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Tassa Ue sulla plastica e crescita rinnovabili: chi aiuta l’ambiente?

Il commissario Oettinger proporrà mercoledì il nuovo prelievo. Ma gli obiettivi sul 27% di energia verde al 2030 non sono scontati da raggiungere, anzi sembrano a rischio. Analisi dei costi-benefici sulle politiche più efficaci per limitare i danni all’ambiente

Tassa Ue sulla plastica e crescita rinnovabili: chi aiuta l’ambiente?

Tassa sulla plastica e sviluppo delle fonti rinnovabili: chi aiuta maggiormente l’ambiente?Günther Oettinger Commissario al bilancio della Commissione Europea e prima ancora all’energia, mercoledi prossimo presenterà la proposta di una tassa su uso e consumo della plastica nell’Ue. Dal 1 gennaio la Cina ha chiuso il mercato del riciclo e bisogna, quindi, ridurne il consumo – tassando –  a livello comunitario. In Italia non si è spenta ancora la strumentale polemica  sui sacchetti di plastica al supermercato, che da Bruxelles potrebbe allora arrivare la prima vera tassa europea per tutti. Oettinger la proporrà per esigenze del bilancio, ma da noi in piena campagna elettorale chi starà a sentirlo ?  

I problemi ambientali ed energetici dell’Ue in verità sono altri. L’inquinamento è un grande tema, ma 450 milioni di consumatori sono privi di una politica e di una linea comune che tenga insieme economia, ambiente, salute, sviluppo. Il traguardo del 2030 per la completa decarbonizzazione  e la transizione alle rinnovabili, comincia ad essere visto con sospetto. Un cammino un po’ meno certo di qualche mese fa. Vuoi per la ricerca di nuovi equilibri politici all’interno di Paesi decisivi dell’Ue, vuoi per spiccati interessi delle grandi aziende energetiche. L’Italia sul filo di lana della legislatura, ha messo al sicuro una buona strategia e potrebbe dare consigli ai partner nella prospettiva dell’economia circolare.  Ma consultando le  gli studi appropriati,  il panorama europeo incute timori.. L’ultimo report dell’Agenzia  Roland Berger  “Power to the People – The Future of Europe’s”  certifica che gli obiettivi sulle fonti rinnovabili è decisamente a rischio. Quel 27 % di energia verde da introdurre nel sistema economico è un traguardo verso cui si cammina troppo lentamente . Ci crediamo? Allora gli obiettivi possono essere perseguiti con la messa a punto di una regolamentazione energetica europea con impatti sull’ambiente, unica e condivisa.  Oggi ,invece, ogni Stato membro è responsabile delle proprie politiche energetiche – dice la Roland Berger – e le diverse strategie messe in campo mettono di fatto in pericolo le mete finali climatiche da raggiungere.  

 I ricercatori , in una prospettiva ben augurante per l’Europa dicono che entro il 2025 la  capacità degli impianti di stoccaggio in grado di compensare le fluttuazioni stagionali legate all’energia eolica e fotovoltaica passerà dai 400 megawatt per ora impiegata, a 50 gigawatt. Le imprese con il loro carico di costi devono sperare in una regolamentazione unica. Perché se vogliono davvero dare vita alla rivoluzione  verde  devono spingere per la  decentralizzazione dei sistemi energetici. Non si possono  governare simili processi dentro i confini nazionali. Serve un contesto che permetterà  ai “ privati di giocare un ruolo attivo nelle forniture energetiche grazie alla proliferazione degli impianti domestici”. Roland Berger che ha un business in 34 Paesi ha studiato anche le nuove aree di opportunità per stoccare le energie alternative e neutralizzare le sempre possibili criticità di sistema. In Italia sono nate molte start-up, ma non bisogna sottovalutare le opportunità di accordi aziende- clienti privati. Se l’analisi del rapporto “Power to the People – The Future of Europe’s”  si confermerà esatta , non serve inventarsi nuove tasse ambientali.

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