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Tassonomia decisiva per il Green Deal europeo

Passare ad una economia verde, cioè ridurre e poi azzerare entro il 2050 le emissioni di Co2, non sarà una passeggiata. Bisogna affrontare il tema con razionalità e realismo per evitare che certi eccessi ideologici portino ad un blocco della crescita economica, con gravi ripercussioni sociali, condannando così all’insuccesso la stessa transizione verde. Per questo due associazioni che hanno sempre affrontato i temi ambientali con la concretezza delle analisi tecniche ed economiche come Italia più Verde presieduta da Chicco Testa e FOR – Fondazione Ottimisti e Razionali – guidata da Claudio Velardi, hanno inviato una lettera-appello al presidente del Consiglio Mario Draghi, ai ministri Cingolani e Di Maio, e al sottosegretario Amendola per richiamare l’attenzione del nostro Governo sulla imminente decisione che Bruxelles dovrà adottare sulla “tassonomia verde”.

La tassonomia definisce le fonti e le tecnologie energetiche sostenibili dal punto di vista ambientale e che, quindi, possono accedere ai finanziamenti sia pubblici che privati. Infatti anche tutte le istituzioni finanziarie private, in base al Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) adottato nel 2019, sono tenute a rispettare le indicazioni provenienti dalla UE su quali investimenti sono ritenuti verdi e quali no.

Negli ultimi mesi si è accesa in Europa una dura battaglia in particolare su tre fonti che secondo alcuni dovrebbero essere giudicate verdi mentre alcuni ambientalisti estremisti si oppongono. Si tratta del nucleare, del gas, e delle tecnologie di cattura e stoccaggio della Co2: la lettera di Italia più Verde e FOR  spiega che escludere il nucleare dalla tassonomia verde è del tutto privo di giustificazioni tecniche. Infatti il nucleare non ha emissioni carboniche e inoltre è poco dipendente dalle oscillazioni di prezzo dei combustibili fossili. Basta un solo dato per spiegare il peso che il nucleare potrebbe avere nella lotta contro le emissioni di Co2: l’intensità carbonica della generazione elettrica in Francia (con il 75% della elettricità prodotta da fonte nucleare) è di 56 grammi di Co2 per Kilowattora contro una media europea di 278 grammi. Ma le conseguenze di una esclusione del nucleare sarebbero ancora più gravi dal punto di vista della ricerca di soluzioni più sicure e più competitive di generazione nucleare sulle quali molti paesi stanno lavorando.Infatti sarebbe praticamente impossibile per le aziende europee accedere ai finanziamenti per gli studi e le sperimentazioni.

 E’ del tutto evidente che il gas dovrà svolgere per molti anni ancora un ruolo di accompagnare la transizione verso l’azzeramento delle emissioni. Già oggi la sostituzione delle centrali a carbone con il gas avrebbe l’effetto di ridurre le emissioni di oltre due terzi. Non solo ma le centrali a gas sono indispensabili per supplire ai deficit di generazione dalle rinnovabili, come succede quando c’è calma di vento o uno spesso strato di nubi. Inoltre il gas è indispensabile per implementare la strategia comunitaria sull’idrogeno in quanto quello “blu” è per ora l’unico possibile e economicamente sostenibile. Non finanziare la ricerca e gli impianti per far arrivare il gas in Europa esporrebbe i nostri paesi a pericolose crisi di prezzo, come sta avvenendo in questi ultimi mesi.

Dovendo quindi procedere con la necessaria gradualità alla decarbonizzazione è quindi importante che sia riconosciuto un ruolo al gas e che si possano classificare come verdi anche le tecnologie di cattura e stoccaggio della Co2 che già esistono e sono essenziali proprio per poter utilizzare il gas nei prossimi anni.

Nello scontro che si sta svolgendo in Europa tra i paesi che difendono il nucleare, capitanati dalla Francia, quelli che puntano sul gas e quelli che invece vogliono solo rinnovabili. Il Governo italiano per il momento non ha preso posizione. Ma gli interessi del paese richiederebbero un pronunciamento deciso in favore di un approccio graduale e realistico che passa dall’inserimento nella tassonomia di nucleare, gas, e stoccaggio Co2.  E non si tratta solo di rallentare un processo che tutti ritengono indispensabile. Si tratta di capire a fondo la complessità dei problemi che dobbiamo affrontare. Bisogna prendere atto che per il momento non possediamo tutte le tecnologie necessarie alla eliminazione delle emissioni nocive. Che ci dovranno essere per forza delle tappe intermedie che comunque, come peraltro è già avvenuto, porteranno ad un forte rallentamento delle emissioni. Soprattutto bisogna capire che l’estremismo danneggerebbe lo stesso processo di transizione in quanto provocherebbe dei guasti economici tali da suscitare una reazione avversa da parte della pubblica opinione. La lettera è stata firmata da decine di persone delle più varie tendenze professionali e culturali. Chi volesse aderire può entrare nei siti di Italia più Verde e FOR per partecipare e dare diffusione al tema. 

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