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Tappi attaccati a bottiglie, ora obbligatori contro le tonnellate di rifiuti di plastica. Ma le aziende: costi superiori ai benefici

Pixabay

Da oggi è diventato obbligatorio: le aziende produttrici di bottiglie in plastica dovranno fare in modo che i tappi restino attaccati con un lembo (tethered cap). La misura europea vuole arginare la diffusione dei rifiuti di plastica soprattutto nei mari, che hanno raggiunto i 22 milioni di tonnellate all’anno. In particolre, in più di 30 anni sono stati rinvenuti oltre 20 milioni di tappi e coperchi di bottiglia durante le attività di pulizia delle spiagge in tutto il mondo e sono tra i 5 oggetti più individuati. Ma le aziende vedono nella normativa alcuni paradossi che portano anche a costi che superano i benefici.

La misura, entrata in vigore oggi 3 luglio, è parte della direttiva sulla plastica monouso (Sup) del 2019, con cui Bruxelles – tra le polemiche in Italia – ha vietato già dal 2021 la vendita di prodotti in plastica monouso, dai piatti alle posate, passando dalle cannucce ai cotton fioc. Roma è sotto osservazione Ue: a fine maggio la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia perché non aveva recepito “pienamente e correttamente” la direttiva.

Tappi e coperchi tra i primi 5 oggetti trovati sulle spiagge

La nuova norma riguarda il cosiddetto ‘tappo solidale’ così chiamato perché ne previene la dispersione nell’ambiente e dovrebbe invogliare i consumatori a riciclarlo insieme alla bottiglia una volta finito di usare entrambi. “I tappi e i coperchi di plastica sono tra gli articoli di plastica monouso che si trovano più frequentemente sulle spiagge dell’Ue” ha detto la Commissione europea nella direttiva, “dal momento che sono tra i primi cinque oggetti trovati durante le operazioni di pulizia e monitoraggio dei rifiuti”.

Non solo bottiglie, ma tutti gli imballaggi compositi

I requisiti non riguardano solo le bottiglie di plastica, ma anche gli “imballaggi compositi” come i cartoni del latte o del succo di frutta, ma non i contenitori in vetro. Gli Stati Ue dovrebbero riciclare fino al 90% di bottiglie di plastica monouso entro il 2029 (con un obiettivo intermedio del 77% entro il 2025). La direttiva si prefigge benefici soprattutto ambientali. La Fondazione olandese per il mare del Nord ha riferito in un rapporto sulla pulizia delle spiagge di aver raccolto nel 2016 circa 10.000 tappi di bottiglie lungo la costa. Il numero di tappi di bottiglia trovati per chilometro di spiaggia era compreso tra 20 e 128: più di 4 su 5 provenivano da imballaggi di bevande di consumo. Da quando invece alcune aziende hanno iniziato a introdurre i tappi attaccati alle bottiglie, la stessa Fondazione nel 2022 ha raccolto circa 3.000 tappi di bottiglie in meno.

I produttori: è frutto di una visione ideologica

“Questa direttiva contiene un paradosso frutto di una visione ideologica e non scientifica della sostenibilità e lo dice chi rappresenta un’industria che investe da decenni e continua a farlo nella riduzione del proprio impatto ambientale” ha detto al Sole 24 Ore Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua, l’associazione che raccoglie le aziende dell’acqua che in quanto imbottigliatrici hanno dovuto adeguarsi al provvedimento. “In Italia, ad esempio, abbiamo le bottiglie in Pet più leggere d’Europa, frutto di anni di investimenti in ecodesign ed alta tecnologia, che hanno comportato la riduzione del peso. Negli ultimi 15 anni, a fronte di un aumento dei volumi del mercato di circa il 35-40%, immettiamo in commercio la stessa quantità di plastica”.

Il paradosso: con i nuovi tappi serve più plastica

Fortuna sottolinea anche un altro aspetto: “Gli enti di normazione tecnica europei hanno stabilito una forza minima di resistenza del tappo pari a 25 Newton, un valore tecnico di riferimento molto superiore a quello che potrebbe essere applicato alle nostre bottiglie. Con questo standard così elevato, l’obbligo di tethered cap creerà il paradosso di dover aumentare la quantità di plastica utilizzata (in alcuni casi fino al +10% rispetto a quanto utilizzato attualmente), un vero controsenso se si pensa che la direttiva si prefigge l’obiettivo di ridurre il consumo di plastica”.

Crescono i costi per adeguare le macchine

Le aziende del settore inoltre vedono un aumento dei costi sostenuti per adeguare le macchine ai nuovi tappi. “Questa misura non ha senso se la si valuta sotto il rapporto tra costi e benefici. Il costo per l’azienda è molto superiore al beneficio che la norma europea vuole raggiungere: dalla raccolta differenziata ci risulta che la stragrande maggioranza di bottiglie già ritorna con il tappo e quindi il problema della dispersione è sovrastimato. Ecco perché è una norma ideologica che non dà un contributo diretto alla sostenibilità, se non di facciata” dice Armando Fontana, ad di Fonte Tavina, al Sole 24 Ore, e aggiunge “Noi abbiamo dovuto sostenere investimenti per aggiornare le tappatrici sulle linee per non dire della maggiore quantità di plastica che immettiamo così sul mercato. La sostenibilità, nella quale crediamo e su cui già investiamo da tempo, è quella reale che alleggerisce il peso medio delle bottiglie, fa bene all’ambiente e crea opportunità di risparmio alle aziende”. Inoltre questa nuova tecnologia tethered “crea anche un grosso problema dal punto di vista industriale: non è infatti immediato l’approvvigionamento dei nuovi tappi in grado di rispondere ai giusti requisiti di impiego efficiente su linea aggiunge Marco Pesaresi, direttore generale di Ferrarelle.

22 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica ogni anno nei mari

Ogni anno entrano nell’ambiente marino 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, secondo quanto riferito dal Wwf, e altrettanti nell’ambiente terrestre. In gran parte si tratta di plastica monouso. Inoltre, attualmente, la produzione di plastica è responsabile di circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra e si prevede che questa percentuale possa aumentare fino al 4,5% entro il 2060, se le tendenze attuali continueranno senza controllo. Sempre secondo quanto riferito dal Wwf, la plastica è oggi il terzo materiale prodotto dall’uomo più diffuso sulla Terra, dopo acciaio e cemento. Negli ultimi 60 anni sono state prodotte oltre 8 miliardi di tonnellate di plastica: la massa (in peso) di tutta la plastica presente sul Pianeta è il doppio della biomassa totale degli animali terrestri e marini messi insieme

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