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Svolta storica: all’Onu gli Usa votano due volte con la Russia. Ecco cosa è successo

Al Palazzo di Vetro gli Usa hanno votato contro una risoluzione che condannava l’aggressione russa dell’Ucraina – Macron porta alla Casa Bianca piano concordato con Starmer e interrompe il presidente Usa mentre parla dei prestiti all’Ucraina

Svolta storica: all’Onu gli Usa votano due volte con la Russia. Ecco cosa è successo

Un voto che minaccia di rivoluzionare l’assetto geopolitico mondiale. Nel giorno del terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, all’Onu gli Stati Uniti si sono schierati per due volte con la Russia, a conferma del cambio di posizione di Washington sulla guerra dopo l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump. Nelle stesse ore il presidente francese ha incontrato alla Casa Bianca, Emmanuel Macron. “L’incontro con è stato un passo avanti verso la pace in Ucraina”, ha detto Trump in una conferenza stampa a margine dell’evento, mentre il suo omologo francese ha confermato che diversi Paesi europei e non europei sono pronti a mandare forze di pace in Ucraina.

Gli Usa votano con la Russia all’Onu e discutono accordi economici con Mosca

All’assemblea generale dell’Onu, gli Stati Uniti hanno votato contro una risoluzione non vincolante di condanna dell’aggressione russa e di sostegno all’integrità territoriale ucraina presentata dai Paesi Ue, che è comunque passata con 93 voti a favore, 18 contrari e 65 astenuti, tra cui la Cina. Tra i contrari, oltre a Usa e Russia, anche Bielorussia, Corea del Nord e altri 14 Paesi amici di Mosca. Passano i minuti, altro voto e altro smacco. Al Consiglio di sicurezza, i diplomatici russi e cinesi hanno appoggiato un testo, presentato dagli Usa, che chiede la “rapida fine della guerra”, ma senza condannare Mosca: Francia e Regno Unito, anch’essi membri permanenti con diritto di veto, si sono astenuti. 

Un doppio strappo al quale si aggiunge l’annuncio del presidente americano che nei colloqui con Vladimir Putin si stanno discutendo anche futuri patti economici tra Russia e Stati Uniti. 

Lo conferma una nota  pubblicata da Trump su Truth dopo la videoconferenza con il G7 – senza comunicato finale -. “Tutti hanno sottolineato che l’obiettivo è la fine della guerra, io ho sottolineato l’importanza del vitale accordo sui minerali che speriamo venga firmato molto presto”, ha detto Trump, ribadendo ancora una volta, che per Washington la priorità è “garantire il recupero delle decine di miliardi di dollari e dell’equipaggiamento militare inviati in Ucraina”. Per il presidente americano la firma dell’accordo “sarebbe molto vicina”. 

L’incontro tra Trump e Macron

In una giornata densa di appuntamenti, alla Casa Bianca, si è tenuto anche un incontro tra Donald Trump ed Emmanuel Macron, con il primo che ha parlato di “importante passo in avanti verso la pace in Ucraina” e ha sostenuto che la guerra in Ucraina “potrebbe finire già entro qualche settimana”, annunciando che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sarà suo ospite nella capitale americana “questa settimana o la prossima”, e il secondo che ha ribadito che la pace non può essere una “resa” dell’Ucraina: un qualsiasi accordo, ha detto più volte, deve includere garanzie di sicurezza. 

Quanto al ruolo dell’Europa nel processo di pace in Ucraina, Macron ha portato alla Casa Bianca il piano concordato con Keir Starmer, in arrivo a Washington giovedì, che prevede 30.000 peacekeeper europei dispiegati nel Paese a garanzia della sicurezza. Un piano ambizioso che non può funzionare senza un “forte” coinvolgimento degli Stati Uniti che il presidente francese ha chiesto a Trump durante il loro colloquio bilaterale senza tuttavia avere nessun tipo di riscontro. 

“L’Europa darà garanzie di sicurezza all’Ucraina”, ha poi aggiunto il presidente dicendosi convinto che il Cremlino sia pronto ad accettare la presenza di militari europei per garantire la pace. Nel corso della conferenza stampa Macron ha interrotto Trump mentre quest’ultimo parlava dei prestiti all’Ucraina. “L’Europa si sta riprendendo i suoi soldi”, ha detto l’americano prima di essere bloccato dal francese che gli ha posato una mano sul braccio. “A dire il vero, abbiamo pagato il 60% dello sforzo totale in prestiti, garanzie, sovvenzioni”, lo ha corretto Macron, precisando che i 230 miliardi di dollari in beni russi congelati in Europa “non ci appartengono”. 

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