La fase delle adesioni dei singoli risparmiatori rappresentati dalla Task Force Argentina all’accordo stipulato lo scorso aprile con la Repubblica Argentina per il rimborso dei bond si è conclusa venerdì scorso con un livello pressoché totale.
A comunicarlo è lo stesso presidente della Tfa, Nicola Stock, che si è dichiarato “molto soddisfatto per una procedura di informazione agli obbligazionisti interessati, che si sono recati a firmare il modulo di adesione presso le proprie banche, condotta con grande efficienza e collaborazione di tutti”.
Ricordiamo che l’accordo prevede che, a partire dal prossimo 30 giugno i 50mila investitori che non hanno accettato i precedenti accordi di ristrutturazione del debito, aderendo invece all’azione legale intentata contro il governo argentino, potranno ottenere un rimborso del 150% del capitale nominale investito per un controvalore pari a 1,35 miliardi, considerando che nel corso degli anni il valore dell’investimento iniziale è stato eroso dall’inflazione.
La vicenda nacque a metà degli anni ’90, quando nessuno si sarebbe mai immaginato il default argentino. All’epoca nove gruppi italiani negoziarono con Buenos Aires un prestito obbligazionario di 14 miliardi di euro con un rendimento altissimo (quasi il 10%).
Poco dopo, quando la crisi economica argentina diventò chiara a tutti, alcune banche decisero di scaricare sugli investitori il rischio che ormai era diventato altissimo, approfittando proprio dei rendimenti saliti alle stelle. Dopo il default del Paese sudamericano, i Tango-bond hanno perso totalmente il loro valore con perdite ingenti per tutti gli investitori che avevano deciso di acquistarli. A breve, dopo quasi quattordici anni di attesa, i risparmiatori italiani in possesso dei tango-bond rivedranno i loro soldi.