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Tabacci: “Banche, la Ue deve pagare. Giù le mani da Bankitalia”

Imagoeconomica

Banche e Banca d’Italia, Europa e Italia: una settimana come questa ce la ricorderemo a lungo. La clamorosa sentenza del Tribunale Ue che boccia la Commissione Europea sul caso Tercas e dà nettamente ragione all’Italia e alla Banca Popolare di Bari sull’intervento del Fondo interbancario di garanzia e, prima ancora, la inusuale rinuncia di Salvatore Rossi a ricandidarsi alla Direzione Generale della Banc a d’Italia dopo l’attacco frontale di grillini e leghisti all’autonomia di Via Nazionale non sono fatti di tutti i giorni. Che cosa ne pensa Bruno Tabacci, leader di +Europa Centro Democratico, membro della Commissione Finanze della Camera e indimenticato presidente della Commissione d’indagine sulle banche e sul risparmio tradito dei primi anni del nuovo secolo? Tabacci, parlamentare di spicco con competenze economiche e finanziarie che tutti gli riconoscono, è abituato a parlare chiaro e ad esprimere giudizi taglienti ed è quello che fa anche in questa intervista a FIRSTonline.

Onorevole Tabacci, Lei rappresenta e chiede +Europa ma l’Europa talvolta sbaglia, come è emerso dalla clamorosa sentenza del Tribunale Ue che ha bocciato la Commissione Europea sul salvataggio delle banche dando pienamente ragione all’Italia sul caso Tercas-Banca Popolare di Bari: che cosa ne pensa e che cosa può succedere ora?

“”Europa nonostante tutto” è il titolo di un libro promosso dall’Assolombarda che il professor Romano Prodi presenterà nei prossimi giorni a Milano ed è la sintesi estrema del mio pensiero politico sull’argomento. La sentenza del Tribunale della Ue nega che ci sia stato aiuto di Stato perchè il Fondo interbancario è privato e non statale ed ha agito in modo autonomo nel momento dell’intervento a favore di Tercas da parte della Banca Popolare di Bari e senza alcuna influenza dell’autorità pubblica. Quell’intervento era dunque legittimo, così come lo erano quelli per le quattro banche del Centro Italia in crisi (Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti) mentre illegittimo è stato l’intervento della Commissione Europea diretto a bloccare queste iniziative. In sostanza, il Tribunale della Ue riscrive le vicende bancarie di questi anni e bisognerà valutare lo spazio per eventuali azioni di rivalsa e di richieste di risarcimento nei confronti della Ue. E muoversi conseguentemente soprattutto a tutela dei risparmiatori. Va considerato altresì il fatto che la decisione della Commissione europea ha avuto un effetto devastante non solo sulla nostra economia ma anche sulla perdita di credibilità davanti agli investitori internazionali”.

Come sarebbe cambiata la storia bancaria, economica e anche politica dell’Italia se la Ue non avesse impedito il salvataggio delle quattro banche in crisi del Centro-Italia attraverso il Fondo interbancario di garanzia?

“La storia bancaria sarebbe stata molto diversa e la Commissione Europea non potrà non essere chiamata a risponderne”.

Al di là del caso Tercas, molte tensioni e molte manovra si addensano in questi giorni attorno alla Banca d’Italia in vista delle nomine nel Direttorio: siamo di fronte all’assalto alla diligenza e all’indipendenza di Via Nazionale?

“L’attacco frontale all’autonomia della Banca d’Italia spiega la logica distorta di questo Governo, totalmente insofferente alle critiche e al ruolo decisivo per l’equilibrio dei poteri delle Autorità indipendenti. E Banca d’Italia mantiene un ruolo insostituibile nell’affermazione dell’equilibrio dei poteri”.

Che cosa pensa delle dimissioni del Direttore Generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi?

“Salvatore Rossi con il suo gesto ha dato un contributo decisivo alla difesa dell’autonomia della Banca d’Italia e credo che esso allarghi gli spazi di azione del Governatore Visco. Rossi si è dimostrato, come si sapeva, un galantuomo e un vero servitore dello Stato”.

Curiosamente l’unica nomina in Banca d’Italia che grillini e leghisti hanno approvato è quella del vicedirettore Fabio Panetta: come se lo spiega?

“Può darsi che il Governo abbia tentato un’operazione furbesca nel distinguere le persone all’interno del Direttorio della Banca d’Italia facendo prima passare Fabio Panetta e bloccando poi Luigi Federico Signorini. Ma la scelta di Rossi rimette le cose a posto e mette il Governatore nelle condizioni di difendere pienamente l’autonomia della Banca d’Italia”.

Ritiene che grillini e leghisti si accontenteranno dell’uscita di scena di Rossi o torneranno alla carica con la Commissione d’inchiesta sulle banche, con la nazionalizzazione della Banca d’Italia e con l’utilizzo delle sue riserve auree?

“L’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche è stata fonte di grande confusione e personalmente ho contestando fin dall’inizio la natura di questa Commissione preferendo una commissione d’indagine. Ricordo che finora nella storia parlamentare le Commissioni d’inchiesta, con pari poteri della magistratura, si sono istituite solo su fenomeni come la mafia e il terrorismo. Insistere sulla Commissione d’inchiesta vuol perciò dire assimilare il sistema bancario italiano a realtà malavitose: il che è segno di inciviltà istituzionale ma anche della volontà di spingere al suicidio il sistema bancario e finanziario del nostro Paese. Dettate da un insopportabile provincialismo sono anche le polemiche sulle riserve auree della Banca d’Italia”.

Al di là delle strumentalizzazioni, non crede che la Banca d’Italia sarebbe più forte se rinnovasse le regole, spesso barocche e più formali che sostanziali, della Vigilanza bancaria e magari anche gli uomini che se ne sono occupati?

“Condivido il senso di questa domanda e la necessità che la Banca d’Italia cambi linea in materia di vigilanza bancaria e, nella sostanza, affronti il nodo del coordinamento con la Consob, nella consapevolezza che non bastano più i protocolli d’intesa improntati a una formalismo inefficace”.

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