Il superbonus bisogna sudarselo. La detrazione fiscale al 110% sulle spese sostenute per gli interventi di efficienza energetica e i lavori antisismici rischia di diventare un vero incubo, soprattutto per chi decide di cedere il proprio credito alle banche.
Secondo la nuova normativa i clienti che decidono di usufruire del superbonus dal 1°luglio 2020 al 31 dicembre 2021 hanno tre opzioni a disposizione:
- detrarre le spese e recuperare la somma in 5 rate annuali,
- usufruire di uno sconto immediato in fattura pari al 100% del costo dei lavori da parte dell’impresa che a sua volta dovrà poi cedere il credito a banche o a soggetti terzi,
- rivolgersi direttamente alle banche per la cessione del credito d’imposta.
Chi sceglie la terza opzione dovrà vedersela con uno dei mali endemici del nostro Paese: la burocrazia.
Un condominio che deve effettuare dei lavori di efficientamento energetico e decide di cedere il proprio credito d’imposta del 110% a una banca dovrà prima superare una mole infinita di adempimenti e presentare decine di certificazioni. Secondo i primi calcoli – raccolti da media e siti specializzati – sono 43 in tutto i documenti necessari. Va un po’ meglio, ma non troppo, se si tratta di una casa singola, per la quale l’iter burocratico prevede l’inoltro di “soli” 38 diversi documenti. Un vero e proprio paradosso se pensiamo che il superbonus dovrebbe servire a incoraggiare i contribuenti a effettuati lavori che diano respiro al comparto edilizio alle prese con la crisi.
La documentazione è suddivisa in due grandi macroaree: tipo di intervento (riguardante gli impianti o l’involucro dell’edificio) e tipo d’immobile: casa singola, condominio, villetta a schiera.
Da qui non si finisce più. Per i condomini servono: certificati relativi al numero di immobili, ai titolari di ciascuno, alle categorie catastali, alle quote millesimali il riparto delle spese, l’autocertificazione con le date di inizio e fine lavori (previste) e via dicendo. “Seguono altri 34 documenti suddivisi per inizio, avanzamento e fine lavori”, spiega La Stampa che ha visionato i file richiesti da una delle principali banche italiane.
Molto più snello l’iter previsto se il credito fiscale accumulato viene ceduto all’impresa. In questo caso è sufficiente compilare un modulo online predisposto dall’Agenzia delle Entrate. Sarà poi l’impresa a doversela vedere con le banche e a dover superare tutti gli scogli necessari.