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Tares: governo Monti verso il rinvio al 2014, ma lo slittamento costa 2 miliardi

FIRSTonline

Settimana decisiva per la Tares. Il pagamento della nuova tassa sui rifiuti potrebbe essere rinviato dal prossimo luglio a gennaio 2014 – mantenendo per quest’anno la vecchia imposizione – ma lo slittamento costerebbe circa due miliardi in termini di minore gettito. Il provvedimento era arrivato sul tavolo del Cdm già la scorsa settimana, tuttavia il Governo – essendo in carica per i soli affari correnti – aveva scelto di non occuparsene, lasciando l’incombenza all’Esecutivo in via di costruzione.

Il perdurare dello stallo politico non sembra però consentire la nomina di un nuovo Governo a breve, perciò la squadra di Mario Monti potrebbe farsi carico di questo intervento, chiesto a gran voce da diverse parti sociali (Confcommercio e sindacati) e sollecitato anche dalla neo-presidente della Camera, Laura Boldrini, in una lettera inviata giorni fa al Premier. 

La Tares sostituisce le vecchie Tarsu e Tia e implica per le famiglie italiane un rincaro medio di circa il 30%. Un aggravio molto superiore peserà invece sui conti degli esercizi commerciali e dei ristoratori: secondo la Concommercio i negozi dovrebbero far fronte a un aumento del 290%, che salirebbe al 400% per ristoranti, bar e pizzerie, e addirittura al 600% per i negozi di frutta e verdura. Il gettito della Tares arriverebbe così a circa otto miliardi, ben due in più rispetto agli incassi garantiti da Tarsu e Tia. Una linfa vitale di cui difficilmente si potranno privare i Comuni, che in molti casi devono già affrontare gravi crisi di liquidità.  

D’altra parte, tra giugno e luglio sui contribuenti italiani potrebbe abbattersi una stangata da 31,8 miliardi di euro per la concomitanza di varie scadenze fiscali. Secondo i calcoli di Cgil, Cisl e Uil, la sequenza dovrebbe essere questa: 11,6 miliardi di acconto Imu, 14,4 miliardi di saldo Irpef, 1,8 miliardi dall’aumento Iva di un punto sulla terza aliquota (dal 22 al 23%) e quattro miliardi dall’acconto Tares. 

Le tre sigle sindacali si concentrano in particolare sulla Tares, chiedono di “spalmarne il pagamento attraverso più acconti e anticipando il pagamento, così come avvenuto per l’Imu lo scorso anno”, in modo da non far coincidere questo pagamento con quello di altre imposte e tasse. Secondo una stima della Uil servizio politiche territoriali, la tassa sui rifiuti costerà in media 305 euro, contro i 218 euro medi pagati l’anno scorso per l’Imu sullo stesso appartamento. 

Il motivo del rincaro è semplice: la Tares – introdotta originariamente dal governo Berlusconi e confermata poi dai Professori con il decreto “Salva Italia” di fine 2011 -, appesantisce il metodo di calcolo e la base imponibile delle vecchie Tarsu e Tia.

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