Non solo l’industria. Perdono colpi anche i servizi, cioè il motore della crescita Usa, finora indenni dalla frenata generale che ha investito l’economia globale. L’indice ISM dei direttori degli acquisti delle aziende statunitensi dei servizi è precipitato su livelli che non si vedevano da tre anni, in linea con i dati europei degli ultimi giorni.
Ma la novità, lungi dal deprimere il mercato, ha dato il via agli acquisti a Wall Street, che ora scommette su un nuovo taglio dei tassi già ad ottobre. Una svolta probabile, se non inevitabile, se i dati sull’occupazione e sul mercato del lavoro Usa, in arrivo alle 14 e 30 confermeranno il rallentamento dell’economia. Ma il taglio, invocato con forza dai mercati, non convince tutti: il governatore della Fed di Chicago, Charles Evans, nota colomba, stavolta si schiera con chi ritiene inefficace un nuovo taglio, comunque insufficiente a contrastare la caduta dei commerci scatenata dalla guerra sui dazi, che ormai si è allargata all’Europa.
“INDAGATE SU BIDEN”, LA RICHIESTA A XI
Una svolta potrebbe esserci la prossima settimana, quando una delegazione cinese arriverà a Washington accolta da una richiesta di Trump: indagate sui traffici del figlio di Joe Biden, già all’origine dell’Ucrainagate, con la Bank of China. La campagna elettorale Usa, ad un anno abbondante dal voto, pesa sempre di più sull’economia: è ormai evidente che Donald Trump userà ogni mezzo per vincere e lo stesso faranno i suoi nemici. In questa cornice i mercati si avviano a chiudere una settimana contrastata, all’insegna di una crescete incertezza.
TOKYO CEDE IL 2,7% NELLA SETTIMANA
Mercati asiatici dimessi, in attesa della riapertura a prossima settimana, delle Borse cinesi. Debole Tokyo (-0,3%), zavorrata dagli acquisti sullo yen (106,80 sul dollaro) tradizionale porto sicuro per le Borse del Pacifico. Nella settimana l’indice Nikkei lascia sul terreno il 2,7%.
Giù anche Hong Kong (-0,2%). La polizia ha vietato l’uso di maschere o altri bavagli per evitare il riconoscimento. Difficile che la misura possa impedire il 18° sabato consecutivo di protesta. L’indice della fiducia è precipitato ai minimi.
Debole anche Sidney, timido rimbalzo del Kospi coreano. Tra i movimenti di rilievo di questa mattina, il -0,7% del cross dollaro won coreano.
La banca centrale indiana dovrebbe procedere ad un nuovo taglio del costo del denaro.
RIMBALZA IL NASDAQ, FRENA IL PETROLIO
Finale in recupero ieri delle Borse Usa. Ieri sera l’S&P500 ha chiuso in rialzo dello 0,8%, sui massimi della seduta. Dow Jones +0,47%. Il Nasdaq, in ribasso dell’1% in avvio di seduta, al termine delle contrattazioni, ha segnato un guadagno dell’1,12%, un recupero giornaliero dal negativo al positivo che non ha precedenti nell’ultimo anno e mezzo.
Il rimbalzo delle azioni di ieri pomeriggio è avvenuto in concomitanza con il rally anche delle obbligazioni. Il rendimento del Treasury Note a dieci anni, che si muove all’inverso del prezzo, è a 1,53%, minimo delle ultime quattro settimane.
Brilla ancora l’oro, salito a 1.510 dollari l’oncia.
In frenata il petrolio che in settimana ha perduto il 5,8%: il Wti tratta stamane a 52,64 dollari, ai minimi da luglio. Eni ha chiuso in calo dell’1,09%.
L’euro dollaro sale da inizio settimana, anche se in Europa, proprio ieri le aspettative a cinque anni dell’inflazione hanno toccato un nuovo minimo storico. Stamattina l’euro è scambiato a 1,097.
DAZI, A GUADAGNARCI È SOLO AIRBUS
Chiusa Francoforte in occasione della festa per la riunificazione tedesca, sui listini europei è arrivata ieri l’attesa stangata dei dazi in arrivo da Washington per la condanna di Airbus. Ora l’Europa dovrà decidere la risposta: o puntare ad un compromesso, confidando nella condanna di Boeing di fronte al Wto per un’infrazione analoga a quelle commesse da Airbus, o rispolverare una vecchia condanna degli Usa (4 miliardi di dollari) mai fatta eseguire. Una scelta non facile nel timore di nuove richieste Usa sul fronte dell’import di auto tedesche, un vecchio pallino di Donald Trump. Ma sul fronte dei commerci le sorprese sono in agguato: le multe di Trump non hanno danneggiato Airbus, +4,5% a Parigi quando è emerso che il colosso europeo dei cieli non sarebbe stato colpito da misure punitive perché i produttori incriminati vendono prodotti nella filiale in Alabama. Sta a vedere che le eventuali sanzioni su Volkswagen, che opera da Chattanooga (Tennessee), colpiranno salami e vini italiani.
LONDRA -0,6%. LA UE VERSO IL NO A JOHNSON
Piazza Affari (+0,06%) ha archiviato la seduto con un modesto rialzo a 21.311 punti.
L’effetto Airbus ha consentito a Parigi, la piazza più colpita alla vigilia della multa, di chiudere la seduta con un rialzo dello 0,30%. In rosso Madrid (-0,11%).
Ha fatto peggio Londra (-0,63%). L’Unione Europea ha rifiutato il piano di Boris Johnson sulla Brexit. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha dichiarato che l’Ue è aperta a ulteriori negoziati con la Gran Bretagna ma non ha trovato convincenti le ultime proposte di Londra. “Appoggiamo pienamente l’Irlanda: restiamo aperti ma ancora poco convinti,” ha twittato Tusk.
L’INFLAZIONE UE PRECIPITA AI MINIMI DI SEMPRE
L’indice PMI sulle aspettative dei direttori degli acquisti della zona euro è sceso sui minimi da inizio anno a 51,6.
In agosto i prezzi alla produzione sono scesi più del previsto e l’aspettativa sull’inflazione a cinque anni ha toccato i minimi della storia a 1,13%, 13 punti base meno del valore precedente l’annuncio delle misure di contrasto della deflazione della Bce di metà settembre.
“La Banca centrale europea – ha ammonito ieri il governatore Ignazio Visco – non può rischiare di perdere il controllo delle aspettative di inflazione in un contesto economico in deterioramento”. Specie “in un contesto di debiti alti sia pubblici sia privati”.
Ma il rischio deflazione non ha impedito il boom della domanda sui Btpei agganciati all’andamento dei prezzi: a fronte dei 4 miliardi offerti mercoledì la domanda ha superato i 22 miliardi di euro.
IL RENDIMENTO DEL BTP SCENDE ALLO 0,83%
Mercato obbligazionario ieri a passo ridotto, vista la chiusura di Francoforte. Ma il rendimento dei Btp decennali scende comunque a 0,83% da 0,90%.
In chiusura lo spread è a 142 punti base dai 145 della vigilia.
BANCHE IN MOVIEMENTO. RIFLETTORI SU MEDIOBANCA
A far galleggiare Milano sopra la parità sono state le
banche: in evidenza Banco Bpm (+2,8%), sostenuto dall’ipotesi di
un’aggregazione con Ubi Banca (+0,5%). Giandomenico Genta, presidente della
Fondazione Cassa Risparmio di Cuneo, primo azionista di Ubi con una quota del
5,9%, ha sostenuto che, nell’ambito di un inevitabile processo di
consolidamento, l’istituto dovrà esaminare tutte le opzioni possibili di
M&A, compresa Banca Mps e Bper Banca (+1%).
Mediobanca avanza dell’1,6%. La Delfin di Leonardo Del Vecchio sarebbe già
arrivata al 10% ma il re degli occhiali sarebbe intenzionato a chiedere il
permesso alla vigilanza della BCE di arrivare al 20%.
Unicredit (-0,2%) ha lanciato un bond senior preferred da 5 anni e mezzo per 1 miliardo di euro, che ha attratto ordini per oltre 2 miliardi. Il tasso è stato fissato a 90 punti base sul midswap. L’emissione è stata prezzata a 99,919%, con cedola fissa dello 0,50%.
RIMBALZA MONCLER MA L’AUTO TEME UNA STANGATA USA
Si rianima Moncler (+0,9%), risalita dai minimi da gennaio. Secondo gli analisti di Bernstein, tra le aziende del lusso, quelle di medio-piccole dimensioni come Moncler, Ferragamo (+0,37%) e Tod’s (-2%) saranno probabilmente le più colpite dai disordini a Hong Kong. Sale invece Brunello Cucinelli (+1,92%).
Resta debole l‘auto, colpita dai timori per le tensioni sui dazi. Fca e Pirelli perdono rispettivamente l’1,36% e lo 0,5%. Per Equita i dati auto Usa di Fca nel terzo trimestre sono positivi e consentiranno di confermare le previsioni 2019, anche se la visibilità del mercato nei prossimi mesi resta più che incerta, viste le incognite geopolitiche.
TAMBURI RECUPERA, GUERRA DI SPAGNA PER MEDIASET
Banca Akros ha confermato il giudizio buy su Tamburi (+3% a 6,19 euro), alzando il prezzo obiettivo a 7,2 euro da 5,9 euro.
Male Mediaset, che lascia sul terreno l’1,58%, mentre la controllata spagnola è scesa sotto 5,8 euro, ben lontana dal prezzo (6,54 euro) per esercitare il diritto di recesso per chi non intende partecipare alla holding.
Rimbalza Bio-On (+8,89% a 9,8 euro) dopo i recenti ribassi legati ai risultati che hanno evidenziato una caduta nelle vendite del semestre.