L’ora del rialzo dei tassi è arrivata. Stasera Jerome Powell illustrerà i piani di battaglia della Fed. Domani toccherà alla Bank of England, preceduta ieri dalla Royal Bank of Australia. E cresce la pressione sulla Bce. Isabel Schnabel, membro tedesco della banca, dichiara stamane su Handelsblatt che “è possibile un aumento a luglio”. Insomma, è l’ora dei falchi: i mercati scontano un aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti di almeno 50 punti base, portando l’aumento del costo del denaro nella forchetta di 0,75% – 1%. Sembra improbabile che la Banca centrale americana possa alzare i tassi di 75 punti base con il rischio di indebolire ulteriormente l’economia domestica. I mercati attendono, rassegnati, l’avvio della stretta che inciderà anche sull’abbondante liquidità del bilancio della Fed.
Sono intorno alla parità le borse dell’India, della Corea e dell’Australia. Restano chiusi per festività i mercati della Cina e del Giappone. Questa assenza limita o condiziona gli scambi sulle obbligazioni.
A Hong Kong, l’indice Hang Seng Tech è in calo del 3%. Didi Global, la Uber cinese sbarcata a Wall Street la scorsa estate con un’Ipo miliardaria, è stata messa sotto inchiesta dalle autorità finanziarie degli Stati Uniti: nel post market il titolo della società delle consegne e dei recapiti è arrivato a perdere il 7%, dal prezzo del debutto è in calo dell’85%. L’indice Hang Seng di Hong Kong perde l’1,3%.
Poco mossa ieri Wall Street; S&P +0,48%, Nasdaq +0,22%, Dow Jones +0,20%. I future di Wall Street, così come quelli delle borse europee, sono intorno alla parità.
Il Treasury Note a dieci anni è poco mosso a 2,97% di rendimento.
È stata una giornata importante per la politica Usa. L’attenzione è rivolta allo scoop di Politico, che ha rivelato come la maggioranza della Corte Suprema (5 su 9) sia orientata a revocare il diritto all’aborto. Anche l’esito delle primarie in Ohio è largamente favorevole alla destra. I candidati sponsorizzati da Donald Trump hanno vinto con ampi margini le primarie in Ohio. L’ex consigliere del tycoon Max Miller si aggiudica le primarie per la Camera, mentre l’ex venture capital, JD Vance, quelle per il Senato.
Poco mossi gli altri dati macro:
- Il dollaro è quasi invariato. Il cross sull’euro è poco sopra quota 1,051.
- Petrolio WTI in rialzo dell’1% a 103,5 dollari il barile.
- Resta giù l’oro, a 1.863 dollari l’oncia.
- Bitcoin in lieve rialzo intorno ai 38mila dollari.
Il bund sopra l’1%, aumenta la pressione sui Btp
“La prospettiva di una stretta sugli acquisti della Bce rischia di far salire il costo del debito. I paesi come l’Italia corrono un doppio rischio: l’aumento della spesa e il calo della crescita”. Così il Financial Times commenta il peggioramento, finora contenuto, delle condizioni finanziarie della Corporate Italia.
Ieri intanto sono arrivati altri segnali del surriscaldamento dell’inflazione. I prezzi alla produzione nell’area euro sono saliti del 5,3% a marzo, in fortissima accelerazione dal +1,1% di febbraio. Il consensus si aspettava un incremento del 5% mese su mese.
L’aumento dei prezzi, combinato con l’attesa delle decisioni della Federal Reserve, fa cadere un altro muro storico: il rendimento del decennale tedesco è salito fino al’1%, ai massimi dal 2015, per ridimensionarsi poi a +0,95%.
Il tasso del Btp 10 anni chiude a +2,84%, per uno spread stabile a 189 punti base.
Nell’attesa delle decisioni di Jerome Powell l’euro-dollaro appare poco lontano dai minimi da cinque anni, in area 1,052.
Oil, Ue verso l’embargo (salvo Ungheria). Draghi: basta unanimità
Tra le materie prime il petrolio è in ribasso (Brent -1,62%, 205,83 dollari al barile), mentre la Commissione Europea renderà note domani le sanzioni del sesto pacchetto contro la Russia. Tra i prodotti colpiti ci sarà il greggio: il periodo di grazia durerà fino al 31 dicembre 2022, ma da gennaio ci sarà lo stop completo con l’eccezione delle importazioni di Ungheria e Slovacchia, che sono estremamente dipendenti dal petrolio russo.
Il premier Mario Draghi ha detto che le istituzioni comunitarie non sono adeguate alla realtà che devono affrontare, invocando una revisione dei Trattati per passare da decisioni prese all’unanimità verso un sistema a maggioranza qualificata.
Mosca paga i bond in dollari
Alcuni detentori di eurobond sovrani della Russia hanno ricevuto il pagamento di due obbligazioni denominate in dollari che erano in scadenza il 4 aprile. Sembra che la Russia abbia cambiato approccio per evitare un default sulle obbligazioni venerdì, dopo che il ministero delle Finanze ha annunciato il pagamento di quasi 650 milioni di dollari dovuti in cedole e capitale ai titolari delle obbligazioni prima della fine del periodo di grazia, prevista per oggi. Un alto funzionario statunitense ha confermato che Mosca ha effettuato il pagamento senza utilizzare le riserve congelate negli Stati Uniti, aggiungendo che l’esatta origine dei fondi non è chiara.
Borse europee: l’andamento di martedì
Milano +1,61% rimbalza grazie a banche e auto
Piazza Affari coglie l’occasione di un rimbalzo grazie ad alcune trimestrali migliori delle attese, ai titoli bancari e all’automotive. Il principale listino milanese chiude in rialzo dell’1,61% e recupera la soglia psicologica dei 24mila punti, fermandosi a 24.242.
L’EuroStoxx 50 sale dello 0,8%.
A Francoforte allarme sulle materie prime; Covestro -6% in tilt
Bene Amsterdam (+1,66%) e Madrid (+1,86%). Più indietro Francoforte (+0,71%). L’indice della borsa tedesca è depresso dal -6% di Covestro, la società produttrice di materiale di base per la plastica ha rivisto al ribasso le previsioni sul 2022, il taglio è stato provocato dal mancato arrivo delle materie prime dalla Cina.
I conti di Bnp Paribas (+5%) spingono Parigi. Male il lusso
Il Cac40 di Parigi è in rialzo dello 0,8% al traino di BNP Paribas (+5%). La prima Banca della Francia chiude il trimestre con un aumento del 19,2% negli utili netti, grazie al forte incremento delle attività di trading.
Scendono ancora le società del lusso: Kering -1,6%, Hermes -2,5%.
Bp superstar dopo la svalutazione degli asset russi (25 miliardi)
In lieve calo Londra (+0,24%). BP guadagna il 6% a Londra nel giorno della presentazione dei dati del trimestre. Il risultato delle attività nell’oil&gas ha battuto le attese degli analisti, i quali avevano già messo in conto gli effetti dell’azzeramento della partecipazione in Rosneft, una decisione che ha portato ad una svalutazione da 25 miliardi di dollari. La società ha anche incrementato il piano di riacquisto azioni.
Il car sharing fa bene a Stellantis (+3,16%). Corre anche Cnh
Forti segnali di ripresa per Stellantis (+3,16%), che, in attesa della trimestrale di domani, mette a segno l’acquisto della società di car sharing Share Now, joint venture tra BMW Group e MercedesBenz Mobility; un buon modo per reagire allo stallo delle vendite delle quattro ruote sul mercato italiano. Free2move, altro marchio del car sharing del gruppo, conta su una flotta di 450 mila auto.
I risultati trimestrali danno sprint a Cnh (+3,39%): “Stiamo gestendo attivamente gli effetti legati all’aumento dei prezzi dei cereali, della potenziale carenza alimentare e dell’aumento dei costi energetici. Nonostante questi macro-fenomeni non aiutino, stiamo mantenendo la nostra guidance iniziale per il 2022”, ha commentato il Ceo Scott W.Wine, aggiungendo di prevedere che le pressioni logistiche e la carenza di semiconduttori “rimarranno sfavorevoli per tutto l’anno”. Avanza anche Iveco (+3,05%).
Mediobanca non si ferma. Al via l’asta per la piattaforma Bper
In gran spolvero le banche, grazie al rialzo dei tassi di mercato ed alla spinta di Paribas. A Milano guida la corsa Mediobanca (+3,26%), ancora in denaro dopo l’allungo della vigilia. Corre anche Banco Bpm (+2,63%). Bper (+1,56%) ha avviato le trattative per la cessione della piattaforma dei crediti npl. In rosso Unicredit (-0,13%).
Petroliferi superstar nonostante la tassa sugli extraprofitti
Svettano sul Ftse Mib i titoli petroliferi: Tenaris +4,57%. Intesa ha alzato il prezzo obiettivo da 9,8 da 17,3 euro confermando la raccomandazione add. Fa meglio Saipem, +5,12%.
Eni +2,49%. Il pacchetto di misure contro il caro energia varato ieri dal governo e che prevede la tassazione al 25% degli extra profitti da gas e petrolio non pesa sugli acquisti del cane a sei zampe. “L’impatto potrebbe ammontare per Eni a poche centinaia di milioni nel peggiore dei casi”, scrive Akros, ricordando che la compagnia ha garantito che la tassa non condizionerà la politica di remunerazione.
La Cina manda in rosso Ferragamo
Soffre il lusso, zavorrato dalla chiusura dei punti vendita in Cina. Ne risente soprattutto Ferragamo (-4,16%): Societe Generale ha tagliato il titolo della maison fiorentina da “hold” a “sell” in attesa della strategia del nuovo ad, mentre Banca Akros ha abbassato il target price e confermato il giudizio “neutral”. In rosso anche Tod’s (-3,8%) e Moncler (-2,10%).