Inchieste giudiziarie manipolate, procedimenti del Consiglio di Stato addomesticati e falsi dossieraggi Eni. L’operazione congiunta tra la Procura di Roma e Messina ha portato la Guarda di Finanza a effettuare 15 arresti per due associazioni a delinquere dedite alla frode fiscale, reati contro la pubblica amministrazione e corruzione in atti giudiziari. Tra gli arrestati anche Giancarlo Longo, ex pm della Procura di Siracusa, l’avvocato Piero Amara e gli imprenditore Fabrizio Centofanti e Enzo Bigotti, quest’ultimo già coinvolto nel caso Consip. Secondo le accuse il pm avrebbe messo a disposizione la sua funzione giudiziale, in cambio di soldi, per aiutare i clienti di due avvocati siracusani.
Le procure hanno reso noto che le «indagini hanno preso le mosse da distinti input investigativi convergendo sull’operatività dei due sodalizi criminali, consentendo la ricostruzione di ipotesi di bancarotta fraudolenta da parte di soggetti non riconducibili alla struttura delle organizzazioni». L’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo, arrestato oggi dalla Finanza, è accusato di associazione a delinquere, corruzione e falso. Il magistrato da qualche mese ha chiesto il trasferimento al tribunale di Napoli.
Su di lui grava in particolare un’accusa legata al caso Eni: Longo, su input di Amara, legale esterno dell’Eni, avrebbe infatti messo su un’indagine, priva di qualunque fondamento, su un presunto e rivelatosi falso piano di destabilizzazione della società del cane a sei zampe e del suo ad Claudio Descalzi. In realtà, per gli inquirenti che hanno arrestato anche Amara e Calafiore, lo scopo sarebbe stato intralciare l’inchiesta
milanese sulle presunte tangenti nigeriane in cui Descalzi era coinvolto.
A questo proposito La GdF di Milano ha effettuato perquisizioni a carico di Massimo Mantovani, ex responsabile dell’ufficio legale di Eni e attuale dirigente della società, indagato per associazione per delinquere finalizzata ad una serie di reati. Stando all’inchiesta del pm Laura Pedio, sarebbe l’organizzatore di presunte manovre di depistaggio per condizionare le inchieste milanesi Eni-Nigeria ed Eni-Algeria.
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“Quel giudice sta dando decisamente fastidio”
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