organo di controllo dei servizi segreti Giuseppe Esposito: “Sono felice che il presidente Stucchi e membri del governo condividano le mie stesse preoccupazioni circa la rilevanza strategica che la rete Telecom ha per la sicurezza del nostro Paese. L’unica soluzione è fare quanto prima una legge, come ben ha proposto il viceministro Catricalà, per scorporare la rete dalla parte commerciale”.
“Ciò sarebbe possibile farlo già – ha sottolineato- inserendo questo provvedimento all’interno della Legge di stabilità. La rete delle telecomunicazioni deve restare pubblica così come già è avvenuto con l’energia e le ferrovie. Ora però si faccia in fretta e si lavori tutti assieme a prescindere dalle appartenenze politiche”.
Sull’importanza di difendere un asset unico e insostituibile come la rete fissa è intervenuta anche Simona Vicari: “Nel caso Telecom – ha aggiunto – abbiamo un problema di italianità della rete, e soprattutto abbiamo il problema di accelerare la liberalizzazione delle reti strategiche, con lo scorporo delle infrastrutture di accesso: si è fatto per il gas, con Snam, ma non si è fatto per le comunicazioni e le ferrovie”.
Il sottosegretario allo Sviluppo economico, sentito da “L’economia prima di tutto” ha poi rimandato al mittente le accuse rivolte alla politica: “Non penso ci sia un interesse tardivo della politica su Telecom, c’è una diversa sensibilità diverso al passato e maggiore consapevolezza rispetto a qualche anno fa, quando probabilmente il rapporto della politica e dei governi con le grandi aziende era abbastanza distorto”.
Una tesi dettata da Flavio Zanonato che, intervistato dal Sole24 Ore, ha affrontato il tema dello scorporo della rete, “Aldilà di tutto, prevale l`interesse strategico nazionale: stiamo pur sempre parlando della rete attraverso cui passano tutte le informazioni del Paese. Se parliamo di un bene nazionale da salvaguardare, non vuol dire necessariamente che lo Stato deve essere proprietario, ma dobbiamo avere la certezza che l`asset è al sicuro”. Per questo, per il ministro dello Sviluppo economico “La rete va tutelata è bisogna andare rapidamente verso lo scorporo”.
Secondo Stefano Fassina, invece, la partita per Telecom non è ancora chiusa: “Per quanto mi riguarda questa operazione non va bene e non va data per scontata”. Per il viceministro all’Economia, intervistato dall’Unità “L`operazione non è perfezionata e fino a quando non lo sarà si potrà intervenire per salvaguardare le potenzialità dell`azienda e l’occupazione”.
Si può dunque ancora dire no all’operazione: “Oggi si può chiamare in causa il trattamento riservato agli azionisti di minoranza, che non vengono tutelati. Certo, non è la prima volta che accade, ma questo non giustifica il fatto che accada ancora”, ha affermato. La vicenda Telecom “impone una riflessione seria sulla qualità di un pezzo importante del capitalismo italiano, del cosiddetto salotto buono e anche del resto. Evidente che anche la politica ha una fetta di responsabilità, ma emerge senza dubbio un deficit sistemico di classe dirigente”.
“Il lavoro sulla redazione del regolamento sui poteri speciali – ha proseguito Fassina – è iniziato subito dopo l`insediamento del governo e oggi è stato concluso. I poteri speciali sono una cosa diversa dalla golden sharein ogni caso l`assenza di quel regolamento non inibisce l`uso di altri strumenti”.
“La rete – ha concluso – non può essere utilizzata per compensare gli errori e i debiti degli azionisti. La strada maestra per quella partita è la ricapitalizzazione”. Quanto al piano di scorporo con l’intervento della Cdp ha detto: “È un piano ancora oggetto di valutazione”.
Intanto in mattinata il titolo Telecom avanza, sospinto dagli ultimi avvenimenti, e guadagna oltre l’1% in netta controtendenza con un paniere Ftse Mib in profondo rosso.