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Tamburini (Federimmobiliare): la manovra colpisce la casa in modo iniquo, era meglio la patrimoniale

Imposte come fendenti sulla casa, che infieriscono su un mercato già depresso e su un settore che vale il 20% del Pil nazionale. “Piove sul bagnato – osserva Gualtiero Tamburini – mentre da Monti ci si poteva aspettare una manovra che tenesse conto della caratteristiche di questo mercato”.

Tamburini, professore, già presidente di Nomisma e già responsabile dell’osservatorio sul mercato immobiliare del centro studi bolognese, si occupa di “case” da molti anni, una competenza che gli valse la presidenza dell’Authority per la vendita degli immobili degli enti previdenziali. Oggi osserva la manovra finanziaria dal vertice di Federimmobiliare, federazione che riunisce associazioni e società che lavorano in quest’ambito.

Professore la Borsa festeggia le scelte del governo Monti, era la cura giusta per l’Italia?

É una cura secondo tradizione. Ancora una volta la casa, il bene primario degli italiani, fa la parte del leone, visto che l’azione sugli immobili vale circa 7 miliardi di euro. Purtroppo si tratta di un intervento dotato di poca equità. Si introducono delle aliquote, più alte per la seconda casa e si innalzano i valori catastali, senza tenere conto delle differenze abissali che ci sono fra le diverse aree del paese. Alcune rendite sono vicine al vero, ma altre, soprattutto nelle grandi città, sono lontane anni luce dal reale. Non si fa cenno ad una revisione degli estimi, si stabilisce un coefficiente e si spalma su tutti, senza pensare ad un riequilibrio sul territorio. Purtroppo siamo di fronte ad un intervento strutturale, non a una scelta una tantum. Era meglio una patrimoniale che lasciasse spazio ad azioni successive. Spero ci sarà modo di rivedere queste valutazioni

In questo contesto mi pare che gli immobili storici, quelli più belli, paghino di meno, come mai?

La loro rendita è equiparata alla più bassa della zona. C’è la presunzione, in generale, che mantenere un immobile tutelato costi di più

Il maggior peso fiscale secondo lei abbasserà i prezzi degli immobili?

Probabilmente sì, i prezzi scenderanno ancora.

Questo potrebbe far ripartire le compravendite?

In genere non è così. L’inasprimento fiscale incide sulle aspettative, si diventa ancora più pessimisti per il futuro e si compra di meno. Quando i prezzi crescono gli investitori sono attratti, perché possono concludere un buon affare. In Italia il reddito che deriva dalla casa è sempre stato tartassato, ma in fase di prezzi crescenti ci si aspetta una rivalutazione del bene. Ora le aspettative sono negative e non ci sarà una gran voglia di perdere ulteriormente denaro. Inoltre questa manovra arriva in una fase in cui il mercato è già depresso, perciò, piove sul bagnato. E si colpisce un settore che ha direttamente o indirettamente, circa 3 milioni di occupati e che vale il 20% del pil italiano. Il primo settore del paese e tutto interno. Se quello che ci proponiamo di abbassare è il rapporto debito/Pil non abbiamo preso la strada migliore. Il settore casa è complesso e comprende tante cose, dai mobili all’energia. Si pensi che la metà dei consumi energetici del Paese è in quest’ambito e si capisce cosa può significare mettere mano al risparmio energetico. Ma oggi c’è bisogno di soldi e non si guardano le cose tanto per il sottile. Comunque, ribadisco, era meglio una patrimoniale rispetto ad un intervento strutturale come questo. Spero che la partita sia ancora aperta.

Questa manovra sulla casa incide sui privati come sulle società?

Mi pare di sì. Ed incide sulle banche, i cui crediti sono garantiti in gran parte da immobili che si stanno svalutando. È un settore che più di altri ha bisogno del credito.

Non c’era modo di fare cassa vendendo un po’ del patrimonio immobiliare pubblico?

C’è un’infinità di possibilità di valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico. Non credo comunque che gli interventi del governo si fermino qui, vedremo se ci sarà altro nelle prossime settimane

Oggi ci sono grossi investitori pronti ad acquistare in Italia?

No, non c’è liquidità e gli stranieri non si fidano di noi. Anche la classifica divulgata pochi giorni fa sulla corruzione mette a rischio la nostra credibilità. L’anno scorso è uscita una riforma dei fondi immobiliari che ha cambiato le carte in tavola a chi aveva investito qui e che ora, naturalmente, non ci considera un paese serio.

Si aspettava qualcosa di più da un governo di tecnici?

Mi aspettavo una maggior contestualizzazione e cioè la capacità di tenere conto della natura e delle caratteristiche di questo settore.

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