La “Tata Consultancy Services” (TCS) – la società di outsourcing domiciliata a Mumbai, in India – ha appena annunciato che assumerà 1.200… americani. Di solito le società di outsourcing, dice la saggezza convenzionale, tolgono posti di lavoro nei paesi dei loro clienti occidentali, offrendo di fare lavori impiegatizi (smaltimento di pratiche di rimborsi medici, sviluppo di software, ticketing…) in India o altrove a una frazione del costo che i clienti sopporterebbero nel loro paese. Ma quel che sta facendo la TCS sottolinea ancora una volta come la libertà degli scambi – anche nei servizi – sia alla fine benefica per tutti. La TCS ha acquisito esperienza e competenza ed è in grado di far risparmiare costi anche operando nei paesi dei clienti. Le sue filiali in America quindi assumeranno americani, invertendo il flusso. La sua rivale – sempre indiana – “Infosys Technologies” si sta espandendo in Cina: a Shanghai costruirà un nuovo ufficio per circa 7mila impiegati. L’”insourcing” denota di solito un processo inverso all’outsourcing: la decisione originale di spostare parte dei processi produttivi all’estero viene cancellata e i posti vengono rimpatriati. Ma può anche denotare, come in questo caso, un percorso differente. La società che riceve le commesse di outsourcing cresce così tanto che si permette di spostare parte delle operazioni nei paesi dei committenti.
http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303714704576385150117957570.html?mod=djemITPA_h