L’ansia da fisco colpisce tutti, prima o poi. Le tasse sono a posto? Ho dimenticato di pagare una multa e le sanzioni si moltiplicano? Arriverà un avviso che vedrò in ritardo, o (peggio) si perderà nei meandri del nostro condominio? Per stare tranquilli, o almeno sufficientemente tranquilli, conviene giocare d’anticipo. Non è difficile. In epoca di identità e domicilio digitale, che ormai costituisce un obbligo per tutti con relativi oneri nel senso di acculturazione informatica forzata ma anche di onori in termini di comodo accesso alla burocrazia che ci riguarda, è sufficiente qualche semplice accorgimento che periodicamente possiamo mettere in atto per sentirci al sicuro. Serve una guida? Eccola.
Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Entrate-Riscossione (sono due cose diverse, come vedremo qui di seguito), Fascicolo comunale del cittadino (con relative varianti a seconda di dove effettivamente abitiamo): sono i tre fronti da tener d’occhio, scrutandoli periodicamente. Almeno due o tre volte l’anno, se non abbiamo alcun segnale o sospetto di avvisaglia. Più spesso, se abbiamo qualche concreto dubbio di irregolarità.
Facciamolo in sequenza. Forti nel nostro Spid o della nostra Carta di Identità elettronica, che fino all’arrivo di un nuovo sistema unificato già annunciato dai nostri governanti costituiscono allo stesso tempo un obbligo assoluto per un cittadino consapevole e un’iscrizione-validazione automatica a tutti quei servizi della pubblica amministrazione a cui fino a poco tempo fa bisognava iscriversi separatamente uno ad uno. E nel frattempo attiviamo sul nostro telefono cellulare (è semplicissimo) l’Ap “Io”), la nostra “finestra” telematica interattiva su servizi pubblici nazionali e locali.
Primo passo: l’Agenzia delle Entrate
l’Agenzia delle Entrate è il primo livello della nostra casa istituzionale per la nostra esistenza fiscale. Nel corso degli anni il sito Web dell’agenzia si è perfezionato, ampliato e fortunatamente semplificato. Accedendo con lo Spid (o, in alternativa con la procedura e le credenziali previste per la Carta di identità elettronica) possiamo fare un’infinità di cose: dal controllo ed eventuale rinnovo dei contratti di locazione fino, appunto, al monitoraggio del buon fine o meno delle nostre dichiarazioni dei redditi, con annesso controllo delle nostre eventuali irregolarità.
Irregolarità che per la verità dovrebbero esserci automaticamente comunicate o con una raccomandata o con la più comoda e sicura modalità della Posta elettronica certificata (PEC), se abbiamo provveduto a dotarcene e soprattutto a validarla come mezzo ufficiale di comunicazione con l’intera macchina della burocrazia pubblica attivando – come assolutamente consigliabile a tutti – la nostra Identità Digitale.
In pratica facciamo così: clicchiamo sul link dell’Agenzia delle entrate-area riservata, validiamoci con lo Spid o la Cie, entriamo nel nostro “Cassetto Fiscale” e per cominciare andiamo direttamente nella funzione “L’ Agenzia scrive” a questo punto scrutiamo minuziosamente in tutti i campi di consultazione a disposizione partendo dalle due radici disponibili: “Invito alla compliance” e “Comunicazioni di irregolarità”, foriero quest’ultimo di possibili sgradite sorprese specie se siamo titolari di partita Iva. Se tutti questi campi risultano vuoti e le uniche scritte che ci vengono mostrate portano il termine “assente” possiamo o sbizzarrirci nella navigazione tra le altre molteplici funzioni del sito dell’Agenzia per prendere dimestichezza con le eventuali esigenze presenti e future oppure possiamo chiudere la sessione, passando al passo successivo.
Perché? Perché la consultazione del sito dell’Agenzia delle Entrate senza evidenze di irregolarità non certifica l’assenza di qualche problema a nostro carico. Per essere sufficientemente tranquilli dobbiamo sottoporci ad almeno altri due passaggi.
Secondo passo: l’Agenzia Riscossione
Vi ricordate Equitalia e il suo carico di tremori? Il secondo fronte di azione della macchina fiscale, quello della riscossione forzata, mantiene sotto altro nome due diverse caratteristiche un po’ subdole. La prima: si tratta in pratica di un passaggio di livello nelle procedure che ci assegna il fisco. L’Agenzia delle entrate fotografa e documenta dandoci in teoria il tempo per reagire, nel caso contestare oppure sanare pagando il dovuto. Ma in caso di pendenze non risolte ecco che l’agenzia delle entrate passa la mano al suo braccio esecutivo forzoso.
Equitalia dal 2017 è progressivamente scomparsa nella forma ma non nella sostanza. Oggi, sotto spoglie sostanzialmente analoghe anche se più efficienti e fruibili per il cittadino, si chiama Agenzia delle Entrate-Riscossione. Attenzione: i siti (Agenzia e Agenzia-Riscossione) sono diversi, le procedure sono diverse, le funzioni sono diverse. Ma soprattutto bisogna tener conto di una cosa fondamentale: nella nostra consultazione dell’Agenzia delle Entrate potrebbe risultare tutto a posto ma qualcosa che non va potremmo trovarla nell’Agenzia Riscossione, semplicemente perché una procedura è chiusa da una parte ed è stata trasferita per un’esecuzione forzosa dall’altra, oppure perché deriva da un canale tributario diverso da quelli direttamente gestiti dall’Agenzia dele Entrate.
Dopo aver controllato la nostra situazione sul sito dell’Agenzia delle entrate conviene dunque fare da capo la stessa identica cosa con l’Agenzia Riscossione: accesso al sito (diverso, lo ripetiamo), validazione con lo Spid o la Cie, consultazione. Come? In questo caso i passi sono questi: una volta sul sito bisogna validarsi cliccando in alto a destra su “accedi all’area riservata” e poi su “cittadini”. A quel punto è un gioco da ragazzi. Conviene andare direttamente su “situazione debitoria-consulta e paga” scandagliando prima il campo “da saldare” e poi su “procedure attivate”.
Se nulla compare siamo a posto. Altrimenti addentriamoci minuziosamente nei sottomenù di quello che ci viene proposto. Per capire esattamente la natura di quello che ci viene richiesto, qual è l’irregolarità che ci viene addebitata e a quando risale. Attenzione, nel caso di irregolarità per cui ci viene richiesto un pagamento. I controlli che dobbiamo effettuare sono principalmente due. Il primo riguarda l’eventuale effettiva nostra mancanza: diamo fondo gli archivi o cartacei o telematici che abbiamo conservato e cerchiamo di verificare se effettivamente il pagamento richiesto è stato da noi effettuato o meno. Nel primo caso navighiamo nel menu dell’Agenzia Riscossione, troviamo la funzione per l’invio di comunicazioni e inviamo in formato telematico (originale o scansione PDF) della certificazione del pagamento che ci viene richiesto ma a qui noi abbiamo invece assolto.
Seconda avvertenza: le richieste di pagamento sono effettivamente esigibili se sono passati meno di cinque anni dalla notifica effettivamente compiuta del pagamento a cui si riferisce la richiesta. Come comportarci in pratica? Può essere utile un esempio che si riferisce direttamente all’autore di questo tutorial. La consultazione dell’agenzia riscossione ha prodotto nelle scorse settimane la richiesta di un pagamento (che non compariva fino a qualche mese fa) per poco meno di 200 euro riferito ad una bolletta TaRi (tassa rifiuti urbani) di ben vent’anni fa. Il destinatario non è stato in grado di reperire l’attestato di quel pagamento e avrebbe potuto contestare la richiesta per termini ampiamente decorsi, ma ha comunque deciso, forse per eccesso di zelo, di chiudere la partita pagando.
Terzo passo: il “fascicolo” comunale
Detto ciò veniamo al terzo livello degli auto-controlli fiscali: riguarda il fisco e la burocrazia locale. Un perfetto esempio – conviene dirlo chiaramente – di discriminazione tra cittadini, fortunati e sfortunati, baciati dalla efficienza di qualche amministrazione e penalizzati dall’intollerabile arretratezza che segna molte parti del nostro paese. E non dipende da nord e sud, né da Comune piccolo o grande. Qui l’efficienza è veramente a macchia di leopardo.
Quasi tutti i grandi comuni hanno la loro “finestra telematica” a disposizione del cittadino. Molti piccoli comuni anche. Ma il funzionamento è altalenante. A Milano c’è il fascicolo del cittadino, un esempio di efficienza. Tasse locali e servizi, indicazioni e guide: tutto facile, con qualche piccolo inciampo periodico. A Roma c’è la casa digitale del cittadino, volenterosa ma confusa, complicata, ansimante nel funzionamento. Scrutiamo comunque quel che offre il nostro comune. Anche se è piccolo e sperduto potremmo avere qualche ottima sorpresa.
La procedura è analoga a quella che abbiamo illustrato per gli altri grandi servizi nazionali: Spid (o Cie) e validazione, consultazione ad albero, possibilità in molti casi di pagare e sanare le eventuali situazioni aperte. Tutto dipende da loro, ma anche dalla nostra doverosa buona volontà di tenerci al passo con la tecnologia che avanza.