Lo sviluppo sostenibile in Italia non è un optional. Ormai dovrebbe essere chiaro. E’ una strategia politica ed economica che in maniera orizzontale attraverserà tutto il Paese. Il 21 giugno a Roma, per tenere il passo, sarà presentata la nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. Il governo Draghi ne ha fatto un punto qualificante della sua azione apprezzata in Europa, soprattutto per l’impiego delle risorse del PNRR.
L’incontro di Roma sarà la tappa conclusiva di un aggiornamento con il Ministero della Transizione Ecologica alla ricerca del più vasto consenso. La Capitale sarà la sede di un confronto con le istituzioni centrali, le amministrazioni territoriali, la società civile, per commettere meno errori possibili. La “Conferenza preparatoria” di marzo 2021 aveva già stabilito le grandi linee. Tre sostanzialmente : la prima di “disegno e ideazione”, realizzata tra marzo e settembre 2021, con tavoli istituzionali con Regioni e Province autonome, Città Metropolitane, Coordinamento per la cooperazione delle politiche per lo sviluppo sostenibile e Forum Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. Una seconda fase di “condivisione e coordinamento”, si è avuta tra ottobre e marzo di quest’anno con altri soggetti tra cui il Forum Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e partner altamente qualificati come il gruppo per la Policy Coherence for Sustainable Development (PCSD), la Funzione Pubblica, la Corte dei Conti.
Nuova Strategia per lo Sviluppo Sostenibile: ora si tirano le somme
L’ultima fase riguarda appunto la “finalizzazione” della Strategia che approderà poi in Conferenza Stato-Regioni e richiederà il parere delle Associazioni ambientaliste. La Conferenza del 21 giugno – spiega il Ministero della Transizione ecologica – immaginata per essere idealmente interconnessa con Coopera, (2a Conferenza Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo), oltre ad essere il momento conclusivo del processo di revisione, sarà l’ultimo passaggio formale prima dell’invio dal Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica. Non si può negare che i dati sulle condizioni ambientali delle città italiane sono al ribasso. In generale le vicende internazionali sbilanciate sui costi di gas e petrolio per un Paese come l’Italia sono l’opportunità più stimolante per costruire un modello energetico alternativo alle fonti tradizionali. Non c’è settore industriale che possa ritenersi escluso, cosa che ci riporta all’analogia storica alla ricostruzione post bellica degli anni ‘50 e ‘60 e poi alla prima idea di riconversione energetica degli anni ’70 con la crisi petrolifera araba.
L’Italia protagonista del Forum internazionale dell’Onu
Anni in cui in tema di energia l’Italia sfidò il mondo intero prima con le scoperte di petrolio e gas in Padania, poi con le sperimentazioni sul nucleare, sull’idrogeno e le intuizioni di grandi gruppi industriali sulla chimica di base. Paradossi della storia, per cui nello sviluppo sostenibile degli anni 2000 ci ritroviamo tutti a ragionare di idrogeno, nucleare, idroelettrico, riciclo.
La sostenibilità della nostra economia saprà guardare oltre le tensioni internazionali e le incertezze europee sulla determinazione dei prezzi? Dall’assise di Roma dobbiamo aspettarci risposte chiare e non permeabili a smanie di falso ecologismo. Ma nei giorni della conferenza il governo sfrutterà anche l’occasione dell’High Level Political Forum, per presentare alle Nazioni Unite la Voluntary National Review (VNR), sull’attuazione dell’Agenda 2030. Altro appuntamento di prestigio e rilevanza internazionale, in virtù del ruolo assegnato all’Italia di co-presidenza del gruppo negoziale sulla dichiarazione ministeriale del Forum.