Tra Governo e alta burocrazia l’ultimo scontro si è consumato giovedì sera: la bozza di decreto sull’Imu consegnata ai ministri dal sempre più discusso Ragioniere generale dello Stato Mario Canzio e dal capo di Gabinetto uscente del Tesoro, il potentissimo Vincenzo Fortunato, ha fatto infuriare tutto il Governo e indotto Letta e Saccomanni a rinviare ai prossimi giorni l’approvazione del decreto. Ma il problema resta più vivo che mai e la questione dei rapporti tra politica e burocrazia è destinaao ad infiammare l’avvio di questa legislatura e i primi passi del governo Letta. Ecco perché – come annuncia in questa intervista a FIRSTonline – Bruno Tabacci, tornato alla Commissione Bilancio della Camera come leader del Centro Democratico, si prepara a dare battaglia su questo terreno: “Sto studiando un’iniziativa incalzante per ridefinire i rapporti tra politica e burocrazia nella chiarezza dei diversi ruoli e penso che si potrebbero bruciare i tempi per promuovere da subito un’indagine conoscitiva e arrivare presto alla ridefinizione delle regole del gioco”.
FIRSTonline – Onorevole, Lei ha una vasta esperienza parlamentare ma anche di governo, essendo stato prima il braccio destro del ministro Marcora all’Industria e poi il capo della segreteria tecnica del ministro del Tesoro Goria: le tensioni tra Governo e burocrazia ci sono sempre state o sono cresciute in presenza di una politica debole?
TABACCI – Indubbiamente negli ultimi anni c’è stata una crescita abnorme del potere di strutture e di personaggi dell’alta burocrazia che sono nati all’ombra della politica e hanno poi finito per condizionarla, tanto più quanto più la politica rivelava la propria impotenza. Tutto questo deve cambiare, ma francamente mi sembra di scorgere qualche segnale positivo soprattutto al Tesoro dove l’arrivo di un ministro come Fabrizio Saccomanni che viene dalla Banca d’Italia ha già permesso di recuperare energie professionali preziose che avevano lavorato con Carlo Azeglio Ciampi e aperto la strada alla possibilità di attingerne altre da quella enorme riserva di qualità che è la Banca centrale.
FIRSTonline – Non è un caso che il cambio della guardia alla Ragioneria Generale dello Stato, messa sotto accusa negli ultimi giorni da opinionisti come Giulio Sapelli e Francesco Giavazzi, sembra avvicinarsi e provocare l’uscita di scena di Mario Canzio e l’arrivo di Daniele Franco, capo dell’ufficio studi di Banca d’Italia: Lei è d’accordo?
TABACCI – Assolutamente sì. Sotto la gestione di Tremonti, la Ragioneria generale dello Stato aveva finito per accumulare troppo potere senza avere il necessario contrappeso in altre istituzioni e questo deve finire. Il cambio della guardia ai vertici della Ragioneria è il primo passo da compiere e mi fa piacere che Saccomanni si stia muovendo in questa direzione.
FIRSTonline – Ma un ministro di grande personalità come Marcora come si regolava ai suoi tempi con i superburocrati?
TABACCI – Le cito solo un particolare che fa capire il tipo di rapporti che Marcora aveva saputo instaurare tra politica e burocrazia. Marcora era solito dire ai superburocrati del suo ministero: “Guardate che venerdì io mi fermo al ministero per firmare” in modo che nessuno potesse mai dire che i provvedimenti preparati dalla burocrazia, se condivisi dal potere politico, si arenassero sul tavolo del ministro. Ognuno doveva fare la sua parte e le responsabilità erano chiare. Ma anche al Tesoro con il ministro Goria le cose funzionavano perfettamente: le ricordo solo che allora venne nominato Ragioniere generale dello Stato l’ottimo Andrea Monorchio e che direttore generale del Tesoro era un personaggio del calibro di Mario Sarcinelli. L’importante è che i rapporti siano chiari e che il profilo dell’alta dirigenza burocratica sia improntato a terzietà e qualità.
FIRSTonline – Oggi non è più così?
TABACCI – Vedo molta opacità. Senza fare improprie generalizzazioni, nell’alta burocrazia sono aumentate le retribuzioni e i compensi ma è diminuita la qualità. Ecco perché innesti esterni di persone di comprovata professionalità, come quelle che vengono dalla Banca d’Italia, possono rappresentare un’occasione da non perdere. Ma mi lasci dire che deve finire anche lo strapotere sui ministeri di quella consorteria che è ormai diventata il Consiglio di Stato.
FIRSTonline – Giavazzi sul Corriere della Sera ha proposto una rotazione da un ministero all’altro dei superburocrati: che ne pensa?
TABACCI – Mi sembra una buona idea. Noi non dobbiamo tagliare nessuna testa e dobbiamo valorizzare tutte le energie positive che si sono nella burocrazia, ma dobbiamo evitare la feudalizzazione, gli sconfinamenti e la commistione dei poteri dell’alta dirigenza statale con la politica. Sento spesso polemiche fuori luogo contro i poteri della Bce da parte di chi dimentica che quei poteri vengono dai Trattati europei mentre il superpotere di una parte della burocrazia italiana non deriva affatto da leggi e decisioni politiche e va dunque ridimensionato.
FIRSTonline – In passato lei ha condotto una battaglia parlamentare a viso aperto in difesa del risparmio tradito e contro le distorsioni delle banche ma oggi non sarebbe il caso di aprire una battaglia contro le degenerazioni dell’alta burocrazia e le distorsioni del suo rapporto con la politica.
TABACCI – E’ esattamente quello che i fatti di questi giorni suggeriscono e a cui sto pensando dal primo giorno di questa legislatura. Sul riposizionamento della burocrazia all’insegna della qualità e della terzietà è ora che il Parlamento faccia sentire la sua voce e che, all’analisi attenta della realtà, segua una appassionata battaglia di riforma che, per parte mia, sono deciso a promuovere al più presto.