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Tassi: scendono quelli di mercato, calano quelli sugli investimenti. E la zavorra è il carico fiscale

Pixabay

L’effetto dell’allentamento di politica monetaria della Bce, fattosi progressivamente più consistente a partire dallo scorso ottobre, a luglio ha trovato una stabilizzazione. È quanto ha rilevato l’Associazione bancaria italiana (Abi) nel rapporto mensile di luglio. L’Abi ha registrato che nei primi 11 giorni di luglio il tasso Euribor a 3 mesi è stato in media del 3,70% (3,72% a giugno) e in diminuzione di 30 punti base rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023. Di conseguenza, da una parte si alleggerisce la rata di chi ha sottoscritto mutui a tasso variabile, dall’altra diminuisce anche il rendimento dei titoli di Stato. Il peso della tassazione resta importante.

La zavorra della tassazione, vicina al 60% dell’investimento

Se la discesa dei tassi ufficiali è un toccasana per molti settori, a iniziare dai mutui, resta tuttavia una consistente zavorra, già sottolineata dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli in occasione dell’Assemblea annuale dell’associazione: quella rappresentata dal carico fiscale. “I risparmiatori in Italia subiscono una pesante tassazione che spesso li orienta ad investire all’estero” e che va quindi ridotta, ha detto Patuelli spiegando che attualmente “i risparmiatori che investono a medio e lungo termine subiscono una tassazione di quasi il 60% dell’investimento totale sommando l’Ires, l’addizionale del 3,5% e quelle locali, la cedolare secca sui dividendi, l’Irap, l’Imu e l’imposta del bollo. Il risparmio investito in strumenti di liquidità delle banche è indispensabile per erogare prestiti, ha aggiunto il presidente Abi. “Quando si parla di tassazione su società a responsabilità limitata e società per azioni, le aziende pagano il 24% più Irap, e gli investitori pagano il 26% nel momento in cui ricevono la distribuzione” ha detto Luigi Melloni, partner dello studio di consulenza tax e corporate Rlvt a Mf, prendendo ad esempio le azioni: ad esempio tramite cedole. “Su 100 di valore aggiunto per il sistema economico”, aggiunge l’esperto, “50 se ne va in tassazione”.

La tassazione sugli investimenti: dal 12,50% al 26%. L’eccezione dei Pir

La tassazione più conveniente è quella sui titoli di Stato, per tutti al 12,50% a cui occorre aggiungere, come per tutti gli investimenti, l’imposta di bollo del 2 per mille. Per tutti gli altri investimenti la tassazione è del 26%, con la sola eccezione dei prodotti previdenziali/fondi pensione per i quali è del 20%. Gli investimenti in strumenti di risparmio gestito come fondi ed Etf, di norma tassati al 26%, beneficiano della tassazione di vantaggio al 12,5% per tutta la parte investita in titoli di Stato. E poi ci sono i Pir, i Piani individuali di risparmio, ordinari e alternativi, i quali se vengono rispettati alcuni vincoli (per esempio, la detenzione in portafoglio di almeno cinque anni e l’investimento prevalente in imprese italiane) è previsto un completo regime di esenzione.

Il calo dei tassi sui mutui, ma anche sui rendimenti di Bot e Btp

Il rapporto Abi pubblicato stamane mostra a luglio un tasso sui Bot a sei mesi in media del 3,60% (3,59% nella media di giugno) e in calo di 45 punti base rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023 il tasso sui Btp è stato in media del 3,96% (3,95% a giugno) e in diminuzione di 103 punti base rispetto al valore massimo registrato sempre a ottobre dello scorso anno. La diminuzione dei tassi ha avuto certamente effetti sul tasso medio per acquisto di abitazioni, diminuito al 3,56%, rispetto al 3,61% di maggio 2024 e al 4,42% di dicembre 2023, mentre il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è diminuito al 5,25% rispetto al 5,38% di maggio 2024 e al 5,45% di dicembre 2023 mentre il tasso medio sul totale dei prestiti (quindi sottoscritti negli anni) è sceso al 4,77% dal 4,80% del mese precedente., mentre il tasso Irs a 10 anni (molto usato nei mutui) è stato in media del 2,82% (2,79% a giugno) e in diminuzione di 70 punti base rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023 e

Cresce la raccolta indiretta delle banche

La raccolta indiretta, cioè gli investimenti in titoli custoditi presso le banche, presenta un incremento di circa 213 miliardi tra maggio 2023 e maggio 2024 (134,8 miliardi famiglie, 20 miliardi imprese e il restante agli altri settori, imprese finanziarie, assicurazioni, pubblica amministrazione). A giugno 2024 la raccolta a medio e lungo termine, tramite obbligazioni, è cresciuta rispetto ad un anno fa del 14,9% (+18,4% nel mese precedente). I soli depositi, nelle varie forme, a giugno 2024 sono cresciuti dell’1,4% su base annua (-0,8% il mese precedente). La raccolta diretta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) a giugno 2024 è risultata in aumento del 3,0% su base annua, proseguendo la dinamica positiva registrata da inizio anno (+1,4% a maggio 2024).

I tentativi in campo per sostenere gli investimenti finanziari

Anche la politica si sta interessando al sostegno del risparmio italiano, inteso come motore di crescita economica, avviando alcuni progetti, come anche suggerito dal Manifesto per lo sviluppo dei Mercati dei Capitali redatto da Equita, Borsa Italiana e Bocconi. “Abbiamo lavorato per rafforzare gli strumenti di finanza alternativa proprio nell’ottica di favorire gli investimenti nell’economia reale nazionale” ha detto a Mf Giulio Centemero, membro della commissione Finanze in quota alla Lega. “Per esempio l’abolizione dell’unicità di possesso dei Pir, ottenuta nel dl Anticipi, va nella direzione di sgravare gli investimenti nell’economia reale”. Il prossimo passo, aggiunge, “è quello di creare i Pir Evergreen“.

Centemero sostiene inoltre il superamento della Tobin Tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie, “al fine di favorire l’efficienza dei mercati finanziari nazionali e la liquidità delle imprese che vi operano”. E poi c’è la Delega Fiscale, nell’ambito della quale è stato approvato circa l’80% dei decreti attuativi: “Per quanto riguarda principi e criteri direttivi per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche, i redditi di natura finanziaria, è stata inserita anche l’armonizzazione della disciplina sui redditi di natura finanziaria, prevedendo un’unica categoria reddituale sulla base del principio di cassa”, riporta MF.

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