L’ultimo colpo lo ha messo a segno The Italian Sea Group, società quotata dallo scorso maggio a Milano, che opera con più marchi storici, tra cui Admiral, specializzata nella produzione di yacht oltre i 50 metri. Dal suo cantiere, nel 2023, uscirà un nuovo 55 metri già venduto a un fortunato armatore rappresentato da un nome di peso della nautica, il francese Jean Claude Carme. Più che una barca, una specie di Eden sul mare che. Tra l’altro, offrirà ai fortunati ospiti “un generoso Sun deck aperto, sei cabine di cui una armatoriale, una Vip, quattro cabine guest e due doppie, per garantire spazi a tutti gli ospiti a bordo e agli 11 membri dell’equipaggio”. E, tanto per non farsi mancare nulla, una zona beach club unica con alte pareti laterali vetrate e un’enorme piattaforma per prendere il sole, vasca Jacuzzi compresa.
Un colpo tutt’altro che isolato in un anno d’oro per la nautica italiana. Nei cantieri della Penisola si respira aria di record. Vale per il gruppo Ferretti, una specie di Ferrari del mare che, dopo aver chiuso il 2022 con 200 barche consegnate, inizia l’anno con un portafoglio che copre l’intera attività fino a 2023 inoltrato. Per la soddisfazione dei proprietari cinesi che hanno messo in cantiere la quotazione del gruppo alla Borsa di Hong Kong. Vale per l’altra matricola del 2021, San Lorenzo, altro cantiere leader a livello mondiale per le barche oltre i 30 metri. In attesa dei saloni di primavera, primo fra tutti Cannes, si può parlare di un successo straordinario della nautica di casa nostra, capace di abbattere lo straordinario record dell’anno scorso: l’Italia, secondo i dati della fondazione Symbola, si è affermata come leader per saldo commerciale con più di 2,2 miliardi di dollari davanti a Regno Unito, Olanda e tutti gli altri. La nautica di casa nostra si era aggiudicata il 49,6 per cento degli ordini di superyacht (oltre 24 metri) con 407 pezzi in costruzione su 821 a livello globale.
Una serie di primati che promette di ripetersi. La vendita dell’ultimo superyacht permette comunque al ceo di Italian Sea Group, Giovanni Costantino, di festeggiare nel migliore dei modi un anno fortunato, coronato dall’affermazione nell’asta di fine dicembre per l’aggiudicazione dei cantieri Perini: 80 milioni di euro per battere la concorrenza della Joint Venture, chiamata Restart, stipulata fra Sanlorenzo e Ferretti. “Il prezzo finale – commenta il broker Intermonte – frutto di una concorrenza molto serrata, testimonia la rilevanza strategica e la qualità di questi asset, fattore importante in tempi come questi, caratterizzati da un’enorme domanda di mercato, unita ad una carenza di capacità produttiva”. Per quanto non sia stato reso noto il prezzo dell’ultimo deal, si sa che a dicembre uno yacht simile era stato venduto per circa 30 milioni di euro, evidenziando un’evoluzione di prezzo significativa rispetto al 2020 quando il M/Y Geco, un superyacht di 55 mt di lunghezza era stato venduto a circa 20 milioni.
La corsa della domanda, che è ampiamente risalita dai valori del 2008/09 (crisi Lehman), si riflette sui prezzi di vendita, consentendo all’industria di cancellare gli anni più bui. La barca va, insomma. Non c’è inflazione o pandemia che freni la corsa dei superyacht, i gioielli sul mare che sempre più rappresentano la risposta dei super-ricchi ai vincoli che il Covid -19 ha imposto alla vita sociale delle metropoli. Può essere questa una chiave di lettura del miracolo della nautica che, mese dopo mese, prende quota nei cantieri del “made in Italy”, gli assoluti protagonisti di un fenomeno che coinvolge più eccellenze di casa nostra, dal design all’abilità degli artigiani, all’eccellenza delle soluzioni tecnologiche.