Si riapre il dibattito sullo scorporo della rete fissa da Telecom Italia: in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore Franco Bernabè cambia strategia circa le ipotesi di scorporo, non più considerato una “follia impraticabile”.
Il Presidente esecutivo pone però dei vincoli. Lo spezzatino si può fare a patto che “crei valore”, e permetta all’azienda di alleggerirsi da un debito troppo pesante, che la rende poco competitiva e incapace di investire. Significativo, a tal proposito, il rimbrotto al Governo: “vorrei dire che è sorprendente che lo Stato si sia preoccupato di rendere disponibili risorse miliardarie per incentivare le energie rinnovabili e non abbia invece trovato finora gli 1,2 miliardi che sarebbero serviti a colmare interamente il digital divide nel Paese”.
Bernabè puntualizza, però, che non esiste attualmente un vero e proprio progetto, ma di una serie di studi tra i quali rientra anche quello che prevede lo scorporo. Il problema di Telecom, infatti, risiede nell’eccesso regolatorio definito “eccessivamente pesante”, nonostante la creazione della separazione “di fatto” della rete tramite la creazione di Open Access.
Nell’ipotesi allo studio si suggerisce che la Cassa Depositi e Prestiti entri nel capitale di un nuovo veicolo presso il quale trasferire il network Telecom, atto a raccogliere un bottino di circa quattro miliardi di euro con il quale alleggerire il debito (oltre alle operazioni di deleveraging già effettuate per circa 6 miliardi, negli ultimi quattro anni). Il documento, intitolato “Ipotesi di costituzione di un operatore di accesso wholesale su rete fissa”, sottoposto in anteprima al Sole 24 Ore, vengono esposte tre procedure cardine: lo scorporo e il conferimento del ramo d’azienda attraverso la creazione di una società interamente controllata da Telecom, la scissione proporzionale, la cessione tout court del ramo d’azienda ad un’altra società, di cui Telecom Italia potrebbe eventualmente acquisire una quota ex-post (ma non la maggioranza).
L’ipotesi di utilizzare a tal fine la Cassa Depositi e Prestiti implicherebbe una sorta di “rinazionalizzazione” della rete, riportando la Cassa a far parte del capitale della newco tramite un aumento di circa 4 miliardi, che alleggerirebbe il fardello debitorio.
Il tutto con la finalità, oltre al risanamento, di permettere al gruppo di tornare competitivo sul mercato rimettendo Telecom in grado di colmare il “digital divide” del Paese investendo miratamente sulle reti di nuova generazione.
Bernabè, su questo, è stato molto chiaro: gli investimenti non potranno più avere “natura pubblicistica”, ma dovranno essere inseriti in un contesto di mercato e non più di sperpero delle risorse.