Taiwan, varato un piano di incentivi fiscali per favorire l’internazionalizzazione delle imprese Taipei.
Il presidente Ma Ying-jeou ha approvato ieri un progetto pilota (Executive Yuan’s Plan) per la creazione di una ‘Taiwan free economic zone’ e ha istituito una task force per presentare a opinione pubblica e imprese i vantaggi del piano. L’Executive Yuan’s Plan è stato pensato per colmare i divari che ostacolano gli scambi, con l’obiettivo di connettere più strettamente l’economia taiwanese ai mercati mondiali.
Un portavoce dell’ufficio del presidente ha dichiarato che il piano deve essere messo a punto e andare a regime affinché il paese possa superare l’attuale stato di scarsa crescita. Le parole d’ordine sono deregulation e apertura dei mercati, il che porterebbero Taiwan a godere dei vantaggi di più occupazione e più alti salari. Un altro effetto dell’attuazione dell’Executive Yuan’s Plan dovrebbe essere quello di accelerare il raggiungimento delle condizioni richieste per la partecipazione di Taiwan ad accordi di libero scambio con altri paesi dell’area asiatica, esercitando un’azione positiva sulla crescita economica grazie all’aumento dei consumi interni.
Il presidente Ma ha affermato di tenere molto al progetto e ha posto grande enfasi sull’importanza di informare adeguatamente le imprese. Come misura preliminare alla formazione della ‘Free economic zone’, tutte le aziende taiwanesi che operano all’estero e aderiscono al programma saranno esentate dalla tassazione sui dividendi e sui guadagni per tre anni; in aggiunta, le compagnie straniere impiantano attività manifatturiere o di magazzinaggio all’interno della zona saranno sgravate del 100% delle tasse sulle esportazioni e del 10% di quelle sulle importazioni. Per promuovere l’innovazione, inoltre, gli incentivi della zona saranno estesi ai settori sanitario, finanziario, agricolo, dell’istruzione e della logistica. La ‘Beijing Association for Taiwanese Enterprises (BATE)’ ha elogiato l’iniziativa, ma ha anche ricordato che le imprese di Taiwan attive all’estero sono alla ricerca di un ambiente “favorevole” per decidere se riportare gli investimenti in patria, e non soltanto di sgravi fiscali. Se un ambiente può essere definito favorevole – spiega il comunicato della BATE – dipende da quanti lavoratori stranieri le imprese possono assumere, dalle restrizioni poste al flusso di capitale, e da quanto facilmente lo yuan può circolare all’interno della zona, abbattendo così i costi del cambio di valuta.
http://www.chinapost.com.tw/taiwan/national/national-news/2013/12/16/396095/p2/Ma-gives.htm