Paolo Scaroni prosciolto per la vicenda delle tangenti in Algeria legate alla Saipem. La decisione è stata presa dal gup di Milano, Alessandra Clemente, al termine dell’udienza preliminare: l’ex numero uno dll’Eni era accusato di concorso in corruzione internazionale.
L’inchiesta ha smascherato appalti per 8 miliardi di euro per lo sfruttamento di giacimenti e costruzione di gasdotti in Algeria, su cui sarebbero state pagate mazzette per 197 milioni di euro. Soldi in parte versati a politici del regime magrebino, ma che in parte – secondo l’accusa dei pm milanesi De Pasquale, Palma, Spadaro – sarebbero rientrati nella disponibilità di conti esteri di manager della Saipem.
Il gup di Milano ha dunque escluso la responsabilità di Eni, che ha espresso la sua soddisfazione per le decisioni del Tribunale di Milano. Oltre a Scaroni è stato prosciolto anche il manager Antonio Vella, ex responsabile Eni per il Sudafrica, e la stessa società per la legge 231.
A giudizio, invece, gli altri sette imputati, in gran parte manager Saipem e due intermediari locali: sono l’ex direttore operativo di Saipem, Pietro Varone, l’ex direttore finanziario prima di Saipem e poi di Eni, Alessandro Bernini, l’ex presidente ed ex ad di Saipem, Pietro Tali, e poi Farid Noureddine Bedjaoui, il fiduciario di Khelil ritenuto l’intermediario tra i pubblici ufficiali in Algeria e i manager della controllata di Eni. E, infine, Samyr Ouraied, uomo di fiducia dello stesso Bedjaoui (entrambi latitanti).