La Bce dovrà continuare ad alzare i tassi per il tempo necessario a spingere l’inflazione su un sentiero sostenibile verso l’obiettivo del 2%. A lanciare l’appello l’Ocse, l’organizzazione internazionale con sede a Parigi che ha riproposto per l’area euro una previsione di crescita dello 0,9% per quest’anno, che salirà all’1,5% nel 2023; e una di inflazione del 5,8% per quest’anno che scenderà al 3,2% il prossimo. Ma perché se l’inflazione è prevista in calo la Bce deve continuare ad alzare i tassi? Sia pure tra mille cautele, la politica monetaria deve restare restrittiva mentre i governi sono invitati a condurre una politica fiscale molto prudente per evitare di alimentare l’inflazione e introdurre riforme per aumentare la crescita potenziale, stimata in calo all’1,1% l’anno prossimo, dall’1,6% del 2020 e 2021.
Ocse alla Bce: “Avanti con la stretta monetaria”
L’ultima indagine economica dell’Ocse sull’Ue e sulla zona euro esamina il modo in cui le economie europee stanno reagendo agli shock esterni negativi e alle sfide che l’Europa si trova ad affrontare nel futuro. L’organizzazione internazionale sostiene l’attuale scelta della Banca centrale europea di “seguire” i dati macroeconomici assumendo decisioni passo dopo passo. “Le dimensioni e la durata della restrizione monetaria richiesta per abbassare in modo durevole l’inflazione sono incerte”, spiega il rapporto. L’Organizzazione internazionale riconosce poi la “portata delle vulnerabilità finanziarie, soprattutto in quei Paesi con alti livello di debito privato e una forte proporzione di mutui ipotecari a tasso variabile”.
Cruciale il ruolo della politica fiscale
Secondo l’indagine, data l’inflazione generalizzata e persistente, la politica monetaria e quella fiscale devono agire in sinergia per ridurre durevolmente le pressioni inflazionistiche. “La Banca centrale europea dovrà continuare ad alzare i tassi di interesse per il tempo necessario a spingere l’inflazione verso l’obiettivo del 2%, e questo significa stringere la politica monetaria tanto più quanto la politica fiscale resta così ampiamente accomodante”, sottolinea l’Ocse aggiungendo che “un ritardo nella chiarificazione delle regole europee di bilancio rischia di nutrire l’inflazione indebolendo le percezioni sulla necessaria stabilizzazione dei bilanci pubblici”. E segnala anche come i vari ritardi nell’attuazione del Pnrr “abbiano portato a una sottoutilizzazione dei fondi nel 2021 e nel 2022 rispetto ai piani iniziali, che potrebbe essere difficile da correggere e potrebbe mettere a dura prova la capacità di assorbimento dei paesi beneficiari”.