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Supercoppa, la Lazio beffa ancora la Juve: Inzaghi surclassa Sarri

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Trionfo Lazio! È la squadra di Inzaghi ad alzare la Supercoppa Italiana nel cielo di Riad, confermandosi bravissima nelle finali e, allo stesso tempo, vera e propria bestia nera della Juventus, battuta per la seconda volta consecutiva in appena due settimane. Questa però fa molto più male, intanto perché toglie un trofeo dalla portata della più quotata Signora, e poi perché conferma tutti i limiti di adattamento della stessa al gioco di Sarri. Ai troppi gol subiti, infatti, bisogna aggiungere anche la scarsa vena offensiva, figlia più delle giocate individuali che di schemi preparati in allenamento. Tutto il contrario della Lazio, perfetta nel portare la Juve sul suo terreno fatto di ampiezza e ripartenze, per poi colpirla laddove fa più male.

Sarri esce così a testa bassa dalla sua prima finale italiana: il suo Natale sarà decisamente meno felice del previsto, anche perché il ko in questione darà ancor più fiato alle trombe degli “allegriani”, sempre più rumorosi e, cosa ancor più Importante, numerosi. “Abbiamo perso per mancanza di brillantezza, probabilmente siamo arrivati a corto di energie – l’analisi del tecnico bianconero. – Il tridente ha fatto la gara che doveva fare, a guardar bene l’abbiamo persa quando avevamo un centrocampista in più. C’è amarezza ma dobbiamo guardare subito avanti. Se ci saranno strascichi? Non penso, dispiace aver perso un trofeo ma ci sono altri 5 mesi e diverse competizioni in ballo…”.

Certo, la Supercoppa non può inficiare la stagione e a maggio, se le cose andranno come vuole la logica, sarà bella che dimenticata, però rischia di segnare un pericoloso punto nella stagione bianconera: da oggi, infatti, non saranno ammessi altri errori, pena rischiare un vortice di critiche a cui, da quelle parti, non sono affatto abituati. La Juve vista ieri non dà garanzie neanche a lungo termine, soprattutto per le lacune, ormai al limite del cronico, in fase difensiva.

La Lazio ne aveva già beneficiato in campionato e ieri ha fatto il bis, sbloccando la finalissima già al 16’ con Luis Alberto, in gol dopo un’azione manovrata nell’area juventina. Non è stata questa l’unica occasione biancoceleste del primo tempo: anzi, senza Szczesny il passivo sarebbe stato anche peggiore, poi però, grazie al portiere bianconero e alla qualità degli attaccanti, ecco il pareggio di Dybala (45’) a rimettere a posto le cose prima dell’intervallo, lasciando così presagire una ripresa molto diversa. Invece la Signora ha faticato a ingranare la marcia giusta e Sarri, probabilmente ingolosito dalla tanta qualità in panchina, ha cercato di forzare: fuori uno spento Higuain per Ramsey, ma soprattutto dentro Cuadrado per De Sciglio.

Le mosse hanno finito invece per dare coraggio alla Lazio, che ha finito per colpire proprio sulla fascia del colombiano: Lulic, l’uomo per eccellenza delle finali, ha trovato strada libera per l’inserimento del 2-1 (73’). Il buon Maurizio, a quel punto più per esigenza che per scelta, ha così inserito anche Douglas Costa per Matuidi, estremizzando all’ennesima potenza l’urto offensivo ma anche i rischi là dietro. E nel finale la Lazio ne ha approfittato per guadagnarsi una punizione che Cataldi ha trasformato nel 3-1 finale, regalando così ai suoi il prestigioso trofeo.

“Abbiamo fatto qualcosa di magico, battere due volte la Juve in 15 giorni è qualcosa di incredibile. È la vittoria meritata di un gruppo forte, che ha sempre creduto in quello che faceva: onore a questi ragazzi! Sogno scudetto? Ora dobbiamo solo lavorare per goderci serate come queste, frutto del lavoro e del sacrificio”.

“Una vittoria ultra-meritata da parte della squadra che è scesa in campo con cuore, qualità e ferocia agonistica – gli ha fatto eco Lotito. – Abbiamo dominato per tutta la partita, questa è una conferma del fatto che possiamo confrontarci con tutti e dare grandi soddisfazioni a tifosi”. Il primo trofeo della stagione va così alla Lazio, costringendo Sarri a interrogarsi su cosa non abbia funzionato, ma soprattutto su come migliorare la sua Juventus. Perché il bilancio, dopo ieri, è quantomeno discutibile.

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