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Tassa di soggiorno per i ricchi, flop del governo. No dei sindaci

La proposta di estensione e aumento della tassa di soggiorno viene fermata dai sindaci. Tariffe in salita dappertutto

Tassa di soggiorno per i ricchi, flop del governo. No dei sindaci

Tempi e modi imperfetti. Già la parola tassa provoca insofferenza, se poi la divulghi in periodo di vacanze e vuoi far pagare di più per una notte in albergo, b&b o qualsiasi altro posto che non sia casa di amici, sai l’esultanza! Chi guida il Paese in questo momento deve essere convinto di poter dire e fare qualsiasi cosa in qualunque momento. Affari loro? Macché! L’annuncio dell’aumento della tassa di soggiorno – da estendere a tutti i Comuni – è calata sugli italiani come una doccia d’acqua bollente all’uscita dal caldo “mare nostrum”.  

Una destra così egualitaria non si era mai vista: per pernottamenti sotto i 100 euro si pagherebbe fino a 5 euro, tra 100 e 400 euro fino a 10 euro, tra 400 e 750 euro fino a 15 euro, oltre i 750 euro anche 25 euro. Milano, Capri, Cortina, Roma, Morterone (33 residenti) non c’è differenza, il sindaco applica le regole. Il caso vuole che siano gli stessi sindaci a temere contraccolpi sulle presenze. La loro associazione – Anci – ha chiesto un incontro per settembre al fine di vederci chiaro. “Si immagina uno schema tariffario (dalla persona al prezzo della camera) senza alcun confronto sulle variazioni di gettito che ne possono derivare. Il rafforzamento dei controlli poi non viene considerato”, ha detto Mattia Palazzi vice presidente Anci. La ministra Daniela Santanchè ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco dopo che si era molto spesa per la nuova tassa. Rimandata a settembre, forse bocciata.

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