Google, Facebook, Twitter, Amazon, Ebay: i colossi mondiali di internet finiscono nel mirino del governo Renzi, che vuole obbligarli a pagare le tasse sul fatturato prodotto in Italia. Oggi esistono tecniche legali di elusione fiscale che consentono a queste aziende di risparmiare un fiume di denaro: nel nostro Paese le società che operano online pagano al Fisco meno di 10 milioni di euro l’anno a fronte di un giro d’affari pari a 11 miliardi, ovvero meno dell’uno per mille. A livello mondiale, in media, versano in tasse meno dell’1% del loro fatturato.
Come riporta oggi Il Corriere della Sera, da qualche giorno sulla scrivania del premier Matteo Renzi c’è un piano fondato su precisi suggerimenti dell’Ocse e messo a punto dal sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti (Scelta Civica) mentre è tutta aperta la partita con il fisco italiano. Il progetto è in tre punti:
1) ritenuta alla fonte del 25% operata da banche e intermediari sui pagamenti a favore delle multinazionali con sede all’estero (Google Italia, ad esempio, opera come broker di pubblicità per la casa madre in Irlanda e paga le tasse in Italia solo sulle provvigioni, non sul valore dei contratti, ovvero su circa due milioni di euro invece che su alcuni miliardi);
2) credito d’imposta pari all’importo delle tasse versate in Italia nel paese di residenza delle società per evitare la doppia imposizione;
3) un’opzione alternativa per queste aziende è dichiarare una “stabile organizzazione” in Italia, con “un proprio bilancio e redditi imponibili”.
L’obiettivo è inserire questa proposta nel nuovo pacchetto di decreti legislativi di attuazione della delega per la riforma fiscale che il Governo presenterà a giugno. L’Esecutivo punta anche a dare copertura normativa agli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate e alle indagini delle Procure nei confronti dei grandi protagonisti dell’economia online.