TEGOLA DI MOODY’S PRIMA DELL’ASTA BTP: IL RATING SCENDE IN SERIE B
IL PIL CINESE SALE SOLO DEL 7,6%. BORSE SU, SI SPERA IN NUOVI STIMOLI
Spazzatura. L’agenzia di rating Moody’s decreta la retrocessione in serie B dei titoli italiani. L’agenzia ha tagliato di due scalini il rating dei titoli di Stato, portandolo da A3 a Baa2 e mantenendo un outlook negativo. Il taglio dell’agenzia, che pur promuove le scelte del governo Monti, è legato alla congiuntura politica ed economica internazionale che lascia prevedere “un ulteriore netto aumento dei costi di finanziamento” dell’Italia. Tra le cause spiccano i “segnali di erosione” sul fronte degli investimenti esteri, oltre al rischio contagio da Grecia e Spagna, con i rischi di un’uscita di Atene dall’euro “che sono saliti” e il sistema bancario spagnolo sempre più in difficoltà.
Per quanto riguarda la situazione interna, infine, l’agenzia mette in guardia gli investitori sul “deterioramento delle prospettive economiche nel breve termine”, nonostante le misure e le riforme decise dal governo Monti, e sul “clima politico che, con l’avvicinarsi del voto della prossima primavera, è fonte di un aumento dei rischi”. Questo spiega anche l’outlook negativo.
La scure di Moody’s cala sull’Italia proprio alla vigilia dell’asta odierna dei Btp (5,25 miliardi), l’ultimo appuntamento d’estate perché il Tesoro ha cancellato, come nel 2011, l’asta di agosto (anche grazie agli incassi dell’Imu). Ma l’impatto di Moody’s, che senz’altro peserà sul livello dello spread, già oltre i livelli d’allarme, avrà un valore relativo sull’asta per un motivo: i compratori stranieri non ci sono più.
Ieri mattina il Tesoro italiano ha collocato 7,5 miliardi di euro di Bot a 1 anno con rendimenti in ribasso al 3,22% da 3,97% di un mese fa, ma il successo dell’operazione non muta lo scenario, soprattutto non si traduce in un ritorno di fiducia sui governativi italiani. Il rendimento del Btp a 10 anni sale a 5,88% (+10 punti base). L’atteggiamento degli investitori verso i governativi della periferia non cambia, mentre il rendimento del Bund a 10 anni è sceso a 1,25%.
L’euro ha perso altro terreno nei confronti del dollaro ed ha rinnovato nuovi minimi degli ultimi due anni a 1,218 da 1,223 della chiusura.
I riflettori dei mercati erano concentrati su un dato in arrivo da Oriente: il prodotto interno lordo cinese nel secondo trimestre è salito solo del 7,6%, il dato più basso dal 2009. Pesa il calo dell’export e lo sboom del settore immobiliare. Ma la congiuntura dovrebbe ora cambiar di segno: a partire da maggio c’è stata un’enorme crescita degli investimenti pubblici, a conferma che Pechino ha deciso di dare un colpo di acceleratore alla domanda interna.
La previsione è stata condivisa dai mercati: Tokyo sale dello 0,14%, l’Hang Seng di Hong Kong dello 0,45%. La sensazione è che la Cina ora possa metter mano rapidamente a nuovi stimoli per l’economia.
Lo spettro della recessione continua a condizionare Wall Street. Ieri gli indici delle Borse Usa hanno chuso in ribasso: il Dow Jones perde lo 0,25%, lo Standard & Poor’s 500 lo 0,50% e il Nasdaq segna -0,75%.
Il focus è concentrato sull’impatto che la frenata della crescita sta avendo sui risultati aziendali. Ieri, in particolare, l’indiana Infosys -10% ha tagliato le stime sulle vendite più del previsto, al pari della catena di alberghi Marriott -5% che ha sottolineato la debolezza di alcuni mercati. Tracolla Supervalu (-45% circa): la catena di supermercati low cost ha sospeso la distribuzione di dividendi e preannunciato la possibile vendita. Al contrario Procter & Gamble (+4% circa) trae vantaggio dall’ingresso nel capitale dell’hedge fund attivista Pershing Square Capital Management.
A Milano l’indice Ftse Mib ha perso il 2% a 13.582 punti in prossimità dei minimi della seduta. Londra -1%, Francoforte -0,7%, Parigi -0,5%. A Milano spicca la discesa di Telecom Italia -6,5%, dopo il warning sui conti del trimestre arrivati da Ubs ed Exane.
A pesare sull’indice è stata anche Enel -3,2%: ieri il governo della Spagna ha varato un piano di riduzione del deficit tariffario che prevede l’aumento delle tasse per i consumatori e nuovi tributi per le società elettriche. Colpite anche altre utility. Enel Green Power -1,8%, Terna +1,6%.
Le banche hanno tenuto in mattinata e sono franate nel pomeriggio. Banco Popolare -3,9%, Popolare Emilia -4,5%, Unicredit -2,4%.
Il secondo round della battaglia per Impregilo si terrà tra cinque giorni dopo che si è sfiorata la rissa tra i contendenti. L’assemblea degli azionisti di Impregilo si e’ conclusa con una votazione finale che sancisce il rinvio di 5 giorni dell’assise respingendo pero’ la proposta avanzata dal socio Igli di prorogare l’assise fino al 3 settembre prossimo. Il rinvio a settembre non e’ passato perche’ è mancata la maggioranza assoluta: delle 316,6 milioni di azioni presenti, 158.088.000 hanno votato a favore, 158.002.000 hanno votato contro, mentre le astenute ammontano a 137.161 e quelle che non hanno dichiarato voto sono pari a 383mila. Il notaio Carlo Marchetti ha quindi annunciato che i lavori vengono aggiornati al prossimo 17 luglio.
Il verdetto della prima ripresa è perciò a favore di Pietro Salini: “Il rinvio non e’ una decisione di mercato – ha commentato a caldo Pietro Salini, visibilmente soddisfatto – ma non possiamo opporci. Ci vorrebbero i Carabinieri”. Resta il fatto che il costruttore romano ha potuto contare oltre che sul suo 29,9% su un ulteriore 1,9% di deleghe (contro lo 0,4% raccolto da Igli) oltre che sul voto favorevole del fondo Amber, in assemblea con il 7,26%. Sembra difficile che Igli possa ribaltare la situazione di qui a martedì prossimo, anche se potrebbe puntare a convincere gli astenuti (530 mila voti) o mobilitare gli azionisti (il 20% circa) che non erano presenti.
Consob ha autorizzato la pubblicazione dei prospetti informativi degli aumenti di capitale di Fondiaria Sai e Unipol. Le due operazioni partiranno così il prossimo il 16 luglio. Come precisa la nota diffusa da Fonsai, e’ previsto che “Unipol si impegni irrevocabilmente nei confronti della societa’ a sottoscrivere integralmente le azioni di risparmio di categoria B eventualmente rimaste inoptate all’esito dell’offerta in Borsa, per un controvalore massimo pari a circa Euro 182 milioni”.
Stamane dovrebbe essere firmata la costituzione del consorzio di garanzia per gli aumenti: rispetto alla squadra iniziale c’è da registrare il ritiro di Morgann Stanley ed un maggiore impegno di Mediobanca ed Unicredit ma nella cordata dovrebbero subentrare, in qualità di sub-sottoscrittori, due o tre banche banche italiane.