Al ministero delle Infrastrutture, si respira “l’aria del cambiamento”. Paradossalmente però, nelle ultime 24 ore queste parole sembrano aver invertito a 360 gradi il loro significato originario. Erano state utilizzate per parlare della nuova era inaugurata con il passaggio dei poteri dal Governo PD a quello formato da Cinque Stelle e Lega. Oggi però a Piazzale di Porta Pia il cambiamento è il ritorno di un ministro PD alla guida delle Infrastrutture e dei Trasporti. Si tratta di Paola De Micheli, una delle sette donne che compongono l’Esecutivo Conte 2.
“Ostacoli politici ai cantieri non ce ne saranno più”, afferma con sicurezza la neo-ministra nel corso di un’intervista rilasciata a La Stampa. L’obiettivo delle sue parole è chiaro: marcare una netta inversione a U rispetto alle decisioni prese dal suo predecessore pentastellato, Danilo Toninelli, uno dei ministri più criticati dell’ex Governo gialloverde, che ieri ha detto addio alla poltrona di ministro con un post su Facebook dal tono amaro e polemico.
Si parte dalla Tav, su cu l’ex ministro, dopo un’anno di No e discussi dossier costi-benefici, è stato costretto ad arrendersi di fronte al via libera del Premier, Giuseppe Conte, e al voto favorevole del Parlamento (con i voti di PD e Lega). “Ora l’opera deve procedere il più rapidamente possibile”, dice De Micheli al quotidiano torinese, palesando ancora una volta come la posizione del Partito Democratico sia sempre stata diametralmente opposta rispetto a quella dei pentastellati.
Di dossier importanti però, sul tavolo delle Infrastrutture ce ne sono parecchi. A partire dalla Gronda, la variante autostradale di Genova pensata per alleggerire il traffico sulla tratta che interessa anche il ponte Morandi. Toninelli lo scorso 22 agosto l’aveva bocciata dopo un’analisi costi-benefici, suggerendo “opzioni più efficienti”. De Micheli cambia rotta: “Sono contraria alla cosiddetta mini-Gronda, perché significherebbe perdere almeno altri 6 anni attorno a un progetto pronto. Non vedo problemi tecnici insuperabili, anche se quel dossier rientra nel tema più generale della revisione delle concessioni”.
E a proposito di concessioni, la neo ministra dovrà affrontare pure uno dei casi che nell’ultimo anno ha inasprito il dibattito politico: quello relativo alle concessioni in mano ad Autostrade per l’Italia, controllata di Atlantia. De Micheli sembra chiudere definitivamente la porta a una possibile revoca: “Nel programma di Governo c’è scritta una parola precisa e molto diversa: revisione. Dobbiamo rafforzare gli investimenti, la sicurezza e ridurre i costi per gli utenti”. Una posizione che per Atlanta suona come una “rassicurazione”. Non a caso, a Piazza Affari, il titolo della società dei Benetton guadagna l’1,44% mettendo a segno una delle migliori performance del Ftse Mib.
Ultimo capitolo importante: i porti. In realtà si tratta di un tema su cui le decisioni dovranno essere condivise con altri due ministeri, Interni e Difesa, ma De Micheli non ha dubbi: “Quella dei porti chiusi è stata una narrazione distorta della realtà, utile solo alla propaganda di Salvini. Uno slogan senza senso che serviva solo a nascondere la verità: l’80% dei migranti approda su piccole barche di cui non si accorge nessuno”. Il vento del cambiamento continua a soffiare.