La robusta reazione di Wall Street ai brillanti dati sul mercato del lavoro (235 mila nuovi post contro i 197 mila stimati) e la discesa del petrolio in vista del rialzo dei tassi Usa sono i due fattori che caratterizzano l’avvio della prima seduta della settimana finanziaria, che coincide con il tredesin de mars, la festa milanese dei fiori.
Tra quarantotto ore, infatti, la Federal Reserve annuncerà il primo dei rialzi dei tassi Usa nel 2017, che saranno almeno tre, come si legge in un report di Goldman Sachs in cui si conferma l’attesa di un rialzo per giugno e si anticipa la terza mossa a settembre, lasciando spazio per una quarta operazione a dicembre.
L’ascesa del tassi Usa e la conseguente forza del dollaro, oltre all’aumento delle scorte americane, hanno intanto favorito la brusca discesa del petrolio: stamane il greggio Usa tratta sotto i 48 dollari, per la prima volta da novembre, il Brent è poco sopra la barriera dei 50 dollari a quota 51 sui minimi da dicembre. La settimana scorsa c’è stata un’accelerazione nella messa in azione degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti, secondo i dati di Baker Hughes, sono saliti di 8 a 617 totali: è l’incremento settimane più forte da fine 2015.
SALGONO LE BORSE ASIATICHE, COSE TURCHE IN OLANDA
Dalla miscela di tassi in ascesa e titoli petroliferi sotto pressione è scaturito un cauto rialzo per le Borse asiatiche: la Borsa di Tokyo sale dello 0,1%. Hong Kong guadagna lo 0,9%, Shanghai dello 0,5%. Sale la Borsa coreana (+1%) nel giorno in cui la presidente Park Geun -hee, colpita dall’impeachment, ha lasciato il palazzo presidenziale.
Sarà senz’altro una settimana calda, segnata da numerosi incroci tra finanza e politica. Mercoledì 15, si terranno le attesissime elezioni olandesi, animate dall’improvviso e violento scontro con Erdogan. La volata finale coinvolge il premier Mark Rutte ed il Pvv di Geert Wilders, che promette un referendum per decidere l’uscita dalla Ue.
La temperatura politica dell’Unione Europa, già calda per la stagione elettorale, è destinata a salire domani, quando la premier britannica Theresa May potrebbe attivare l’articolo 50, cioè la proceduta di divorzio di Londra dall’Unione Europea. Il presidente del consiglio Ue, il polacco Donald Tusk, appena riconfermato (nonostante il voto negativo di Varsavia), ha già fatto sapere che Bruxelles è pronta a dettare le sue condizioni entro 48 ore. Poi si aprirà una trattativa, finanziaria e non, che si prospetta non facile. Venerdì, riflettori sul vertice dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali del G20, in programma a Baden-Baden, in Germania. Sabato parteciperà anche il presidente della Banca Centrale Mario Draghi.
NON SOLO FED: SI RIUNISCONO BOJ, BOE E LA BANCA SVIZZERA
A proposito di banche centrali, sono attese anche le decisioni sui tassi della Banca d’Inghilterra, di quella del Giappone e della Svizzera nonché dell’Indonesia. Ma il costo del denaro punta ovunque verso l’alto: se i Treasury Usa già scontano l’aumento dei tassi, meno evidenti sono le ragioni del rialzo delle obbligazioni dell’Eurozona nonostante le conferme dell’attuale politica monetaria della Bce.
Nelle sfumature delle affermazioni di Mario Draghi nella conferenza stampa dopo il vertice Bce gli investitori hanno letto segnali di possibili cambiamenti della politica monetaria: il rendimento del Bund decennale è salito allo 0,49% dallo 0,35% di venerdì scorso e quello del Btp decennale al 2,36% dal 2,09% (prezzo -2,3%).
OGGI VANNO ALL’ASTA I BTP, TASSI IN SALITA
In questa congiuntura cade l’asta odierna dei Btp a medio-lungo termine. Saranno offerti titoli a 3, 7 e 15 anni, più una parte dell’emissione settembre 2046. Alla fine della seduta di venerdì sul mercato grigio di Mts il nuovo 7 anni è stato scambiato a un rendimento in area 1,94%, control’1,59% del collocamento di un mese fa dell’attuale benchmark ottobre 2023. Sul secondario, il tre anni ottobre 2019 rendeva 0,41% contro lo 0,25% di un mese fa, il 15 anni settembre 2033 era a 2,96% contro il 2,53% del lancio via sindacato del titolo dello scorso 18 gennaio.
TRUMP LICENZIA BHARARA, IL GIUSTIZIERE DELL’INSIDER TRADING
Il presidente Trump ha licenziato in tronco Preet Bharara, il procuratore federale di New York che dal 2009 ha condotto tutte le inchieste contro i colletti bianchi.
Il ministro del Tesoro Usa Stephen Mnuchin chiederà al Congresso di alzare il tetto del deficit federale. Il nuovo budget consentirà a Trump di finanziare l’aumento della spesa militare (fino a 54 miliardi di dollari), mentre sono previsti tagli su quella sanitaria. Forti contrasti, secondo le indiscrezioni dei media, si stanno verificando all’interno della squadra di Donald Trump sulla politica commerciale: i falchi, guidati dal solito Steven Bannon (lo stratega delle notizie false) e Peter Navarro chiedono immediate e severe sanzioni a carico di Cina e Germania, per riequilibrare il deficit negli scambi. Nettamente contrario Gary Cohn, il capo dello staff del presidente.
GUBITOSI SALE IN ALITALIA, CDA CALDO PER IL SOLE
In Italia spicca il cambio della guardia in Alitalia. Mercoledì il board darà il primo via libera al nuovo piano industriale e nominerà alla presidenza Luigi Gubitosi, sponsorizzato dai soci bancari Intesa ed Unicredit. Il piano prevede una possibile riduzione del 10% dell’organico, attualmente composto da 12.600 addetti. L’obiettivo del piano: ritornare all’utile nel 2019 con ricavi previsti per 3,7 miliardi e una contrazione dei costi per 370 milioni.
SETTIMANA DEI CONTI PER LE BLUE CHIP DI PIAZZA AFFARI
Settimana ricca di appuntamenti per le società di Piazza Affari. Riflettori accesi oggi sulla trimestrale di Unicredit, in volo venerdì (+3,4%) sull’onda del giudizio di Rbs Capital che, dopo un’attenta analisi dei non performing loans e della loro copertura, ha stabilito che la situazione di Unicredit è migliore di quella di Intesa.
Numerosi gli appuntamenti della settimana per le blue chips di Piazza Affari. Mercoledì si terrà l’investor day dell’Eni. Nella stessa giornata ci sarà il Cda di Leonardo e di Poste Italiane. Giovedì tocca a Enel, Generali e Saipem. Oggi sono in programma anche i cda sui conti di Astm, Cir, Cofide, Eurotech, Gabetti, Ratti e Sias e Tod’s.
VOLKSWAGEN, RESA DEI CONTI IN VISTA PER PIECH
Da seguire anche i dati in arrivo dalle società tedesche: in settimana si riuniranno, tra gli altri, i vertici di Rwe, Lufthansa e Volkswagen. Non si parlerà ancora, in questa caso, di nomine ma, secondo la Bild le famiglie Porsche e Piech intendono rimuovere Ferdinand Piech dal consiglio di sorveglianza di Porsche SE, in cui le due famiglie hanno convogliato le loro partecipazioni in Volkswagen. Il patriarca del gruppo ha accusato il resto della famiglia, a partire dall’odiato cugino Wolfgang Porsche, di essere stato a conoscenza delle anomali dei diesel e di averle nascoste.
La Borsa di Milano ha chiuso la settimana in parità. Anche le altre Borse europee si sono mosse poco: Parigi invariata, Francoforte -0,6%.
Anche oggi non è in edicola il Sole 24 Ore per lo sciopero ad oltranza dei giornalisti che chiedono l’allontanamento del direttore Roberto Napoletano, inquisito assieme all’ex presidente del gruppo, Benito Benedini, all’ex ad, Donatella Treu, e ad altri sette manager nell’ambito dell’inchiesta per l’ipotesi di falso in bilancio aperta dopo che è stata accertata (e confermata in assemblea dallo stesso presidente Fossa) una diffusione nel 2015 inferiore del 38% a quanto dichiarato dall’editrice, il cui titolo è in calo del 38% dallo scorso ottobre.
Sembra che Napoletano, che si rifiuta di dare le dimissioni, abbia proposto di autosospendersi, ipotesi respinta dal Cdr. Oggi si terrà il Cda dell’azienda, presieduto dall’ex presidente di Confindustria Giorgio Fossa. Ma non s’intravvede una soluzione: Vincenzo Boccia continua a difendere Napoletano nonostante crescano i dubbi.