Il debito pubblico italiano in queste settimane è al vaglio delle agenzie internazionali di rating. Standard and Poor’s nel report in uscita questo fine settimana dovrebbe mantenere invariato il suo giudizio, poi toccherà il 30 ottobre all’agenzia Dbrs, a seguire il 6 novembre uscirà l’outlook di Moody’s e infine Fitch il prossimo 4 dicembre. I tecnici che si occupano di debito in via XX Settembre sono in attesa di verificare le reazioni sui mercati dopo i nuovi giudizi delle agenzie, in una fase in cui la pandemia sta tagliando a fette il Pil dei Paesi dell’eurozona anche per la parte finale dell’anno. «Le previsioni del governo sulla crescita erano ottimistiche prima ancora che la situazione sanitaria ritornasse in emergenza. Adesso i numeri che abbiamo letto appaiono irrealistici», osserva l’economista Guido Tabellini, titolare dell’Intesa Sanpaolo Chair in Political Economics all’Università Bocconi.
Professor Tabellini, nuovi lockdown o ulteriori limitazioni potrebbero aggiungere pesanti criticità all’economia italiana nei prossimi due mesi e di conseguenza avere effetti negativi anche sulle future valutazioni del nostro debito sovrano?
«La situazione della finanza pubblica italiana è destinata a peggiorare: il debito pubblico aumenterà in modo considerevole. La colpa non è solo del lockdown. Il problema principale è la pandemia, che sta colpendo quasi tutte le principali economie del mondo. Se non faremo però adesso un nuovo lockdown, ne faremo uno più lungo tra poco tempo».
Le società di rating hanno già messo in conto che ci saranno mesi di tensioni e difficoltà per i bilanci pubblici dell’eurozona?
«Io farei una premessa: non credo che vi sia un trade-off tra sanità ed economia. Quello che fa bene alla sanità fa bene anche all’economia: se non debelliamo il virus l’economia non potrà ripartire. La gente non compra, o compra molto poco, non si viaggia, non si spende, nessuno programma investimenti. Non penso vedremo una situazione di normalità nei prossimi mesi. Per quanto riguarda la nostra finanza pubblica, registreremo peggioramenti notevoli rispetto a tutte le ultime previsioni, anche rispetto ai numeri inseriti nella Nota di aggiornamento al Def».
Ipotizzando che la crisi sanitaria possa risolversi nel 2021, ci saranno i presupposti economici e finanziari per tenere sotto controllo la dinamica del debito?
«Per ora è ancora possibile tenere sotto controllo la tenuta dei conti pubblici. I tassi bassi aiutano ovviamente a proteggere in parte il debito, siamo ancora in una situazione di relatività tranquillità. Il rischio più grave ci sarà nel prossimo futuro: quando le economie ritorneranno a pieno regime, l’Italia dovrà assolutamente rimanere agganciata al trend di crescita dell’eurozona. Se non saremo parte della ripartenza dell’economia europea, ipotizzando uno scenario di rialzo dei tassi di interesse, le cose si metterebbero davvero molto male per il nostro debito sovrano».
I mercati finanziari sembrano dunque non aver messo ancora il mirino sulla finanza pubblica italiana. Per quanto durerà questa sorta di armistizio e quale potrebbe essere un fattore determinante per rimettere sotto tiro il nostro debito sovrano?
«Tutto dipende dalla Bce. I mercati per ora non sono preoccupati, sono in previsione anche ulteriori piani di acquisto dei titoli sovrani da parte della Banca Centrale. Quando i mercati avranno invece la percezione che la Bce possa cambiare la strategia sull’acquisto dei titoli allora lo scenario si farà complicato. Fino a metà del 2022 la Bce sarà il grande protettore del nostro debito, ma non potrà essere così attiva all’infinito. Ecco perchè dobbiamo sperare che l’economia italiana agganci la ripresa con la stessa forza delle altre nazioni europee».
Il risparmio degli italiani continua ad aumentare, l’Abi segnala a settembre un +8% di incremento dei depositi bancari. Senza evocare lo spettro di patrimoniali, come si potrà convogliare una parte di questa enorme ricchezza (1.682 miliardi sui conti correnti) nell’economia reale quando di normalizzerà la crisi sanitaria?
«La gente consuma poco in questo periodo, si tratta quindi di una quota forzosa di risparmio. I mercati sono liquidi, la politica monetaria è accomodante, bisogna prima risolvere a monte la questione sanitaria. Il virus ha messo una paura enorme ai cittadini e alle imprese: l’obiettivo principale adesso è sconfiggere la pandemia».