In tempi di crisi “si investe, si creano nuovi prodotti, si esplorano nuovi mercati”. È la ricetta di Nerio Alessandri, patron di Technogym, l’azienda di Cesena leader nel mondo negli impianti per il “Wellness”. Il mix a quanto pare funziona, perché Technogym, anche in questi anni, ha continuano a crescere, portando a casa 352 milioni di fatturato nel 2010 (+15%) e un Ebitda di 58 milioni, in cresita del 24%.
Il 90% di queste cifre viene dall’export e si calcola che 20 milioni di persone nel mondo usino, in palestra o in casa, impianti dell’impresa romagnola. Il principale mercato è sempre stata l’Europa, ma India, Brasile e Cina sono in grandissima espansione e anche il Sudafrica, dove Technogym era già ben radicata, ha registrato lo scorso anno un incremento del 36%. In questi anni Alessandri ha messo in cassa ottimi risultati, che fanno ben sperare per il futuro, visto che Technogym è entrata nei fornitori ufficiali delle Olimpiadi di Londra del 2012, mentre già pensa al Brasile, con i Mondiali di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016. “In vista di questi appuntamenti – dice Alessandri – ci stiamo rafforzando in queste aree”. Per il 2011 altri tre store monomarca, Londra, Abu Dabi e Shangai, si andranno ad aggiungere ai 9 già esistenti nel mondo e da poche settimane è stata presentata l’ultima nata di casa Technogym, “mywellness key”, un piccolo dispositivo che, portato per una settimana, misura lo stile di vita della persona e gli commina un programma graduale di movimenti per tenersi in forma. Il tutto con la possibilità di condividere in rete i propri risultati
Insomma un’attenzione costante al prodotto, all’evoluzione degli stili di vita, ai mercati. “Sì, questa è la strada che seguiamo fin dal principio”. Gli inizi di Alessandri sono noti da tempo alla cronache: figlio di operai, un diploma in design e l’anima dell’imprenditore che lo spinge in garage a costruire le prime macchine sulla base di quello che gli sembrava servisse nella palestra che frequentava. “Andavo lì e sognavo”.
Ma prima del previsto quel sogno si è trasformato in realtà, perché Alessandri nel giro di 10 anni è riuscito a inventarsi un mercato che non c’era. “Il fitness – dice – è sempre stato appannaggio degli americani. Il mio, è un approccio diverso e la filosofia che mi ha ispirato è quella del benessere. Gli esseri umani sono programmati per fare 30 chilometri al giorno e ne fanno meno di uno. La mia idea è quella di ricondurci a una sana normalità. Il fitness è edonismo, il wellness, parola che ora è nel vocabolario, è ricerca di equilibrio”. Da quest’idea e da quel garage Alessandri è arrivato a controllare oggi un’azienda dove lavorano 2mila persone, uno stabilimento all’avanguardia in costruzione che avrà il primo “wellness campus” al posto della palestra attrezzata di oggi, in omaggio all’antico moto “mens sana in corpore sano”. Il team d’altra parte per l’imprenditore cesenate è importante: “Noi siamo una squadra, io credo nel lavoro di gruppo, nella responsabilità sociale dell’impresa, nella qualità della vita anche dei dipendenti, nei valori condivisi”. Ricorda la strada seguita da Adriano Olivetti? “Certo, è un maestro per me”.
Alessandri porta questo punto di vista anche fuori dalle mura aziendali: “Penso che l’Italia abbia bisogno di essere un Paese normale e che le imprese necessitino solo di questo. Un Paese dotato di senso civico e coscienza morale”. Valori che, sostiene Alessandri, orientano ogni giorno il suo agire di imprenditore, perché “in fondo facendo bene si fa meglio e si guadagna anche di più”. Le prosepttive 2011 sembrano confermare questa previsione: “Nei primi quattro mesi dell’anno abbiamo registrato un incremento del 18% e stiamo investendo molto in Asia e Brasile”.
E il futuro di Technogym come assetti proprietari quale sarà? “Noi abbiamo fatto tutti i passi necessari per andare in Borsa, abbiamo un partner finanziario e manageriale, Candover, con il 40%, ma la decisione non l’abbiamo presa e non è all’ordine del giorno. Per ora quindi non se ne parla, però mai dire mai”. Ipotesi di vendita? “Lei venderebbe suo figlio? No, assolutamente no”. Progetti di acquisto? “valutiamo sempre quello che può esserci utile: nuovi prodotti o partner strategici per radicarci nei mercati”. Insomma, Alessandri non teme nemmeno il passaggio generazionale? “Nemmeno. I miei figli sono giovani e faranno quello che vogliono nella vita. L’importante è che, come me, inseguano i loro sogni. Non voglio che facciano gli imprenditori per forza perché imprenditori si nasce”.