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Tabacci: “Fermare Salvini con un Governo di garanzia per l’Italia”

«Prima di tornare a votare bisogna mettere in sicurezza l’Italia respingendo l’azzardo di Salvini e dando vita a un Governo di garanzia di alto profilo tecnico che eviti altri danni al Paese». È il punto di vista del nuovo presidente di +Europa, Bruno Tabacci, di fronte alla crisi politica di Ferragosto che mette seriamente a rischio l’Italia, come s’è visto anche dalla reazione dei mercati finanziari di venerdì. Prima di tutto – sostiene Tabacci in questa intervista a FIRSTonline – viene l’interesse del Paese e il presidente di +Europa lo ricorda con chiarezza anche al segretario del Pd, Nicola Zingaretti, a cui consiglia di mettere in secondo piano le divisioni del partito e di cercare in ogni modo l’unità per battere le spericolate manovre di Salvini e salvare l’Italia prima di andare alle elezioni.

Onorevole Tabacci, dopo gli interventi di Beppe Grillo (“Niente voto, fermiamo i barbari”) e di Matteo Renzi (“L’emergenza economica è assoluta, Sì al governo istituzionale”) sembra allargarsi di ora in ora il partito del NO alle elezioni subito: secondo Lei come andrà a finire? Il ricorso alle urne subito dopo l’estate resta lo scenario più probabile o c’è spazio ed è auspicabile che prima di andare alle elezioni politiche anticipate si provino altre strade?

«Penso che prima di tutto occorra neutralizzare la mossa azzardata di Matteo Salvini, che, con la pretesa di rafforzare il suo consenso correndo confusamente alle elezioni, rischia di danneggiare seriamente il Paese portandolo alla sbaraglio in un momento molto delicato. È paradossale che Salvini voglia dettare l’agenda politica nazionale avendo in Parlamento una presenza inferiore al 20%. La risalita dello spread e il venerdì nero della Borsa che fiuta il rischio di Italexit nelle posizioni sostenute dalla Lega di Salvini dovrebbero aprire gli occhi a tutti. Sfidare i mercati con una crisi di governo in agosto, un mese particolarmente esposto alla speculazione per la rarefazione degli scambi, è una mossa da dilettanti allo sbaraglio contro cui le forze responsabili di questo Paese devono opporsi efficacemente mettendo la difesa dell’interesse nazionale al primo posto della loro agenda».

In che modo si dovrebbe difendere l’interesse del Paese?

«Mettendo in sicurezza i conti pubblici ed evitando che siano i cittadini a pagare con l’innalzamento dell’Iva le manovre spericolate di chi, come Salvini, dopo aver governato in modo fallimentare con i Cinque Stelle ora pensa di fuggire dalle sue responsabilità. Ma anche rassicurando i mercati con la garanzia che non c’è nemmeno la minima intenzione di mettere in discussione la permanenza dell’Italia nell’euro. E, infine, onorando le scadenze che il Parlamento presenta, come il taglio del numero dei parlamentari, che è ormai in una fase molto avanzata e che richiederà la conseguente revisione della legge elettorale. È quello che ha detto Romano Prodi e, ultimamente, anche Matteo Renzi ed è quello che chiede anche la parte più produttiva del Paese, come è emerso dal Manifesto lanciato dal presidente dell’Assolombarda, Bonomi».

Per fare tutto quello che Lei dice, ci vorrebbe un nuovo governo: anche Lei quindi si iscrive – dopo Grillo e dopo Renzi – al partito che rifiuta la corsa alle elezioni?

«Sì, e non ho il benché minimo problema a dirlo apertamente perché lo penso da molti mesi. Naturalmente bisognerà vedere come si svilupperà il confronto parlamentare sulla crisi politica e il premier Conte ha fatto bene a pretendere che la sfiducia manifestata dalla Lega venisse discussa dalle Camere e bisognerà vedere quali conseguenze trarrà il Presidente della Repubblica, ma non può essere Salvini a dettare legge. Certo, per come si sono messe le cose, sembra difficile che la legislatura possa arrivare alla sua scadenza naturale, ma alle elezioni ci si dovrà arrivare in modo ordinato e con un Governo di garanzia per tutti».

Lei sta dicendo che, se il Parlamento certificherà la crisi, non potrà essere il Governo in carica a gestire le elezioni?

«Non penso nemmeno lontanamente di sostituirmi al Capo dello Stato e di invadere le sue prerogative, ma è evidente che una campagna elettorale delicata come quella che si preannuncia non possa essere gestita dal Viminale da un ministro come Salvini, che anziché garantire imparzialità ha passato tutti questi mesi ad alimentare odi e rancori».

Che profilo dovrebbe avere il Governo di garanzia che lei prospetta, che cosa dovrebbe fare e da chi dovrebbe essere formato?

«Dovrebbe avere un profilo molto tecnico ed essere gestito da figure come quelle di Conte o di Tria o, come Mattarella aveva pensato in precedenza, da personalità come quella di Cottarelli. Ma sarà il Capo dello Stato a decidere. Quanto ai compiti del nuovo Governo che, ovviamente, dovrà essere pronto a portare il Paese alle elezioni nel caso non ricevesse la fiducia in Parlamento, la manovra di bilancio e il taglio dei parlamentari dovrebbero essere in cima alla sua agenda».

Prima ancora di decidere se, come e quando andare alle elezioni anticipate, resta da stabilire il percorso parlamentare della crisi: è giusto discutere subito e votare la sfiducia al Governo Conte come chiede la Lega o è giusto discutere e votare prima la mozione del Pd per la sfiducia al ministro dell’Interno Salvini, come reclama il Pd stesso?

«La mozione del Pd sulla sfiducia a Salvini è stata presentata prima di quella della Lega contro Conte e quindi merita, a norma di regolamenti parlamentari, di essere discussa prima».

Ieri, in una nota congiunta stilata insieme a Pierferdinando Casini, che come Lei è stato eletto alle ultime elezioni in un collegio uninominale in coalizione con il Pd, Lei ha sollecitato Zingaretti a mettere al primo posto la battaglia contro l’azzardo di Salvini e a superare le divisioni interne del partito che non possono avere la priorità sull’interesse del Paese: qual è il senso del suo richiamo?

«È un invito alla saggezza e al realismo soprattutto se il Pd pensa di dar vita a una nuova coalizione che deve avere a cuore l’unità e dare spazio a tutte le voci in campo superando le frizioni del passato. Il Paese viene prima del partito».

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