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Tassi Usa, Fed più cauta su rialzo

La nuova tempesta delle Borse e il rallentamento dell’economia asiatica sta spiazzando le previsioni della Federal Reserve. Eric Rosengren, presidente della Fed di Boston, ha manifestatato prudenza:”Indicazioni di un’economia globale piu’ debole aumentano l’incertezza sulle stime di crescita dell’economia e dell’inflazione dei governatori” della Fed, ha detto in un discorso tenuto a New York. Ciò potrebbe condizionare la modalità con la Fed decide di procedere a un rialzo dei tassi. Rosengren non ha fatto trapelare alcuna preferenza in merito alla tempistica di una stretta, ma ha spiegato che l’outlook della Fed “deve tenere conto dei recenti sviluppi, inclusi i dati che suggeriscono un rallentamento delle economie stranierie insieme a prezzi volatili dell’azionario e al calo di quelli delle materie prime”, due fattori, questi ultimi, che indicano “un’economia globale più debole”. I problemi all’estero, ha continuato, “potrebbero suggerire una revisione al ribasso delle stime che è ampia a sufficienza da sollevare preoccupazioni su un probabile peggioramento dei mercati del lavoro”.

 Questo fattore pone dubbi su quando la Fed riuscirà a centrare il suo target di inflazione al 2%. Per Rosengren, lo spostamento “di un paio di mesi” di una stretta ha un impatto limitato, come dimostrato da “modelli macroeconomici dell’economia”. Anche per lui, è il passo con cui i tassi torneranno a crescere ad essere più importante di quando inizieranno a salire.

In sostanza Rosengren sostiene che la frenata delle economie, Cina in testa, può costringere la banca centrale a rivedere al ribasso le stime di crescita e le previsioni sull’inflazione: l’esatto opposto delle valutazioni fatte da Stanley Fischer, numero due della banca, a Jackson Hole. In questa cornice ad alto grado di confusione cresce l’attesa per le parole di Mario Draghi, al termine del direttorio Bce di domani.

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