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Superbonus, stop alle deroghe: obbligatorio spalmare i crediti su 10 anni. Ecco le ultime novità

Imagoeconomica

Il governo ha deciso: i crediti del Superbonus dovranno essere spalmati su 10 anni, e non sarà una scelta, ma un obbligo. In parallelo, si sta stringendo la morsa sulle deroghe al blocco delle cessioni. Tuttavia, resta ancora qualche incertezza riguardo alle richieste per le zone sismiche. Queste sono le principali dichiarazioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante i dibattiti della commissione Finanze del Senato chiamata ad approvare l’ennesimo decreto volto a contenere la spesa per i bonus edilizi. Ma vediamo nel dettaglio le novità annunciate dal ministro.

Superbonus: ecco le ultime novità

Rispetto alla diluizione dei crediti su 10 anni, anziché su quattro o cinque, il ministro ha chiarito che non sarà più una scelta, ma un’imposizione. Questo strumento era già stato utilizzato per consentire ai contribuenti di estendere il periodo di utilizzo delle detrazioni e dei crediti di imposta del Superbonus. L’obiettivo è alleviare il peso del debito nel 2024 e nei prossimi anni, fino al 2027. Poi il problema si porrà più avanti, dal 2028.

Riguardo alle deroghe al blocco delle cessioni, Giorgetti ha escluso la possibilità di considerare gli emendamenti parlamentari che proponevano un ampliamento delle eccezioni. “Gli emendamenti parlamentari di ampliamento delle deroghe, come avvenuto in passato, non saranno presi in considerazione: il governo si assume la responsabilità di presentare un suo emendamento”. Questo riferimento riguarda principalmente le proposte volte a favorire il Terzo settore e chi vuole accedere al bonus per le barriere architettoniche. Resta da vedere come verranno trattate le richieste riguardanti le zone sismiche, con l’ipotesi di estendere, senza aumentare i costi, l’elenco delle regioni che possono beneficiare delle deroghe.

E sulla proposta della Banca d’Italia, di bloccare il Superbonus prima della scadenza se il decreto in discussione dovesse fallire nei suoi obiettivi, Giorgetti ha sottolineato che sarebbe stato preferibile se questo suggerimento fosse stato avanzato in anni precedenti, anziché nel 2024, quando il governo sta già attuando questa strategia. In poche parole, è troppo tardi.

Rispondendo alle critiche sull’incremento della spesa, Giorgetti ha sottolineato l’importanza dei diritti acquisiti e della Costituzione: “Grazie agli antichi romani che hanno insegnato al mondo il diritto ci sono i diritti acquisiti, la Costituzione: c’è un principio che uno che ha cominciato il lavoro nel 2021 ha diritto di finirlo nel 2023 e presentare le fatture, cosa abbastanza banale che dovrebbe essere di facile intelligibilità per chiunque”. A chi gli ha fatto presente che la spesa starebbe aumentando, il ministro ha paragonato la situazione al disastro del Vajont, affermando che quando il governo è intervenuto per porre una diga, la valanga era già partita.

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Categories: Politica