All’ultimo respiro fa festa l’Inter. Il gol di Sanchez al 121’ regala la Supercoppa Italiana ai nerazzurri al termine di una partita tiratissima, serrata, proprio come ogni finale che si rispetti, a maggior ragione se si tratta di un Derby d’Italia. La Juventus esce a testa alta, ma comunque sconfitta al cospetto di una squadra più forte, che ha cercato la vittoria con più convinzione, anche se questa è arrivata proprio un attimo prima che l’arbitro fischiasse la fine e mandasse tutti alla lotteria dei rigori.
Sugli scudi finiscono Alexis Sanchez e Simone Inzaghi, il primo autore di un gol decisivo che, forse, cambierà le sue prospettive stagionali, il secondo di un trofeo che non basterà a saziare le aspettative del popolo nerazzurro, ma di certo allontana ulteriormente lo spettro di Antonio Conte. Già, perché non può essere un caso che l’ex tecnico laziale, in un’epoca di forte dominio juventino, sia stato l’unico a strappare coppe alla Signora: adesso che il favorito è lui la storia si ripete, certificando le sue qualità come allenatore, se ancora ce ne fosse bisogno.
Allegri invece torna a casa a mani vuote, recriminando contro la sfortuna (il gol all’ultimo secondo, al di là delle assenze, fa male), ma anche riconoscendo la superiorità dell’avversario: la tattica del Corto-muso, questa volta, non ha pagato. Eppure era stata la sua squadra a passare in vantaggio per prima, nonostante un inizio arrembante dell’Inter che aveva fatto pensare a una finale segnata. Nulla di più sbagliato, perché al 25’, dopo che i nerazzurri avevano sfiorato il gol con Dzeko e Lautaro e recriminato per un contatto in area tra Chiellini e Barella, era stata la Juve a trovare lo 0-1 con McKennie, lesto nello sfruttare un’indecisione di De Vrij e battere Handanovic con un colpo di testa ravvicinato.
Colpo pesante, quasi da ko tecnico, lì però veniva fuori lo spessore dell’Inter, in grado d’incassarlo senza particolari problemi, consapevole delle proprie qualità sia tecniche che mentali. Non a caso pochi minuti dopo, per la precisione al 35’, Dzeko si procurava un rigore per un fallo di De Sciglio e Lautaro siglava l’1-1, cancellando così gli errori con Milan e Cagliari. Il secondo tempo proseguiva sulla falsa riga del primo, dunque Inter a fare la partita e Juve a contenerla, anche se le occasioni, eccezion fatta per un colpo di testa di Dumfries salvato da Perin, diventavano sempre più sporadiche.
Il match si avviava così verso i supplementari, che scorrevano quasi incolori eccezion fatta per un colpo di testa di Sanchez, che sfiorava il palo a Perin battuto. Prove generali, quelle del cileno, perché al 121’, un secondo prima che Doveri mandasse tutti sul dischetto, era proprio lui a trovare il gol della vittoria, sfruttando un errore di Alex Sandro e battendo il portiere bianconero con un tiro ravvicinato impossibile da parare. La Supercoppa, per la sesta volta, finisce così nella bacheca nerazzurra, ma per Inzaghi, ricorsi storici a parte, potrebbe essere solo l’inizio.
“Abbiamo incontrato una squadra forte che ha fatto una partita da Juve, eppure non ci ha creato tante difficoltà – il commento del tecnico nerazzurro – Ho visto i numeri, la vittoria è meritata, volevamo vincere a tutti i costi questo trofeo. Sanchez si è lamentato per non essere partito titolare? Penso tutti volessero giocare, ma di volta in volta devo fare scelte. Ho quattro attaccanti fortissimi, anche Vidal ci ha dato una mano e Dimarco è stato determinante per il gol. Dobbiamo continuare in questo modo, erano 12 anni che l’Inter non vinceva una Supercoppa, per questa società era passato troppo tempo”.
Di umore opposto Allegri, che deve fare i conti con l’ennesima delusione di una stagione, sin qui, decisamente al di sotto delle aspettative. “Abbiamo commesso un’ingenuità a cinque secondi dalla fine, ma abbiamo avuto diverse occasioni subendo poco – il pensiero del tecnico bianconero – La squadra ha giocato bene tecnicamente, ma questa sconfitta brucia e deve darci la rabbia giusta per il proseguo della stagione: veder festeggiare gli altri, infatti, dev’essere uno stimolo. Dybala in panchina? Ha bisogno di crescere fisicamente, dopo l’infortunio non è in grado di fare tante partite di fila. Dopo gli 86 minuti di Roma abbiamo deciso di farlo entrare dopo e abbiamo pensato anche ai supplementari…”.
Se è per questo Max aveva già messo nel mirino pure i rigori, visto che Bonucci, specialista designato subito dopo la Joya, si stava già togliendo la pettorina per entrare in campo e battere il suo. Sanchez però aveva altri progetti e con lui tutta l’Inter, che ora si gode la seconda festa dopo lo scudetto della scorsa stagione, ma soprattutto si prepara a ripetersi nel prossimo maggio: la vittoria è ancora tutta da guadagnare, eppure la sensazione è di una superiorità difficile da combattere, sia a livello di rosa che di mentalità. Milan, Napoli e, forse, Atalanta ci proveranno, nonostante la sensazione, sempre più forte, che saranno i nerazzurri a decidere del proprio destino, in un senso o nell’altro.