“E cosa aspetti? E’ un delitto tenere tanta liquidità ferma in una congiuntura così”. Gianni Tamburi, anima e principale azionista di Tip “sgrida” così uno dei suoi azionisti, medio industriali, che gli ha confidato di aver accumulato in questi mesi (assai positivi) più di 30 milioni cash. Un consiglio controcorrente, visto il gran palare che si fa di deflazione e di fuga dagli investimenti. Ma Tamburi, ottimista in un mondo dove fa fine prevedere disgrazie in grande quantità, ama andare per la sua strada senza cedere ai “sentiment” di moda. Con buoni argomenti, sia tratti dall’esperienza di banker del made in Italy, sia dall’attività di studio. “Ad ottobre – confessa – uscirà Valore Italia, il seguito di Asset Italia. Sono arrivato finora a 348 pagine”. Un bel malloppo. “ Spero non noioso. Ma è il frutto di un’attività di ricerca che mi ha impegnato per mesi per chiarirmi le idee su dove sta andando il capitalismo”. Il risultato? “Bando alle Cassandre. Il mondo va avanti, alla faccia della paura”.
E’ una tesi di minoranza, a leggere i giornali. Tira aria di deflazione, l’Unione Europea va allo sfascio, il fondo Monetario suona l’allarme.
“Però i mercati continuano a crescere. Così come l’economia globale che nel 2016 metterà a segno un aumento del 3 per cento circa. Proprio come pensavo anche qualche mese fa quando si moltiplicavano le voci più negative. Vi ricordate gli allarmi sulla Cina? Sei mesi fa, a leggere le analisi dei cosiddetti esperti, sembrava votata alla catastrofe. Oggi non lo dice più nessuno”.
Ma la crescita globale rallenta.
“L’Indonesia cresce del 12 per cento, l’India va a gonfie vele. Se guardiamo all’Europa, sale la Polonia, così come la Spagna. Per avere un quadro utile, dobbiamo guardare al mondo nel suo complesso, senza farci influenzare dalle emozioni. Mi sono fatto un’idea dopo mesi di letture” .
Qual è la tesi?
Il mondo, dopo le crisi di inizio millennio, ha elaborato un sentimento generale di risk aversion che sta dominando i mercati e l’iniziativa economica. Si sono messi in moto anticorpi che scattano al primo sentore di pericolo. O addirittura prima. Pensiamo alla Brexit. E’ stata dipinta come una sorta di giudizio universale. Sui mercati è durata lo spazio di una giornata. In Gran Bretagna i consumi sono schizzati sù del 12 per cento grazie al boom dei turisti attratti dalla sterlina debole”.
E se Trump vincesse le elezioni Usa? Il rischio è l’esplosione del protezionismo.
“Non voglio parlare di protezionismo, perché ne so ben poco. Ma ho la sensazione che l’effetto Trump, se ci sarà, durerà al massimo un paio di mesi. Poi imporrà di nuovo la logica dell’economia che è forte e può contare su una Ma si ripeterà la sceneggiata di fine 2015. La Fed alzerà di poco i tassi, comunque molto bassi, promettendo ai mercati che non andrà oltre”.
Insomma non succederà nulla.
“In sostanza è così. La realtà à che si è preso coscienza che il mondo non può permettersi il lusso di una crisi epocale. E così, grazie ad un’iniezione enorme di denari, si è creata una polizza a prova di rischio”.
Quale sarà la conseguenza per gli investitori?
“Il trionfo dell’equity. A fronte di 12-13 mila miliardi di bond ad interesse negativo non ha senso stare alla larga dalle azioni. Tra una blue chip che mi rende in media il 2,4% e un bond che, quando va bene, mi dà lo 0,5%, non ho dubbi”.
Ma quanto durerà questo quadro?
“Prima o poi si manifesterà l’inflazione. Ma per ora è un’eventualità lontana. Per il resto, dopo aver esaminato buy back, quantitative easing, dinamica dei tassi, la situazione mi sembra abbastanza chiara”.
Passiamo all’Italia, il Paese che non cresce.
“Ma cerchiamo di non esagerare la portata di statistiche che durano lo spazio di una giornata o giù di lì. Esiste un problema sistemico, quello delle banche oltre ad una vasta area di economia grigia, quella che tra l’altro ha beneficato dei crediti facili. Ma ci sono molte realtà appetibili, nella nuova o nella vecchia economia, comprese le start up in cui investiamo per non essere spiazzati in futuro”.
Quanti investimenti avete in corso?
“Più o meno una ventina”.
Compresa Guzzini.
“E’ un caso di scuola. Siamo entrati in una posizione di minoranza contribuendo a rafforzare la guida aziendale liquidando alcune beghe tra i soci, Oggi l’azienda è pronta a crescere anche grazie ad acquisizioni per poi approdare in Borsa”.
Anche questo è valore Italia. Che ci sarà sulla copertina del libro?
“La Ferrari in Piazza Affari il giorno della quotazione. E’ il simbolo di quel che possiamo fare se ci scrolliamo di dosso la polvere della paura”.
Come Marchionne?
“Non è certo un caso che i tedeschi vadano proprio adesso all’attacco di Fiat Chrysler, magari anche con colpi bassi. La realtà è che in questo caso ad essere spaventati sono loro. Marchionne li ha sbaragliati nelle fasce basse e medie del mercato, come dimostrano i dati di vendita. Ma adesso arriva la Giulia. E per Bmw ed Audi saranno problemi. Lasciamo a loro un po’ di paura”.