La proroga c’è, la proroga non c’è. Forse potrebbe arrivare una via di mezzo. È quanto sta accadendo nelll’ennesima giornata di caos sul Superbonus 110%, con il Mef che smentisce alcuni esponenti della maggioranza su una possibile proroga della misura che, citiamo testualmente, da mesi provoca “il mal di pancia” al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Il Mef smentisce qualsiasi ipotesi di proroga
Da ore circolano voci su una possibile proroga del Superbonus per i condomini. La strada però sembra in salita. Tanto più dopo il netto comunicato diffuso nel primo pomeriggio dal ministero dell’Economia e delle Finanze ha fatto sapere che “esclude (e smentisce) qualsiasi ipotesi di proroga del Superbonus circolata in queste ore e pubblicata da alcuni organi di stampa”. Una nota che sembra rivolta più ai colleghi della maggioranza, e di Forza Italia in particolare, che alla stampa. D’altronde, che in via XX Settembre non guardino con favore alla misura e a qualsiasi ipotesi di proroga non è certo una novità.
Superbonus: in arrivo possibile salvagente?
A provocare la secca reazione del Mef, sono state le parole pronunciate nella mattinata di martedì 12 dicembre, dai relatori della Manovra, Guido Quintino Liris di Fratelli d’Italia e Dario Damiani di Forza Italia avevano ipotizzato un possibile intervento in extremis sul superbonus: “Penso che qualcosa per chiudere qualche stato di avanzamento dei cantieri in maniera non onerosa” possa esserci, “vediamo cosa dice il governo”, aveva detto il relatore della manovra e capogruppo di Fi in commissione Bilancio, Dario Damiani. Poco prima anche l’altro relatore al disegno di legge di Bilancio Guido Liris aveva parlato “non di una proroga ma di di Sal (stato di avanzamento lavori) straordinaria” al 31 dicembre, per scontare tutti i lavori del 2023.
Come spiega Il Sole 24 Ore l’ipotesi di Liris nasce nella stessa struttura del superbonus. La cessione del credito e lo sconto in fattura, infatti, possono essere liquidati per singoli Sal. Ogni stato di avanzamento lavori, però, deve riferirsi almeno al 30% dell’intervento. Il problema è che molti dei lavori già pagati nel 2023 non hanno raggiunto la soglia minima prevista, quindi non possono essere inseriti all’interno di un Sal. L’ipotesi allo studio sarebbe dunque quella di dare qualche giorno di tempo in più (dal 31 dicembre al 10-12 gennaio) per documentare tutto quello che è stato fatto fino a fine dicembre 2023 e dunque ottenere la detrazione del 110%. Cosa cambia rispetto a una proroga? Poco e niente, ma in certi casi la forma diventa sostanza.
Le reazioni alle reazioni
“Sul superbonus stiamo ancora discutendo perché è una misura costata 130 miliardi, una vera voragine per i conti dello Stato. È un tema su cui ci si deve muovere con molta, molta accortezza, prima di scrivere una norma e di garantire che venga approvata dal Parlamento. Quindi bisogna fare riflessioni molto accurate, perché si tratta di misure che costano un sacco di soldi”, ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani (FdI), a margine del convegno “Manovra 2024. Tempo di bilanci” organizzato da Conflavoro pmi .
Spinge un po’ di più invece il capogruppo di FI alla Camera, Paolo Barelli, che rispondendo alle domande dell’Ansa, afferma: “Va perseguito in modo duro chi ha abusato di questo strumento e addirittura ha truffato lo Stato. Ma al contempo FI ritiene che i cittadini e le aziende oneste che ora sono in difficoltà debbano poter avere una proroga, seppur contenuta, del superbonus”. Lo stop del Mef? “Io ritengo che il governo debba tenere in considerazione la necessità di cittadini, condomini e aziende oneste di poter completare le opere”.
Insomma, quando ormai tutto sembrava deciso, la telenovela Superbonus si allontana nuovamente dal suo finale di stagione.