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SVB: depositi boom, investimenti sconsiderati e troppi intrecci con le criptovalute alla base del crack ma Lehman era diverso

FIRSTonline

Dopo un 2022 a ruzzoloni, con il bitcoin che ha perso il 65%, sono molti gli analisti ad aver archiviato con troppa fretta il caso FTX: un’exchange di criptovalute che è stata a dire il vero la punta dell’iceberg, superando 1 milione di creditori, di un numero crescente di società cancellate da fallimenti repentini tutte coinvolte nel mondo delle criptovalute. L’effetto domino innescato da FTX non ha tardato a manifestarsi coinvolgendo addirittura due banche: la Silvergate Bank ed una banca commerciale, tra le 20 più importanti negli USA, la Silicon Valley Bank (SVB).

A nulla son serviti i richiami del Presidente Usa Joe Biden per accelerare su un piano di normative definitivo e della Segretaria del Tesoro Yellen che difende a spada tratta il sistema bancario USA, incurante dei legami e della diramazione e diffusione delle attività di lending in criptovalute estese oltremodo nell’ultimo biennio.

Il sistema bancario USA sotto pressione

Ripercorrendo la scia di perdite da un lato vi sono le società che hanno chiuso per le perdite del bitcoin, mining ed hedge fund, e dall’altro un susseguirsi di fallimenti ulteriori nel settore dei prestiti in criptovalute, soprattutto tra start up e venture capitalist.

Se la rivoluzione digitale ha facilitato la velocità delle transazioni e dei flussi di pagamento internazionali, parimenti i crolli ai quali abbiamo assistito si distinguono dai casi precedenti per la velocità di reazione della clientela coinvolta, nel trasferire i propri soldi alla prima avvisaglia, e così giovedì scorso i 42 miliardi di dollari usciti dalla SVBank hanno tagliato fuori i depositi che non rientrano nel fondo di garanzia assicurativa della FDIC (sino a 250 mila usd).

La SVBank è stata chiusa dall’ente di vigilanza locale, il Dipartimento per la protezione e l’innovazione dello Stato della California, mentre la FDIC, Federal Deposit Insurance Corporation è il curatore fallimentare che ha già provveduto a riassorbire i dipendenti della SVBank per i prossimi due mesi e a creare una “new bank”: la National Bank of Santa Clara che da lunedì 13 marzo farà fronte al rimborso dei depositi assicurati. Mentre il ramo britannico della Banca è appeso ad un salvataggio monitorato dalla Banca centrale inglese.

Il crollo di SVB contagia il mondo crypto

La situazione che stiamo osservando è il primo drammatico esempio di come il sistema bancario tradizionale, nonostante sia ben vigilato e normato, se si interseca con il mondo delle criptovalute non è esente da malanni. Anzi vede crearsi una miscela incendiaria. Son bastati alcuni clienti come Circle per propagare la situazione di crisi ai gestori di criptovalute. Circle ha pubblicato il dato inerente il suo legame con SVBank pari a circa il 10% delle sue riserve. Ne è seguito il depeg della sua criptovaluta: USD Coin (USDC) dal dollaro Usa. USDC è regolamentata negli USA ed ha sempre avuto una garanzia collaterale molto solida fatta da dollari e titoli di stato statunitensi. Quindi sicuramente USDC è sempre stata considerata il baluardo delle stablecoin, infatti la maggior parte di esse invece di essere garantite a priori richiedono garanzie specifiche per essere prese a prestito.

Crollo SVB: non è solo colpa dei rialzi dei tassi

Tutta colpa dei rialzi dei tassi di interesse!! Evidentemente no, o meglio non solo, il mancato adeguamento delle valorizzazioni delle garanzie in titoli di Stato a lungo termine sui quali la banca investiva sconsideratamente – nonché per la parte legate ai prestiti in cripto e che hanno perso rapidamente valore sui bilanci delle banche certamente – son un elemento non trascurabile, ed evidentemente il dissesto contabile era evidente, se non ai revisori, perlomeno al Ceo della SVBank che quindici giorni fa ha liquidato le sue azioni!

Criptovalute: servono regole chiare e comuni

Se non vi sarà un contagio globale immediato sul sistema bancario sarà solo perché rispetto alla crisi Lehman manca il veicolo micidiale dei prestiti subprime cartolarizzati ed il ruolo di Lehman come banca di regolamento internazionale, un distinguo non da poco. 

Gli elementi distintivi di questo nuovo scandalo si possono così sintetizzare:

  • Un boom di depositi del 300% negli ultimi 3 anni, perlopiù da parte di start up e venture capitalist
  • Son stati fatti investimenti sconsiderati di questa liquidità per circa il 50% in titoli di stato USA a lungo termini e MBS, pari a 117 miliardi di dollari su 211 miliardi di attività (secondo Barrons)
  • Inserendo in bilancio questi titoli senza una rivalutazione aggiornata ma a costo storico le perdite son state occultate

Poi i lacci e lacciuoli con una clientela legata alle criptovalute ha amplificato ed accelerato l’effetto a spirale della fuga di capitali e quindi la crisi di liquidità sopraggiunta.

Sicuramente un mercato delle monete virtuali crypto con poche regole e normative non allineate tra UE e USA evidenziano un netto ritardo e la difficoltà a creare un’infrastruttura di vigilanza efficiente globale, lasciando troppi punti interrogativi di fronte a questo ennesimo caso di truffa contabile, ed una unica certezza per l’Italia: ad oggi i 30mila risparmiatori coinvolti nel recente blocco dell’operatività di The Rock Trading non hanno alcun appiglio concreto per recuperare i propri asset.

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